E' giusto che alcuni parroci istituiscano tariffari e che i fedeli debbano adeguarsi ad essi?
I sacramenti si pagano? E' giusto che alcuni parroci istituiscano tariffari e che i fedeli debbano adeguarsi ad essi? Ci sono delle norme ben definite che regolamentano i costi dei riti ecclesiastici?
TARIFFARIO IN TOSCANA
La stampa solleva sempre con grande clamore questa tematica. L'ultimo caso è quello del parroco di Villa di Baggio (Pistoia) che ha esposto in chiesa un foglio con le 'tariffe' per i sacramenti – 190 euro per il matrimonio, 90 per il battesimo – e alcuni fedeli per protesta si sono rivolti al Papa (Ansa, 1 giugno).
I CHIARIMENTI DEL PARROCO
L'anziano parroco, don Valerio Mazzola, si è giustificato spiegando che si trattava di "semplici indicazioni di offerta". "Mi trovavo in imbarazzo – ha aggiunto – ogni volta che qualche parrocchiano mi chiedeva quanto dare per la cerimonia, così ho deciso di dare un'indicazione pubblicamente. Non sono offerte obbligatorie né soldi che vanno a finire nelle mie tasche. La comunità deve capire che c'è bisogno del sostegno di tutti per mandare avanti la chiesa" (La Nazione, 2 giugno).
MATERIA NON NORMATA
«In effetti siamo in una materia che non è normata», concordano due autorevoli fonti della Conferenza Episcopale e della Santa Sede, consultate da Aleteia. L'idea di fondo è che si lascia piena libertà a ciascuna diocesi o parrocchia di regolarsi come ritiene più opportuno, conformemente agli usi e alle necessità di ciascun luogo.
LECITO DARE "SUGGERIMENTI"
L'utilizzo del termine tariffario non è propriamente corretto. Ma possono esistere "indicazioni", "suggerimenti" per contribuire alle spese. «La premessa è che un sacramento non si compra, né si fa pagare. Ma bisogna anche compensare il servizio offerto, non si può solo approfittare. Ecco perché ci si deve sentire in dovere di donare un contributo. Se magari c'è un'indicazione di un costo, se non si ha la possibilità economica di farvi fronte, si spiega la situazione al parroco», ci spiega una delle due fonti.