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Sako sprona i cristiani: tre consigli per uscire dallo stallo dell’Iraq

Attacks in Iraq kill 4 as siege in Anbar continues – it

AP Photo

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 05/09/14

Il patriarca: più attenzione ai profughi. Segnalati primi casi di lebbra. La solidarietà dei sunniti

Tre linee guide per uscire dallo stallo in cui si trova l’Iraq ad un mese esatto dall’offensivo degli estremisti islamici dell’Isis. Le consegna il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael I Sako in una lettera inviata alle agenzie cattoliche internazionali Asianews e Fides (4 settembre). 

SAKO DENUNCIA: GOVERNO INCAPACE
Contro l’aggressione dei jihadisti dello Stato Islamico, che ha provocato l’esodo da città in città della Piana di Ninive di centinaia di migliaia di iracheni, tra cui circa 120mila cristiani, yazidi ed altre minoranze, si è fatto troppo poco secondo il Patriarca: «Si è manifestata una incapacità della macchina del governo a garantire ordine e rispetto della legge».

SQUADRA E COMITATO PER I CRISTIANI
Pertanto Sako invita i cristiani a creare una sorta di «squadra» che fronteggi la crisi, raccogliendo dati accurati sul numero e la dislocazione delle famiglie rifugiate, in modo da richiedere al governo il dovuto risarcimento per i danni subiti e la perdita delle proprietà a opera dei jihadisti e dei loro sostenitori. Viene proposta anche la creazione di un «comitato per l’educazione», che censisca lo status accademico e le cifre degli studenti sfollati, per poi chiedere al governo del Kurdistan di ospitarli nelle scuole e nelle università e impedire così che perdano l’anno scolastico. 

SICUREZZA PER I PROFUGHI
Il Patriarca suggerisce pure di appellarsi al Consiglio di Sicurezza Onu per il futuro delle aree cadute sotto il controllo dell’auto-proclamato “Califfato Islamico”. La proposta è la realizzazione di «una forza di peace-keeping in collaborazione con le forze di sicurezza irachene e i Peshmerga curdi, al fine di liberare la Piana di Ninive» e di garantire la sicurezza ai profughi di ritornare ai propri villaggi nativi, dove i loro antenati vivevano «da migliaia di anni».

IN FUGA GRAZIE AI SUNNITI
Intanto si moltiplicano le storie di cristiani riusciti a sfuggire alla furia dei fanatici grazie alla solidarietà dei musulmani moderati. Un gruppo a Mosul, si è dovuto addirittura travestire da sunnita per evitare le minacce degli jihadisti. «Il primo a cui ci è venuto in mente di chiedere aiuto è stato proprio il nostro vicino di casa, Abu Mahmoud, sunnita», racconta ad Adnkronos International (4 settembre) un cittadino cristiano residente nel quartiere di al-Barid. Ed è stato lui a prendersi carico di tutta la famiglia, chiedendo alle donne di indossare il niqab per sfuggire ai controlli.       

TIMORI DI EPIDEMIE DI LEBBRA
Ogni fuga dalla furia dei fanatici conduce nei campi profughi, dove attualmente sono ammassati migliaia di cristiani. Ed è in queste enormi distese di tende che la situazione inizia a farsi critica. «Abbiamo paura che i problemi sanitari si convertano in epidemie. Si sono verificati, infatti, già diversi casi di lebbra», denuncia don Benham Benoka, il parroco di Ankawa, sobborgo a maggioranza cattolica di Erbil, che nei giorni scorsi ha ricevuto la telefonata di Papa Francesco. Don Benham ha raccontato ai microfoni di Tv2000 (4 settembre), la drammatica situazione che stanno vivendo migliaia di cristiani all’interno del campo rifugiati ad Ankawa. 

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