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Straziante testimonianza di una religiosa: “In Iraq è difficile avere speranza”

Desplazamientos en Irak – it

© op.org

AICA - pubblicato il 08/09/14

La gente è impaziente, svilita nella sua dignità, e preferisce morire che continuare a vivere in condizioni disumane

La gente è impaziente, svilita nella sua dignità, e preferisce morire che continuare a vivere in condizioni disumane. È questa la situazione dei cristiani e di altre minoranze religiose in Iraq, secondo la testimonianza di suor Maria Hanna OP, religiosa delle Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena.

“È difficile avere speranza in Iraq o confidare nei politici”, ha affermato la religiosa, che insieme alle sue consorelle cerca di assistere migliaia di cristiani e mazdeisti. Suor Hanna cerca di spiegare la situazione che si vive riferendosi a un passo del Vangelo: “Siamo come il cieco di Gerico, che non aveva altro che la propria voce per implorare misericordia a Gesù. Anche se alcune persone lo ignoravano, altre lo hanno ascoltato e lo hanno aiutato. Noi aspettiamo di essere ascoltati!”

La priora della congregazione in Iraq ha descritto in una lunga lettera il modo in cui vivono gli sfollati che hanno dovuto abbandonare le proprie case per via del terrore impiantato nel nord-est del Paese dalle milizie terroriste di quello che si è autonominato “Stato Islamico”.

“Le cose si muovono molto lentamente per quanto riguarda il fatto di fornire rifugio e cibo e di rispondere alle necessità fondamentali delle persone”, ha riferito la religiosa. “C’è ancora gente che vive in strada. Non ci sono ancora campi organizzati fuori dalle scuole che vengono utilizzate come centri per i rifugiati. È stato utilizzato come rifugio anche un edificio di tre piani ancora non terminato. Per salvaguardare la propria privacy, le famiglie hanno diviso gli spazi in stanze usando lamine di plastica. Quei luoghi sembrano delle stalle”, ha affermato.

Suor Hanna ha cercato anche di compiere un’analisi del contesto attuale del Paese: “È difficile credere che possano accadere cose di questo tipo nel XXI secolo. Ci chiediamo cosa stia accadendo esattamente: è un altro piano o un accordo per dividere l’Iraq? Se è così, da parte di chi e perché? Perché i problemi che si sono verificati nel 1916 per dividere il Medio Oriente si stanno ripetendo ora? All’epoca si trattava di una questione politica e persone innocenti hanno pagato per questo. È evidente che oggi c’è gente astuta e colpevole della divisione dell’Iraq. Nel 1916 abbiamo perso sei consorelle, molti cristiani sono morti e molti sono stati dispersi: la situazione di divisione che affrontiamo ora è circostanziale o deliberata?”

La religiosa domenicana ha anche denunciato la persecuzione delle famiglie cristiane, la situazione di affollamento o isolamento che devono subire e il sequestro di minori. Si è poi riferita all’assalto o alla profanazione dei conventi domenicani e di altri templi cristiani.

“Il nostro convento di Tel Kaif viene utilizzato come sede dello Stato Islamico. Sappiamo anche che è stato occupato il nostro convento di Karakosh. Quelli che sono arrivati di recente ci hanno detto che stanno distruggendo le immagini sacre, le icone e tutte le statue. Le croci sono state tirate giù dai tetti delle chiese e sostituite con le bandiere dello Stato Islamico”, ha denunciato.

“Dobbiamo dire che la gente sta perdendo la pazienza”, ha scritto la suora nella sua lunga lettera. “Ha perso tutto ciò che aveva nei luoghi d’origine: chiese, campane delle chiese, quartieri, vicini. Per queste persone è straziante sentire che le proprie case sono state saccheggiate. Amano ancora i propri luoghi d’origine, ma la maggior parte di loro sta pensando di abbandonare il Paese per poter vivere in modo dignitoso e dare un futuro ai propri figli. È difficile avere speranza in Iraq o confidare nei leader politici”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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