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Perché Dio permette tutta la violenza e la sofferenza che vediamo oggi?

Suffering Zoriah Miller – it

Zoriah Miller

Sr. M. Michele Jascenia, SCMC - pubblicato il 15/09/14

Forse la sofferenza dovrebbe unirci nella compassione e nell'azione

Il mondo attuale, e ancor di più la Chiesa, vive all’ombra della Croce.

Non importa quale sia la religione, la nazionalità di una persona, o il perché non creda, siamo tutti sotto la Croce. La sofferenza che stiamo subendo e che dovranno subire le prossime generazioni dovrebbe servire come momento per risvegliare l’umanità nei confronti del bisogno di Dio.

Nella favola “La bella addormentata”, la principessa alla fine si risveglia grazie al bacio di vero amore del suo principe, che le permette di tornare al “mondo reale”, e tutto torna ad andare bene. Questa favola ci offre una lezione: in questo momento della storia, la sofferenza è il bacio che cerca di risvegliarci. È il bacio del nostro vero amore: Gesù Cristo, il Principe della Pace, che smuove il nostro spirito, illumina la nostra mente, rafforza la nostra volontà e ordina loro di lavorare insieme per promuovere il Regno di Dio sulla Terra.

Ciò che speriamo in questo mondo – sempre devastato, macchiato di sangue e terrorizzato – è che questa violenza, questo rifiuto di Dio da parte di tanti e la diffusa indifferenza generale nei confronti di Dio e di tutte le cose divine uniscano i popoli del mondo in una vera e duratura unità per ciò che è buono e santo. La sofferenza che testimonio al mio vicino deve unire il mio cuore al suo. Deve spronarmi a sentire le sue perdite, a comprendere la sua paura e il suo dolore. Per essere semplicemente “brave persone”, dobbiamo essere capaci di testimoniare la sofferenza altrui e non solo: dobbiamo voler essere co-sofferenti, soffrire con gli altri, in altre parole, avere compassione.

Che gran bene può trarre Dio da questi mali, se ci uniamo alla sofferenza degli altri e diventiamo un solo corpo – diventando una grande forza di bene, perché è tutto ciò che Dio vuole per questo mondo, per i suoi figli.

La Croce ci dominerà fino alla fine dei tempi. La sofferenza segnerà sempre la nostra esistenza terrena, ma come Cristo – che ha cercato di unire il mondo con la sua sofferenza, morte e risurrezione, perché fossimo una cosa sola – possiamo usare la sofferenza del mondo per unirci sotto il vessillo di Cristo – la Croce.

Le traversie dei nostri fratelli e delle nostre sorelle perseguitati e le ferite e le morti di innocenti per mano di assassini dal sangue freddo dovrebbero spingerci a unirci nella mente e nello spirito per dire “Basta!” La loro sofferenza dovrebbe unirci nella preghiera, per sussurrare all’Onnipotente “Misericordia!” Dovrebbe unirci nel corpo, in modo che possiamo stare accanto al nostro vicino bisognoso e rassicurarlo con un amorevole “Sono con te!”

Indipendentemente dal fatto che il nostro vicino sia quello della porta accanto o del Medio Oriente, dell’Ucraina, della Corea del Nord o di Cina, Nigeria, Uganda o America Centrale, la crisi deve unirci per amor di Dio, e con un rinnovato rispetto per la Sua legge. Dobbiamo pregare che tutte le religioni, le Nazioni e i popoli di tutte le convinzioni e i background politici si uniscano per combattere le forze attuali del male.

Durante la II Guerra Mondiale, un diplomatico portoghese di nome Aristides de Sousa Mendes perse il lavoro per aver emesso passaporti per gli ebrei e altre persone che rischiavano di essere catturate dai nazisti. Spiegò la sua azione con queste parole: “Preferirei stare con Dio contro l’uomo piuttosto che stare con l’uomo contro Dio”.

De Sousa si pose all’ombra della Croce di Cristo. In quell’ombra era unito ai suoi fratelli e alle sue sorelle di tutte le fedi durante i terribili anni del dominio nazista. L’unità del suo cuore con quelli che erano intorno a lui e stavano soffrendo e temendo, gli permise di fare la cosa giusta. Con la carità e la benedizione di Dio riuscì a salvare molte vite.

Ci può essere l’unità di tutti i popoli sotto la Croce. Uniti a Cristo e ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, possiamo aiutarLo a ristabilire il Suo regno per il bene di tutti.

Suor M. Michele Jascenia, SCMCè una religiosa delle Suore di Carità di Nostra Signora Madre della Chiesa e risiede presso la casa madre della Sacra Famiglia a Baltic, Connecticut (Stati Uniti). Insegna alle scuole elementari ed è una scrittrice freelance.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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