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Lucia Annibali: Dio ha voluto salvarmi

Lucia Annibali: Dio ha voluto salvarmi

© Public Domain

Mirko Testa - Aleteia - pubblicato il 11/09/14

Sfigurata nel volto, nonostante tutto il dolore riesce ancora a sorridere

Immaginate di risvegliarvi in ospedale, scoprirvi con una nuova faccia, un'altra immagine da fissare allo specchio, quasi un'altra persona da dover accettare, ricostruire, imparare ad amare. Ecco, questo è quanto è accaduto a Lucia Annibali: avvocato pesarese di 37 anni, la notte del 16 aprile 2013 è stata sfigurata con l'acido da due sicari, mandati dal suo ex fidanzato, anche lui avvocato. Le indagini sono state veloci, le condanne esemplari: 20 anni all'ex. Da allora la vita non l'ha ritrovata per caso, ma l'ha riconquistata, divenendo il simbolo delle donne che lottano contro la violenza (e la sconfiggono).

L’acido che le ha stravolto il viso, le ha colmato però il cuore di fede, di una presa di coscienza che è solo una tappa di un più lungo percorso “perché se il Signore mi ha fatto sopravvivere deve esserci un motivo, un 'qualcosa di più' cui sono chiamata”, come ha raccontato nel suo libro “Io ci sono. La mia storia di non amore” (Rizzoli).

Dio, ha rivelato Lucia Annibali a Credere (15 giugno), è stato il suo “'protettore' silenzioso e nascosto”, che l'ha guidata nel momento della prova, facendole capire che se vissuto nell'accettazione e nell'ascolto, il dolore diventa “un dono e la fonte di grande ricchezza umana. Oggi ho la possibilità di aiutare altre presone. Una vita spesa per gli altri acquista grande senso”.

In una intervista ad Avvenire (22 giugno) aveva spiegato la fede come la capacità di “accogliere ciò che ti viene dato. Può essere una cosa bella o brutta. Nel mio caso mi è capitato un grande dolore fisico a cui veramente non ero preparata. Un dolore lungo, che lascia debilitati e con tante incognite. Se tu lo sai accogliere, lo accetti e lo ascolti, vedi anche le possibilità e le occasioni che ci sono dentro”.

Per questo spesso ripete che il male corrode chi lo compie, mentre il bene, alla fine, vince: “il bene vince sempre sul male – ha detto ancora a Credere –; per permettere questo, però, bisogna coltivare il bene dentro di noi, fare in modo che raccolga altro bene; il trionfo del bene è la peggior sconfitta per il male”.

Oggi il senso della sua vita è “aiutare chi soffre, mettendo il mio dolore a disposizione della loro felicità”. Ma anche lei è felice, “felice di esserci così tanto e così forte”, perché Anna quando si guarda allo specchio vede solo luce: “Mi vedo bella della mia dignità, del mio viso che rappresenta la mia forza e la mia vittoria. Sono orgogliosa di me e questo mi rende forte di me stessa e libera dai giudizi altrui”.

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testimonianze di vita e di fede
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