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Ti stanca avere sempre la stessa debolezza?

Woman in pain Raul Lieberwirth – it

Raul Lieberwirth

padre Carlos Padilla - Aleteia - pubblicato il 15/09/14

Odio, calunnia, divisione, inganno, ingiustizia, frode, maldicenza, menzogna... quanta zizzania c'è nel nostro cuore!

Sul cammino della vita mettiamo pietre, eleviamo torri, apriamo cammini, costruiamo ponti, scaviamo tunnel. Ci sforziamo, ci alleniamo, non ci conformiamo con il minimo.

Ci leghiamo alle persone, alle cose, alla vita. Gettiamo radici, amiamo, ci leghiamo, gettiamo semi, giochiamo la partita della vita con passione. Godiamo del presente e ci leghiamo forgiando vincoli profondi, come diceva padre Kentenich: «Possiamo e dobbiamo amare affettuosamente gli esseri umani. Al giorno d’oggi è così importante essere sani… Le cose non hanno solo il compito di legarci a sé, ma anche di condurci a Dio. Solo allora rispetto il senso delle cose. Dobbiamo legarci in modo sano, non schiavizzarci. Dobbiamo essere gradini sani per arrivare a Dio».

Ma non ci facciamo schiavi del mondo, della fama e del prestigio, della salute e degli anni, della vanità che passa, delle cose che ci aiutano a vivere, del giorno concreto che è un dono. Ci leghiamo in modo sano, perché c’è un grande bisogno di persone sane.

Per questo non ce ne andiamo dal mondo, non fuggiamo dalla zizzania e amiamo il grano. Viviamo con libertà tra gli uomini. Sappiamo che ci sono bene e male, grano e zizzania. Amiamo il mondo, la vita, le persone, le cose. Godiamo senza paura di ciò che ci viene donato. E aneliamo a una creazione liberata e piena, per sempre, infinita.Il nostro giudizio su noi stessi è peggiore di quello di Dio. L’immagine che abbiamo della nostra vita è peggiore della sua. Egli conosce le nostre cadute, debolezze e carenze. Egli non ci giudica, ci ama follemente e per come siamo. Ci ama senza condizioni. Ci ha sognati ed è innamorato della nostra bellezza.

Gesù ci parla del seme buono e della zizzania. Il Regno di Dio è quel seme buono che cresce al lato della zizzania: «Il Regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura». Questa risposta mi ha sempre colpito.

Una volta ho dovuto strappare le erbacce per impedire che soffocassero le altre piante buone in giardino. Lo facevo con consapevolezza di missione e non pensavo di lasciare che la zizzania crescesse al lato della pianta buona senza eliminarla.

La zizzania è l’erba cattiva che avvelena tutto. La mia prima inclinazione è strapparla appena la vedo e mettervi fine una volta per tutte. Mi spaventa che la vita vera muoia senza che io abbia fatto qualcosa per impedirlo.

Non mi sembra così facile la risposta di Gesù che lascia crescere entrambe contemporaneamente. E se per colpa della zizzania il seme buono soffoca? E se la nostra omissione porta con sé la morte?

Nella vita la zizzania è tutto ciò che significa ostacolo, peccato, vizio. È quello che mi impedisce di avanzare sulla via e impedisce che il Regno di Dio cresca con forza.

La zizzania ha molteplici volti: l’odio, la calunnia, la divisione, l’inganno, l’ingiustizia, la frode.

Zizzania è ogni forma di egoismo e di superbia. Sono le nostre passioni disordinate, che ci portano a fare quello che non vogliamo. Zizzania è l’intrigo, la maldicenza, la menzogna, lo scandalo. Quanta zizzania c’è nel nostro cuore!

Vediamo semi buoni che vogliono crescere. Vediamo anche la zizzania che mi tenta e non mi lascia progredire. Sono quei rovi che soffocano il seme e gli tolgono luce e aria. Quelle rocce che non ci permettono di gettare radici profonde.

Diceva padre José Kentenich: «Non giriamo troppo intorno al proprio e meschino io? Non abbiamo posto noi stessi come asse e punto centrale? Chi è che deve occupare quel posto? Il Padre del Cielo!» [1].

La zizzania ci rende egoisti, ci centra sui nostri desideri, ci allontana dagli uomini. Il nostro peccato ci fa cercare egoisticamente la nostra felicità, il voler soddisfare immediatamente i nostri desideri.

Per questo, pensando alla nostra vita, ci piacerebbe porre subito fine a quei peccati che sono zizzania, che soffocano le piante dell’anima.

Qualche tempo fa una persona mi raccontava la sua frustrazione nel constatare sempre lo stesso peccato nel suo esame di coscienza. Come progredire se siamo sempre gli stessi? È la tentazione del perfezionismo, della purezza estrema, del pensare che saremo santi solo quando smetteremo di peccare e sradicheremo ogni forma di zizzania dall’anima.

È la tentazione di pensare che saremo più felici quando non commetteremo sempre gli stessi peccati, quando supereremo quella zizzania che ci soffoca. Qual è la zizzania che ha più forza nel mio cuore?

Gesù ci propone una cosa molto difficile, apparentemente quasi impossibile. Ci invita a tollerare di vivere con la zizzania, lasciando che cresca insieme al seme buono. Ma vorremmo porvi fine immediatamente! La nostra reazione è quella degli uomini che chiedono il permesso di sradicarla. Gesù ci chiede pazienza verso la nostra malvagità. Non è semplice. Siamo impazienti.

Vogliamo vedere risultati immediati. Ci costa accettare che la zizzania continui a vivere insieme ai piccoli successi che otteniamo. Ci succede questo pensando alla nostra autoeducazione. Attraverso la nostra alleanza d’amore con Maria, ci mettiamo nelle sue mani e lasciamo che Ella ci educhi.

Maria non sradica tutta la zizzania. Magari lo facesse, pensiamo. Diceva padre Kentenich: «Non trascuriamo il fatto che essere ‘un’altra Maria’ è l’immagine classica di ciò che significa essere un altro Cristo. Ella è stata modellata da Cristo e a sua volta modella Cristo. Non perdiamo di vista Cristo nel modo in cui ha preso forma e figura nella sua Santissima Madre».[2]

Guardiamo Maria perché vogliamo essere altri Cristo. Ella genera Cristo nell’anima. È certo che il cammino dell’autoeducazione dura tutta la vita. È un cammino lungo e bello. Constatiamo progressi e passi indietro. A volte crediamo nella vittoria finale, altre volte vediamo avvicinarsi il fallimento.

Ma impariamo a vivere con la zizzania, senza paura, senza tensione. È accettare che siamo deboli e peccatori. Verificare la nostra accidia e vedere come il peccato si mantiene vivo. Magari fossimo perfetti!, gridiamo.

La vita ci insegna a vivere nel presente. È la via nella quale impariamo dai nostri errori e accettiamo di non poter fare tutto bene. La vita ci insegna che la crescita è lenta, che ci sono passi indietro e che la zizzania resta accanto al seme buono.

Corriamo sempre il pericolo di rilassarci. Diceva Ramón Gómez de la Serna: «Conserviamo molte immagini di scimmie non perché l’uomo veda da chi discende, ma fino a dove può scendere».

Possiamo scendere. Il seme può frustrare il suo futuro. Possiamo perdere le posizioni conquistate. I nostri sogni possono rimanere in un albero troncato, piccolo, fragile. La via della discesa è possibile quando ci rilassiamo, quando non confidiamo.

È certo ch
e l’immagine della zizzania può portarci a un certo rilassamento. Come se pensassimo che non possiamo fare niente. Ma non è così. Dobbiamo lottare. Lasciare che la zizzania cresca con il grano non significa abbandonare i nostri sforzi per andare avanti.

Convivere con la zizzania è comprendere che la strada è lunga e c’è la zizzania con cui dobbiamo convivere. Non per questo smettiamo di lottare e di aspirare ad essere migliori in tutti gli aspetti della nostra vita.

[1] J. Kentenich, Christus mein Leben.
[2] id.

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