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Cosa ho capito dopo due esperienze d’amore fallite

A girl who is thinking

© Alexey Fursov/SHUTTERSTOCK

padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 16/09/14

L'intimità non è andare a cena o al cinema ma confrontarsi sulla propria fede

Quesito

Caro padre Angelo,
Le scrivo questo mail per ringraziarla della sua precedente risposta e raccontarle la mia esperienza e cambiamento, sperando che sia utile, nel caso pubblicasse la mia mail, alle persone che come me si sono trovate o si trovano nel vicolo cieco di una vita sessuale vissuta in maniera sbagliata. Non saprei da che parte iniziare, ma una cosa è certa….quanto è bravo il demonio a farci pensare che quello che si vive nei rapporti fuori dal matrimonio, sia vero e concreto! Non c’è peggiore menzogna, come sperimentato sulla mia pelle.

Ho avuto il primo fidanzato a 17 anni e con lui sono rimasta fino a questa primavera – ho 21 anni -, con una frequentazione della vita cattolica più di comodo che di fede, fiera della mia vita e intesa sessuale con l’uomo che pensavo avrei sposato. Subito dopo di lui, completamente disorientata dalla rottura, ho ripreso a frequentare la parrocchia dove ho trovato l’unico appiglio, sono capitata con un altro ragazzo, conosciuto proprio lì, con cui l’unico legame era di natura sessuale… e la mia presunzione mi portava a pensare che non stessimo peccando così gravemente perché ci eravamo conosciuti grazie alla nostra fede!!!   adesso, con la mente lucida e la consapevolezza di stare camminando nella direzione giusta, quella del Signore, riconosco che è stato proprio il sesso a farmi crollare e riconsiderare la mia esistenza.

Quei pochi istanti di piacere, la bellezza di una cosa così intima e profonda ti fanno credere di appartenere totalmente alla persona con cui compi quel gesto, ti fanno credere che quello sia amore vero e che qualsiasi difficoltà possa essere superata, togliendoti la lucidità di riflettere e pensare concretamente a ciò che ti accade intorno, come una droga. Nella società della sessualità, dell’orgasmo femminile come obiettivo primo per le donne "moderne" che vogliono "stare bene" diventa facile pensare che quel piacere possa risolvere i problemi quotidiani perché libera la mente e che l’intesa sessuale sia alla base della coppia. Ma si sa, tutti i nodi vengono al pettine: ad un certo punto i problemi veri vengono a galla e non si possono più nascondere.

E nella castità padre, ho scoperto che sta la vera libertà, specie quando si è una giovane come me: la libertà di decidere autonomamente senza sentirsi legati nell’intimo a qualcun altro (un legame falso e menzognero perché non sancito dalla chiesa!) e crescere nella direzione giusta nella grazia di Dio. Ho capito che nella coppia l’importante di trovarsi momenti da soli non è per andare a cena o al cinema ma per confrontarsi sulla propria fede, pregare insieme e capire ciò che si vuole veramente, cosa si è disposti a fare per l’altro. La ringrazio per avere letto le mie considerazioni alle quali sono arrivata non solo con queste esperienze ma anche  leggendo la sua rubrica perché solo recentemente ho trovato un confessore fisso.
Continui a fare del bene con la sua rubrica!
Grazie,
G.

Risposta del sacerdote
Carissima,

1. Sono contento di pubblicare la tua testimonianza dopo due cocenti disillusioni.
Ma queste disillusioni o fallimenti non sono cosa da poco conto. Feriscono nel più profondo.
In particolare una ragazza, perdendo la verginità, sa di aver perso qualcosa di grande e di prezioso, qualcosa che è il simbolo della purezza del suo affetto, della sua fedeltà – ante litteram – alla persona cui si donerà nel matrimonio.
Sì, al termine di due fallimenti come i tuoi, non puoi non sentirti defraudata.
Non voglio scaricare le colpe solo sui ragazzi. Perché anche tu, come onestamente riconosci, ci hai messo la tua buona parte.

2. Adesso però hai capito che l’intesa fra due persone non può essere basta sul sesso.
Questa è un’illusione. In quei momenti una persona si sente appagata, crede che tutto sia all’apice dei desideri, mentre la realtà è ben diversa. Attraverso quegli atti, che prima del matrimonio sono disordinati perché sono propri degli sposi e perché fatti mediante contraccezione, ognuno ingrandisce senza accorgersene il proprio egoismo e diventa incapace di aprirsi realmente all’altro per donargli i tesori del proprio cuore.

3. Mi scrivi: “Ma si sa, tutti i nodi vengono al pettine: ad un certo punto i problemi veri vengono a galla e non si possono più nascondere”. Il sesso li copre, non li fa vedere, perché acceca.
Ma la vita è fatta soprattutto d’altro e dopo tanti rapporti sessuali vissuti al di fuori del disegno di Dio, la realtà s’incarica di manifestare i vicendevoli egoismi, i capricci, le immaturità e ci lascia con tante litigate, con tanto malessere e rabbia interiore. Tutto perché non s’intende seguire le vie di Dio.

4. Mi piace sottolineare in particolare quanto hai cominciato a sentire vivendo nella castità: “nella castità, padre, ho scoperto che sta la vera libertà (…) la libertà di decidere autonomamente senza sentirsi legati nell’intimo a qualcun altro”. Quanti giovani che vivono malamente il proprio fidanzamento (e lo vivono malamente perché alla base vi hanno messo l’intesa sessuale) continuano a stare insieme vivacchiando, solo per timore di essere piantati dal partner. E continuano a concedersi proprio per rinsaldare l’unione e allontanare la paura di essere piantati. C’è da chiedersi: ci vuole così tanto per capire che con queste basi non si può costruire un futuro solido, un matrimonio, una famiglia?

5. Riconosci, adesso che i due fidanzati se ne sono andati, che quel legame era falso e menzognero perché non sancito dalla Chiesa. Beh, più che dalla Chiesa (la quale pure interviene) è meglio dire perché non era sancito e benedetto da Dio, perché non è stato costruito seguendo le vie di Dio.

6. Scrive infine: “Ho capito che nella coppia l’importante di trovarsi momenti da soli non è per andare a cena o al cinema ma per confrontarsi sulla propria fede, pregare insieme e capire ciò che si vuole veramente, cosa si è disposti a fare per l’altro”. In altre parole: si sta insieme per costruire la vera casa, quella spirituale, che è la prima casa nella quale i due devono sentirsi come a casa propria.

I contenuti di questa casa spirituale li hai ben indicati in quattro punti, che riuscivo in maniera schermati perché sono troppo importanti:
per confrontarsi sulla propria fede,
– per pregare insieme,
– e per capire ciò che si vuole veramente,
– per capire cosa si è disposti a fare per l’altro.

Ti seguo con la mia preghiera perché questi quattro punti siano quelli sui quali vorrai costruire la tua prossima esperienza di fidanzamento, che auguro sia anche la più bella, la più ricca di promessa e la definitiva!
Ti auguro anche una proficua quaresima e ti benedico.

Padre Angelo

Tags:
testimonianze di vita e di fede
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