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La maggior parte degli italiani non conosce la Bibbia

Bible Catholics Continuing the Revolution of the 20th Century Rlihm – it

Rlihm

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 02/09/14

Appena il 20% sa che Bibbia significa “libro”. Un terzo sostiene che la Scrittura indichi la data del 25 dicembre per la nascita di Cristo

Italiani bocciati in conoscenza della Bibbia. Uno studio di Demos & Pi, in occasione del quarantesimo anniversario della pubblicazione in Italia della Bibbia di Gerusalemme, ha accertato il flop. Lo studio è stato pubblicato integralmente sul volume Gli Italiani e la Bibbia della casa editrice Ebd, nelle librerie da lunedì 1 settembre. 

UN IMPEGNO NON COSTANTE
Veniamo ai dati snocciolati su Avvenire (30 agosto). L’82% degli italiani riferisce di essere in possesso di una copia della Bibbia. Il 67% afferma di leggere il testo, ma uno scarso 9% lo fa tutte le settimane e appena il 30% l’ha sfogliata nell’ultimo anno. La geografia della lettura premia il Sud dove si ha più attenzione a questa pratica. Si apre il Libro sacro soprattutto a Messa (72%), poi in parrocchia col sacerdote (62%), al catechismo (59%) e in famiglia (46%).

I LETTORI: GIOVANI E DONNE DI MEZZA ETA’
Il 31% dei praticanti possiede una buona conoscenza biblica. I lettori più assidui e anche preparati sono i giovani che hanno dai 15 ai 34 anni. Invece l’identikit del lettore medio è il seguente: donna, di cinquant’anni, con un titolo di studio elevato, appartenente al ceto medio, residente nel Mezzogiorno, vive la comunità ecclesiale e reputa la fede fondamentale nella sua vita.

QUANTE IMPRECISIONI
Ma la superficialità con cui ci si avvicina alla Scrittura è determinata da questi numeri: appena il 20% sa che Bibbia significa “libro” (per due su cinque vuol dire “testimonianza”). Un terzo pensa che il Messale faccia parte dei settantatré libri di cui la Bibbia è composta. Un altro terzo sostiene che la Scrittura indichi la data del 25 dicembre per la nascita di Cristo. Ben il 60% si dice sicuro che Cesare Augusto non sia mai citato dalla Parola per eccellenza (quando, invece, nei Vangeli è richiamato come l’imperatore che indice il primo censimento e che costringe Giuseppe con Maria a “salire” da Nazaret a Betlemme dove verrà alla luce l’Emmanuel). E più della metà del Belpaese non ritiene che il testo sacro sia fonte della Rivelazione anche per ortodossi o anglicani.

DIFFICILE COMPRENSIONE
Queste "incomprensioni" potrebbero, però, essere giustificate dal fatto che la Bibbia viene considerata difficile dal 61% degli intervistati. E la metà dei lettori chiede un aiuto per l’esegesi: prima di tutto al prete (80% dei casi), poi ad amici (18%), al catechista (12%) o all’insegnante (11%). 

APPEAL TRA I NON PRATICANTI
Il Libro dei libri fa breccia anche fra i non praticanti: il 70% ne ha una copia, un dato che sancisce la "trasversalità" della Scrittura. Il 50% di essi dice di averla letta, almeno in parte, e il 63% sostiene che vada insegnata a scuola. Persino il 30% di chi si definisce laico o di estrema sinistra spiega di essersi avvicinato al testo. 

SCRITTURA MULTIMEDIALE
Così potrà anche apparire confortante che il Libro dei libri abbia varcato la soglia dell’era digitale, che il 13% abbia scaricato un’app biblica e che l’icona sul telefonino sia giudicata utile dal 43% degli italiani.

CONOSCENZA LETTERALE
Secondo Ilvo Diamanti, docente di comunicazione politica all’università Carlo Bo di Urbino e presidente di Demos che la Bibbia, è «percepita e utilizzata da gran parte degli italiani in modo, perlopiù, non letterale. Tanto meno "dogmatico". D’altronde, il grado di competenza biblica che emerge dalla ricerca è ampio, ma non generalizzato. E riflette, in misura maggiore, il livello di istruzione, di attenzione ai temi della cultura e delle religioni, piuttosto che l’appartenenza ecclesiale» (La Repubblica, 29 agosto).

APPARTENENZA ALLA FEDE
La Bibbia, ragiona Diamanti, «diventa il marchio di un’appartenenza di fede definita e, al tempo stesso, di una cultura più ampia. A livello territoriale e sociale. Il segno di un’identità "divisa" ma anche "con-divisa". Per questo è dovunque. Per questo, spesso, sta sullo sfondo, nascosta, quasi invisibile. Ma, talora, appare e riappare. In modo evidente. Soprattutto in questi tempi – conclude il presidente di Demos – per reazione al confronto con altre religioni, "esibite", anche nel nostro mondo, da persone immigrate, sempre più numerose».

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