Nel documento dei vescovi un percorso che spinge oltre la pura motivazione sociologica nella richiesta dei sacramenti
Devo dire che sono proprio contenta.
Ho scritto "Un invito alla lettura…" sperando di suscitare un po’ di curiosità, di convincere qualcuno a leggere i nuovi Orientamenti, ma non mi aspettavo che il tema provocasse un dibattito così vivace e ricco. E’ un segnale importante: di solito le discussioni più accese si sviluppano intorno ad argomenti di altro genere, mentre è più raro riscontrare un tale interesse intorno alla catechesi, alle sue strutture, alla sua concreta realizzazione.
Nello stesso tempo spero in un supplemento di attenzione, perché nel dibattito sono emersi molti spunti che, credo, meritano di non essere lasciati cadere. Aggiungo quindi un’altra tessera al confronto, impegnandomi a non essere esaustiva (sì, proprio così: vorrei che continuassimo a ragionarci su…).
In primo luogo, occorre chiarire una cosa: di che tipo di documento si tratta?
Sembra banale sottolineare che "Incontriamo Gesù" non è una bella omelia (semplice, breve, affascinante), né l’espressione del pensiero di un singolo vescovo, o un esercizio di retorica: è un testo magisteriale, redatto dalla Commissione Episcopale per la dottrina della fede (CEDAC) e approvato dai vescovi riuniti in assemblea. Non è quindi destinato in primo luogo a impressionare, non vuole sedurre il lettore con un linguaggio immaginifico, né si presta ad una lettura troppo veloce. I vescovi propongono un testo su cui ragionare, da mettere punto per punto in dialogo con la nostra concreta realtà parrocchiale. Viene consegnato alle nostre chiese locali, si rivolge in particolare ai pastori, ai catechisti ed agli operatori pastorali, come testo di carattere tecnico.
Eppure è intessuto di spiritualità e si sviluppa in un intreccio fecondo tra la storia della Chiesa di oggi e le comunità delle origini: i primi due capitoli della 1Ts scandiscono la divisione in capitoli del documento, guidandoci a rileggere il presente alla luce del passato fondante, per protenderci con speranza verso il futuro.
Qual è la via proposta per raggiungere questo scopo?
Possiamo intuirlo già analizzando il titolo scelto, "Incontriamo Gesù": è una proposta ad impianto relazionale, nella quale si afferma che la relazione con il Signore, scopo della catechesi, si costruisce nella relazione interpersonale (incontriamo: prima persona plurale) e nello specifico nella relazione intraecclesiale. La catechesi è un fatto di Chiesa, non di individui (siano essi preti o laici), di liberi battitori autoritari oppure fantasiosi, magari anche geniali, ma incapaci di mettersi in ascolto per lavorare insieme.
Il testo si compone di quattro capitoli:
il primo delinea la situazione attuale, per poi sottolineare il primato dell’evangelizzazione di adulti e giovani; nel secondo capitolo si affronta il tema del primo annuncio e dell’ispirazione catecumenale dei nuovi cammini; il terzo capitolo si occupa di iniziazione cristiana e il quarto (il più corposo, 38 numeri su 100) è dedicato al servizio di uffici diocesani, evangelizzatori, catechisti, e alla loro formazione su cui insiste con molta serietà.
Dato che la proposta non sostituisce i testi fondamentali del progetto catechistico italiano (che nasce nel 1970 con il Documento Base), è logico sentirvi risuonare cose già note. Offre però un quadro di sintesi alla luce della Evangelii Gaudium e della concreta situazione della catechesi in Italia.
Mi soffermo solo su un particolare, decisivo e molto impegnativo: al n. 54 leggiamo che "è necessario che in tutte le diocesi si prosegua o si dia avvio a una progettazione ampia che coinvolga le parrocchie in una proposta uniforme e attui un rinnovamento reale e corale". Il documento afferma che la struttura catecumenale del cammino di iniziazione cristiana e il recupero dell’ordine originario dei sacramenti (1. Battesimo 2. Cresima 3. Eucaristia) sono un percorso ormai definito, che dovrà essere intrapreso da