scandalo delle scuole islamizzate a Birmingham e quello ancor più recente degli stupri impuniti a Rotherham. In questi casi, la polizia britannica si è comportata come se le minoranze musulmane su suolo britannico fossero già, di fatto, parte di uno Stato nello Stato. E la legge britannica inizia a recepire questo principio, considerando che ha permesso l’esistenza legale di ben 85 corti islamiche che operano regolarmente nel Regno Unito e, a partire da quest’anno, principi della legge coranica saranno recepiti anche nei tribunali ordinari.
Nella vicina Norvegianon esistono città o quartieri della capitale con una propria legislazione islamica. I salafiti locali, comunque, hanno chiesto di costituirne una, nel quartiere di Groenland, a Oslo, nel 2012, ancora sull’onda dell’emozione dell’attentato dell’islamofobo (anche se ha ucciso quasi solo norvegesi cristiani e laici) Anders Behring Breivik. A Groenland, secondo testimonianze locali (soprattutto di omosessuali che vengono spesso aggrediti) esisterebbe già, informalmente, una polizia islamica che implementa la shariah.
In un altro Paese scandinavo, la Svezia, Stoccolma è stata teatro di una grande rivolta di immigrati nell’estate del 2013 e si trattava, soprattutto, di immigrati dichiaratamente islamici radicali, che combattevano contro la polizia svedese nel nome di Allah. Non c’erano dubbi sulla natura ideologica e religiosa delle aggressioniagli agenti e alle loro auto. Malmoe, la città portuale che ospita la comunità musulmana più grande della Svezia (il 25% della popolazione totale) ha già quartieri, come Rosengaard, in cui persino le ambulanze e i vigili del fuoco devono entrare con la scorta della polizia.
L’Olanda, dove nel 2004 venne sgozzato dagli estremisti islamici il regista Theo Van Gogh, ha circa 40 aree controllate dai musulmani dove la polizia ha difficoltà ad operare. La lista di questa zone islamiche è stata redatta dallo stesso governo olandese, su richiesta della magistratura, nel 2010. I quartieri musulmani considerati più problematici sono ad Amsterdam, Rotterdam e Utrecht. Nel vicino Belgio, la stessa capitale Bruxelles, in cui il 20% della popolazione è musulmana, ha quartieri come Kuregem, pericolosi persino per la stessa polizia. E nel grande porto
di Anversa, nel 2003, era sorta la prima “Zona ad Islamizzazione Progressiva” che la cronaca ricordi, con una propria polizia religiosa che pattugliava le strade per implementare la sharia.
In Francia il modello delle aree a controllo islamicoè molto diffuso. Nel 1996 il ministero degli Interni aveva rilasciato una lista di 751 aree a “Urbanizzazione Sensibile”, abitate da immigrati e con gravi problemi sociali e di sicurezza. Fra queste vi sono anche aree a maggioranza islamica, fra cui interi quartieri di Marsiglia, Tolosa, Lione. È a Marsiglia che è stato arrestato Mehdi Nemmouche, autore dell’attentato a Bruxelles del maggio scorso. Ed è Tolosa lo scenario di un altro tragico attentato, la strage nella scuola ebraica, commesso da un estremista islamico francese, Mohammed Merah. Parigi, comunque, con le sue banlieue resta l’area più instabile. Tre movimenti francesi nati di recente, quale risposta alla prepotenza islamica, Generation Identitaire, Résistence Républicaine e Risposte Laique, denunciano continue violenze contro francesi autoctoni e la volontà di creare emirati nei quartieri periferici a maggioranza musulmana. In uno scenario che ricorda da vicino il Libano, il movimento di destra Generation Identitaire sta iniziando a organizzare proprie ronde di volontari, contrapposte a ronde islamiche.
E in Italia? I musulmani non sono abbastanza numerosi da organizzare propri emirati. Ma lo scenario che iniziamo a vedere anche in quartieri di Milano, Roma e Torino ricorda molto le “zone sotto il controllo della sharia” britanniche, tedesche e del resto dell’Europa occidentale.