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Maria fa parte della croce

La Cruz de la Unidad, la cruz de Schoenstatt – it

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 23/09/14

Lì sostiene il calice di suo Figlio, sostiene la vita, sostiene noi uomini
Maria “stava” ai piedi della croce: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre…” (Gv 19,25). Maria era lì, in quella croce. Maria era molto più di quel luogo che odorava di ingiustizia, di dolore, di morte. Maria era Madre, Figlia, Sposa. Era bambina e Regina. Era schiava e povera.
Era parte del cuore di Gesù, era nelle sue stesse viscere, inchiodata con Lui, in Lui. Come Lui era nelle sue viscere di Madre. Per questo quel giorno, a quell'ora, era in Gesù e Gesù in Lei. Maria era sulla sua stessa croce, perché non poteva stare in un altro posto. Era accanto a suo Figlio, accogliendolo tra le braccia, sostenendo il suo dolore, non lasciandolo cadere.
Maria è Madre, Sposa, Figlia. Maria non era di passaggio nella vita di Gesù, nella vita degli uomini. Maria era lì per sempre.
Pensando a Maria ai piedi della croce, le prime parole che mi vengono in mente sono eternità, solidità, appartenenza. Maria non era di passaggio ai piedi della croce. Maria “stava” nella croce ed “era” allo stesso tempo parte della croce.
In quello stesso luogo c'erano molte persone: soldati, curiosi, semplici spettatori, scribi, farisei, amici e nemici di Gesù. La maggior parte di loro era lì di passaggio. Non sono rimasti lì sempre. Quando è finito tutto sono tornati a casa. In pochi di loro è cambiato qualcosa nella vita per il fatto di essere stati lì quel giorno.
Maria, però, stava lì per sempre ai piedi della croce. Questo “stare” ha cambiato il suo cuore di Madre. Oggi continua a stare al fianco della croce. Quella ferita di tanto dolore ha riempito la sua anima, l'ha resa navigabile per gli uomini.
I suoi piedi sono rimasti inchiodati a terra, nel profondo. Il suo volto è rimasto levato al cielo, guardando la luce nascosta nella morte. La sua anima è rimasta inchiodata a quella di Cristo per sempre, unita a suo Figlio, legata come Sposa.
San Bernardo dice a Maria: «Questa spada non sarebbe penetrata nella carne di tuo Figlio senza attraversare la tua anima. La spada crudele che ha aperto il suo costato, senza perdonarlo anche dopo che era morto, non è arrivata a toccare la sua anima, ma ha attraversato la tua».
La sua anima non poteva andarsene da quel posto. Non ha mai potuto andare via. Non voleva andare via. Era sulla croce, sul monte Calvario, sulla terra che si elevava sul mondo. Lì era Maria, ferma, in piedi, solenne, forte. Come una colonna.
Oggi, quando si entra nel Santo Sepolcro a Gerusalemme, si adora il Dio vivo. Cristo vive lì. E in quello stesso luogo, all'altro lato del sepolcro, c'è Maria. In piedi, salda, resta al suo fianco, sostenendo il calice del suo sangue, della vita vera.
Lì, ai piedi della croce, della nostra croce, Maria non barcolla, non cade. È una donna tutta d'un pezzo. Guardare Maria non è guardare una donna dolce, che non ha sofferto, impassibile. No, guardare Maria è guardare una donna forte, salda, radicata, elevata, stabile, degna di fiducia. Maria “sta” ed “è”.
È quella donna solida che non si lascia trascinare dai venti, dalle paure, dalla vita. Guardandola sentiamo la nostra debolezza, la nostra vulnerabilità, la nostra instabilità. Le nostre azioni e le nostre parole sono fugaci.
Tante volte non stiamo dove diciamo di stare. Le nostre parole non compiono azioni. Il nostro amore non si esprime nella vita. Non siamo quello che vogliamo essere. Ci lasciamo portare dal vento, barcolliamo davanti alle croci del cammino, cadiamo e non riusciamo a sostenere gli altri.
Siamo di passaggio nei nostri impegni, fugaci momenti di sì. Restiamo finché l'amore non scompare, finché soffiano venti nuovi. La nostra forza, la nostra roccia, è così blanda.
Guardare Maria è chiedere il dono di saper stare nella vita come c'è stata Lei. “Stare” con la maiuscola, perché il cuore si radichi.
“Stare” radicati significa “stare” ancorati al più profondo della vita, al più profondo di Dio. Tra il cielo e la terra. Nel cielo e nella terra. “Stare” ha una connotazione di eternità.
Da quel momento Maria non è mai scesa dalla croce di Cristo. Lì sostiene il calice di suo Figlio, sostiene la vita, sostiene noi uomini.
Lì abbraccia suo Figlio e abbraccia noi. Non è di passaggio nella nostra vita. Non corre, non passa alla larga, si ferma davanti a noi.
Mi emoziona pensare a questo “stare” di Maria che è pieno di vita, di luce, di speranza, di cammino. Il suo “stare” ai piedi della croce è uno sguardo che si alza, è un gesto che si inclina verso l'alto.
I piedi un po' sollevati e fermi. Le mani che cercano. La voce che si spezza toccando l'aria. Gli occhi che si muovono cercando il suo volto. Questo “stare” accanto a Gesù ha più movimento di tanti nostri movimenti che non vanno da nessuna parte.
Lo “stare” di Maria è carico di amore. Ha radici profonde e grandi ali. È uno “stare” che si addentra nell'anima dell'amato, che si muove dolcemente, senza violenza. È uno “stare” che è donazione, dedizione, sacrificio.
Maria sale sulla croce. Maria resta sulla croce. Non fugge dal costato aperto di suo Figlio. Resta lì per sempre nel più profondo della sua donazione, della fessura attraverso la quale sboccia la vita. Tocca il legno e vi rimane inchiodata, statica, estatica, per tutta l'eternità. Esce da se stessa essendo alzata, inchiodata, elevata, in silenzio.
In questo gesto insignificante per molti, Maria si dona. Non si vede il movimento. È contenuto in tutto il suo amore che si dona. Ma questo “stare” di Maria va al di là di quel legno. È un amore che non rimane fermo sulla croce. È un amore che scende verso gli uomini e si mette in cammino.
Maria si abbassa, come si abbassa Cristo stesso. E il suo amore crocifisso diventa un amore che solleva, carica e sostiene molte vite. L'amore di Maria si mette in cammino, diventa pellegrino. Il suo “stare” si fa incontro, movimento, vita.
Ella è in noi, con noi, al nostro fianco, ai piedi della nostra croce, camminando con noi. È e sta al nostro lato.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]
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