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La Casa Santa Marta, un luogo da scoprire

Pope Francis walks in the hall of Santa Marta

© ALBERTO PIZZOLI / POOL / AFP

CITE DU VATICAN, Vatican City : Pope Francis walks in the hall of Santa Marta before a private audience with Argentina's president at the Vatican on March 17, 2014. AFP PHOTO POOL / ALBERTO PIZZOLI

Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 09/09/14

Aldo Maria Valli ci accompagna nella residenza di papa Francesco

La Casa Santa Marta, la residenza nella quale papa Francesco ha scelto di abitare anziché risediere nell’appartamento papale del Palazzo Apostolico, è diventata in pochi mesi uno dei luoghi più importanti del mondo, ma ancora si sa poco di come si svolge la vita del papa al suo interno.

Per questo, il vaticanista Aldo Maria Valli ha scritto “Con Francesco a Santa Marta. Viaggio nella casa del papa” (Ancora), per cercare di scoprire questo luogo che assieme all’ex monastero Mater Ecclesiae, situato a pochi minuti di cammino ed è la casa del papa emerito Benedetto XVI, “è l’epicentro di una vera ‘rivoluzione’, le cui conseguenze potranno forse essere apprezzate appieno solo dagli storici”.

In un giorno del febbraio scorso, l’autore ha fatto un giro nella residenza dopo che gli era stato chiesto di realizzare uno Speciale Tg1 sul primo anno di pontificato di Francesco. “L’idea”, ha spiegato, “era quella di dare al nostro reportage un’impostazione un po’ diversa dal solito: non solo ripercorrere le tappe più importanti e significative di un periodo così denso di novità ed emozioni, ma raccogliere le voci di tante persone che avrebbero potuto darci una testimonianza preziosa circa la personalità di Francesco e il suo modo di essere successore di Pietro”.

“Sapevo già che Francesco ha uno stile di vita all’insegna della sobrietà e dell’umiltà, ma non immaginavo tanta familiarità e amicizia con le persone che lavorano a Santa Marta”, ha commentato Valli. “Tutti coloro che ho ascoltato mi hanno spiegato in modo estremamente spontaneo e vivido che Francesco non è un ospite da servire e riverire, ma un amico e un padre con il quale ciascuno entra in contatto quasi quotidianamente, ricevendo in cambio il dono di una grande serenità”.

Valli ha poi potuto parlare con il papa stesso, “toccando con mano la sua semplicità, il suo modo schietto e genuino di porsi nei confronti dell’altro e anche la sua apertura e la sua fiducia verso chi, come il sottoscritto, pur essendo un giornalista, e quindi irrimediabilmente invadente, è accolto con simpatia e senza ombra di diffidenza”.

Da quell’esperienza, il giornalista ha dedotto che “la ‘conversione’ del papato, di cui Francesco parla nella Evangelii gaudium, non è solo un proposito, né tanto meno uno slogan o una questione meramente teorica, ma è vita già in atto, ogni giorno, anche e forse soprattutto quando il papa è lontano dalla ribalta mediatica”.

“Una cosa è certa. Quando Francesco ha deciso di vivere a Santa Marta e non nell’appartamento a sua disposizione nel Palazzo Apostolico, ha introdotto nel pontificato una novità che non è solo di tipo organizzativo, ma ha una decisiva portata sul piano pastorale e teologico”, e ha dato “un’impronta indelebile al suo pontificato”, “un’impronta comprensibile per tutti, all’insegna della povertà evangelica e della semplicità francescana, tanto che, secondo molti osservatori, se Bergoglio fosse andato a vivere nel palazzo apostolico non sarebbe stato lo stesso papa che abbiamo visto, conosciuto e ascoltato a partire dal 13 marzo 2013, giorno della sua elezione, e il suo insegnamento non sarebbe stato altrettanto credibile e incisivo”.

Durante il conclave, Bergoglio aveva alloggiato nella camera numero 207 (estratta a sorte, come per tutti gli altri cardinali), mentre ora ha a disposizione un appartamento, il numero 201, una cinquantina di metri quadrati in tutto, con studio e camera da letto. “Il primo è un salottino con un paio di poltrone, un divanetto, una scrivania, una libreria e un crocifisso. Nessunissimo segno di lusso: sobrietà assoluta. La seconda è una cameretta monacale: letto di legno scuro, armadio, tavolino. Le luci al neon rendono l’ambiente un po’ freddo, tipo collegio, ma il papa non è tipo da farci caso”.

A Santa Marta, osserva Valli, Bergoglio ha trovato “una dimensione che gli consente di raggiunge diversi obiettivi: privilegiare l’aspetto pastorale della missione del papa; fornire un esempio pratico di come, a suo giudizio, devono essere le omelie (siano brevi e non sembrino conferenze o lezioni, raccomanda nella Evangelii gaudium); restare solidamente agganciato al messaggio evangelico; ribadire che l’autorità papale va esercitata dal basso, senza trionfalismi; esprimersi con libertà, evitando le sabbie mobili curiali; preservare se stesso dal rischio di lasciarsi contagiare dal clericalismo”.

Una piccola curiosità riguarda il tovagliolo del papa ai pasti. “Quando Francesco si è reso conto che gli veniva cambiato a ogni pasto, per tre volte al giorno, ha detto: ‘Ma che spreco! Perché bisogna cambiare un tovagliolo pulito?’. Ha quindi chiesto che gli venisse cambiato soltanto un paio di volte alla settimana, e adesso il tovagliolo del papa è conservato, come per tutti gli altri ospiti, in una bustina. Solo che, nel caso del papa, sulla bustina, a ricamo, è stato scritto ‘P. Francesco’”.

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