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Il Sinodo e la crisi del matrimonio

Catholic wedding – CIRIC

© Louise ALLAVOINE/CIRIC

Russell Shaw - pubblicato il 20/09/14

La questione dei divorziati risposati merita l'attenzione dei vescovi, ma anche la salute in declino dell'istituzione stessa

Aspettativa e ansia, relative all’assemblea del Sinodo dei vescovi del prossimo mese a Roma, stanno aumentando a dismisura. Già solo l’argomento – la crisi del matrimonio e della famiglia – sarebbe una ragione sufficiente, ma c’è molto altro.

Papa Francesco ha aiutato a creare questa situazione alludendo alla possibilità di qualche tipo di cambiamento nella pratica ecclesiale di negare la Comunione ai cattolici divorziati e risposati il cui primo matrimonio non è stato annullato. Alcuni ne sarebbero felici – in certi casi perché la ritengono un’apertura ad altri cambiamenti che desiderano –, mentre altri la ritengono una minaccia all’indissolubilità del matrimonio.

Di recente, il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, il vescovo Nunzio Galantino, ha tenuto viva la questione definendo l’“esclusione dai sacramenti” un prezzo troppo alto da pagare per i cattolici che vivono un’unione irregolare. Le persone in questa posizione hanno accesso ad almeno un sacramento, quello della penitenza, alle solite condizioni – se ne vogliono usufruire.

Ora è il turno dell’assemblea sinodale del 5-19 ottobre, che riunirà 253 membri, ma già l’attenzione dedicata a un numero relativamente esiguo di persone è stata una distrazione dalla più ampia crisi del matrimonio esistente in molti luoghi. I divorziati risposati meritano ovviamente attenzione, ma la meritano anche molti altri elementi.

La crisi del matrimonio può essere constatata nelle statistiche degli Stati Uniti, dove la percentuale di adulti sposati è crollata dal 68% del 1950 a poco più della metà del 2012, e le nascite da donne non sposate sono oggi più del 40% del totale. E non è una questione relativa solo agli Stati Uniti. Nell’ultimo decennio, i tassi di matrimonio nella maggior parte dei Paesi europei, anche quelli tradizionalmente cattolici, sono crollati. L’anno scorso, l’Italia ha registrato il tasso più basso in un secolo.

Queste tendenze preoccupanti sono presenti anche tra i cattolici americani. Nel 2003, quando la popolazione cattolica statunitense era di 66 milioni di individui, c’erano più di 242.000 matrimoni cattolici e oltre un milione di Battesimi; lo scorso anno, con tre milioni di cattolici in più, i matrimoni sono stati 164.000 e i Battesimi 763.000. Si tratta di 78.000 matrimoni e 240.000 Battesimi in meno.

I fattori economici e culturali si sono combinati per produrre questi risultati. Il Sinodo cosa può dire al riguardo?

Il documento di lavoro dell’assemblea, riassumendo gli input dei vescovi e di altre personalità di tutto il mondo, sottolinea ripetutamente la necessità di un maggiore insegnamento e di una migliore spiegazione della dottrina cattolica su questioni come la santità e l’indissolubilità del matrimonio e la morale sessuale, e sui seri doveri che comportano. L’insegnamento e la spiegazione sono necessari non solo nei corsi di preparazione al matrimonio, ma anche nelle scuole cattoliche e nell’educazione religiosa, così come dal pulpito e nei media collegati alla Chiesa.

Tutto questo è facile da dire (e senza dubbio verrà ripetuto spesso nel Sinodo del mese prossimo) ma non semplice da applicare, soprattutto di fronte a una cultura secolare e a media secolari che diffondono messaggi molto diversi su questi argomenti. Una conseguenza ovvia è che il Sinodo deve aiutare le famiglie cattoliche a diventare controculture domestiche – enclave familiari consapevolmente impegnate nella trasmissione e nella messa in pratica dei valori evangelici.

L’assemblea sinodale di quest’anno è un passo in questo processo. Ce ne sarà un’altra nell’ottobre 2015 incaricata di formulare raccomandazioni specifiche, e verrà seguita, probabilmente all’inizio del 2016, da un documento post-sinodale del papa. Si spera che i problemi della gente che vive “unioni irregolari” non impedisca di vedere il quadro più ampio.

Russell Shaw è autore e coautore di 21 libri e di numerosi articoli. È membro della Pontificia Università della Santa Croce di Roma ed ex segretario per gli Affari Pubblici della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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