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Fermare la tragedia umanitaria in Iraq

Conflict in Iraq

© AHMAD AL-RUBAYE / AFP

La Civiltà Cattolica - pubblicato il 05/09/14

In diversi modi il Papa, la Santa Sede e i vescovi sono intervenuti per implorare la pace e chiedere soccorsi internazionali

Stati Uniti, Unione europea, Nazioni Unite e Governo iracheno non sono riusciti a impedire la violenza contro le popolazioni cristiane, yazide, shabak, turcomanne, sciite e sunnite «moderate» a Mossul e nella piana di Ninive. Per loro non è rimasta, secondo i casi, che la conversione forzata, la morte, la schiavitù (per le donne) o la fuga. 

Gli interventi della Santa Sede
In diversi modi e varie occasioni Papa Francesco, gli Organi della Santa Sede e l’Episcopato iracheno e mediorientale, come pure i vescovi italiani e di tutto il mondo, sono intervenuti per implorare la pace in Iraq e in Siria e chiedere soccorsi internazionali. 

Nella lettera del 9 agosto al Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il Pontefice ha scritto: «Nel rinnovare il mio appello urgente alla comunità internazionale a intervenire per porre fine alla tragedia umanitaria in corso, incoraggio tutti gli organi competenti delle Nazioni Unite, in particolare quelli responsabili per la sicurezza, la pace, il diritto umanitario e l’assistenza ai rifugiati, a continuare i loro sforzi in conformità con il Preambolo e gli Articoli pertinenti della Carta delle Nazioni Unite»

Nel suo viaggio apostolico in Corea (13-18 agosto), Papa Francesco ha parlato della tragedia irachena e della guerre nel mondo nel corso dell’incontro con i giornalisti al seguito (cfr Oss. Rom., 20 agosto 2014, 4 s.). Alla domanda: «Lei approva questo bombardamento americano attuato per prevenire il genocidio e difendere le minoranze anche cattoliche?», il Pontefice ha risposto: «In questi casi, dove c’è un’aggressioneingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati. 

La Santa Sede si pone in prima linea nel promuovere soluzioni diplomatiche di compromesso intelligente e nel soccorrere le popolazioni in emergenza umanitaria, potendo usare anche gli strumenti della Caritas internationalis e della collaborazione delle Chiese locali e delle ongcattoliche. Propone e sostiene il più ampio consenso internazionale al fine di aiutare gli indifesi e gli indigenti.

Ovviamente, per promuovere la pace è necessario conoscere che cosa è veramente la guerra (e non che cosa vorremmo che fosse), perché è una costante nella storia umana. È cruciale studiare e comprendere perché e come l’Is combatte. La sua è una guerra di religione e di annientamento. Non va confusa o ridotta ad altre forme, da quella bolscevica a quella dei khmer rossi. Strumentalizza il potere alla religione e non viceversa. La sua pericolosità è maggiore di al-Qaeda.

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