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Modificare i ricordi e le emozioni? Ora si può

Cancellare ricordi negativi Mit Nature

© Public Domain

Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 02/09/14

La neuroscienziata Michela Balconi: “Sono tecniche utili, ma all’uomo servono anche i ricordi negativi”

Cancellare il passato, quello brutto, è un miraggio espresso da secoli di poesie, canzoni e, in tempi recenti, anche da film di fantascienza che hanno sbancato al botteghino. Ma per alcuni studiosi del Mit il miraggio è diventato scienza: in una ricerca pubblicata sulla rivista Nature hanno descritto una tecnica nuova per agire, attraverso la luce, sull’attività dei neuroni e quindi per manipolare nel circuito cerebrale le associazioni emotive legate ai ricordi. Per ora le sperimentazioni sono state praticate su topi, ma presto l’optogenetica, questo il nome della nuova tecnica, potrà produrre risultati anche nell’ambito della cura di alcune patologie dell’uomo, come l’Helzeimer e la depressione. Esistono anche alcuni rischi che riguardano l’etica e non solo, però, dal momento che noi siamo il risultato delle esperienze, buone e cattive: una volta modificate, cosa cambierebbe nella nostra identità? Ne abbiamo parlato con la professoressa Michela Balconi, docente di Neuropsicologia e Neuroscienze cognitive presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Professoressa, questo studio è davvero innovativo?

Balconi: Il tema di come agire sui ricordi è sicuramente non nuovo. È un campo classico delle neuroscienze, della psicologia cognitiva, ecc. Adesso però riguarda tecniche particolarmente innovative, in questo caso di natura genetica: la cosiddetta optogenetica che utilizzando dei meccanismi di fotostimolazione va ad interagire con l’attività delle cellule mediante la luce e ad interferire con i processi e i circuiti che noi utilizziamo per codificare i nostri ricordi. Quando noi viviamo un’esperienza positiva o negativa, c’è un processo di codifica e poi di recupero. Queste sono tecniche nuove ma anche altri strumenti delle neuroscienze possono manipolare alcuni circuiti cerebrali, non solo quelli legati al ricordo, e modificarne il funzionamento. Quindi, ad esempio, possono interferire con la codifica dei ricordi. Questo è l’aspetto innovativo, che coinvolge la genetica. L’altro aspetto nuovo riguarda l’effetto che hanno ottenuto di inversione della polarità del ricordo: quello che è negativo può diventare positivo e viceversa, cancellare ricordi positivi e trasformare ricordi positivi. Questo è stato provato con studi su cavie, bisogna capire se è replicabile. Nel sistema uomo ci sono tanti fattori che vanno ad incidere. Certo potenzialmente se pensiamo all’ambito clinico, quello classico del Post-Traumatic Disorder citato nell’articolo, cioè di soggetti che sono stati sottoposti ad eventi traumatici molto importanti (come traumi di guerra), sviluppano patologie invalidanti per la vita quotidiana, questa tecnica può essere molto utile.

Ma è possibile reinventare un passato o cancellare un ricordo?

Balconi: Sono due i meccanismi: “Cancellare” vuol dire annullare esperienze negative, “trasformarle” vuol dire modificare delle esperienze in positivo: forse il secondo elemento sarebbe più utile, per non creare dei buchi nella nostra memoria. Quando dico utile però mi riferisco solo a certi aspetti, perché io sono convinta dell’utilità di avere anche ricordi negativi, i quali ci forniscono apprendimenti fondamentali. La possibilità di poter interagire con i meccanismi di base che ci portano a codificare il ricordo è reale: ci sono delle strutture sottocorticali – l’amigdala, l’ippocampo, il sistema limbico – che servono per codificare le memorie, per cui se intervengo in questo processo, o quando ho un’esperienza o quando già ho un ricordo acquisito, posso con dei meccanismi associativi dare in maniera parziale comandi alle cellule nervose per farle interagire con i ricordi sedimentati. Diciamo che dal punto di vista della tecnica e del meccanismo, non è impossibile. Ma questo non vuol dire cancellare il passato, perché nell’uomo le cose sono più complicate: la nostra memoria non funziona solo con un segno più o un segno meno come per i topi, ma ha che fare con tante funzioni, le emozioni, l’apprendimento ecc., che sono già interconnesse.

Sarà possibile cancellare i lutti?

Balconi: Tecnicamente in parte si può fare. Non è come cancellare con la gomma, è assai più complesso, ma interferire con l’attività di codifica del ricordo è comunque possibile. Ma ci sono anche tecniche che riguardano le neuroscienze, ad esempio la stimolazione magnetica transcranica, la TMS, che comporta la generazione di un campo magnetico molto blando sulla superficie della testa, che va ad interagire con la corteccia cerebrale. Questa tecnica modifica molte funzioni, quella motoria, la memoria, ecc. Per esempio viene usata molto oggi, non ancora in Italia, per la cura della depressione, che in molti casi ha a che fare proprio con le memorie negative. In che modo? Va a potenziare i circuiti che chiamiamo del “reward”, dei meccanismi di ricompensa, cioè quei circuiti che in qualche modo ci creano benessere. Queste tecniche si usano già a livello sperimentale, e in alcune cliniche private per curare anche stati di demenza, come l’Helzeimer. Tutto ciò non è ancora presente, ma è un futuro molto prossimo: queste tecniche agiscono sull’attività sinaptica dei neuroni, che noi possiamo manipolare in qualche modo.

Quali sono le malattie che potranno essere trattate con queste tecniche?

Balconi: Le demenze, in prima linea, e poi tutte le patologie di natura neuropsicologica che hanno a che fare con situazioni traumatiche e anche con la depressione. Un altro ambito che trova riscontro è quello delle dipendenze, da alcol o droghe.

Ha qualche riserva di tipo etico su possibili usi di queste tecniche?

Balconi: Riserve etiche ne ho, per una posizione personale, nel senso che credo che la scienza debba essere sempre al servizio del benessere dell’uomo, e non è detto che queste tecniche possano essere sempre usate in modo funzionale. Discuto due piani: in primo luogo c’è l’effettiva usabilità in funzione di come il clinico possa usarle; e in secondo luogo credo che sicuramente possano essere efficaci, ma credo anche che sia importante mantenere pienamente funzionante un sistema secondo regole derivanti da meccanismi evolutivi. Come dicevo prima, i ricordi negativi servono all’uomo per imparare, anche i lutti sono un potente contesto di apprendimento per l’individuo, per costruire la personalità. Per cui, al di là dell’efficacia, queste tecniche non sono sempre le più funzionali in assoluto. In alcuni casi i ricordi negativi devono esserci: pensi ad un bambino che impara a relazionarsi con l’altro, attraverso le frustrazioni, ecc.

Quindi si può riscrivere la storia dell’uomo, giusto?

Balconi: Se parliamo di modificare molti dei funzionamenti che la nostra evoluzione ha portato, sicuramente sì. Noi siamo sicuramente degli organismi soggetti alla modifica della modificazione. Ma c’è un discorso di tempo. Questi meccanismi possono fare quello che l’evoluzione compie nel corso di molti secoli. Possono condensare processi di modificazione dell’organismo, e quindi anche del modo in cui l’uomo è ed interagisce con gli esseri viventi, in pochissimo tempo. Questo è un elemento potenzialmente rischioso. 

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