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Prelato Opus Dei «Dio si interessa a noi come fece a Emmaus»

prelato opus dei

© Meeting Rimini

Quotidiano Meeting - pubblicato il 29/08/14

La lezione di mons. Javier Echevarria «Ogni situazione sociale deve essere occasione di testimonianza»

di Valeria Martin

«La Chiesa va incontro alle periferie, per andare incontro agli uomini». Lo ha sottolineato monsignor Javier Echevarria Rodriguez, prelato dell’Opus Dei, parlando sul tema “In cammino verso Emmaus per tutte le strade del mondo”. Monsignor Echevvaria ha ricordato l’incontro con don Giussani: «Fu una scoperta, don Giussani aveva una grande capacità di avvicinarsi alle persone».

Il prelato ha spiegato che l’Opus Dei, fondata da Escrivà de Balaguer, ha cominciato il suo cammino dai poveri e dai malati, ma anche dagli intellettuali, perché tutti siamo invitati ad essere Chiesa e per questo ad amarla con tutte le nostre forze. «La chiesa – ha affermato – non ha lasciato solo l’uomo, ma costantemente gli è andata incontro». Ha ribadito la necessità di «uscire da noi stessi» per il bene della collettività e sottolinea la grande responsabilità del cristiano: l’interesse e la preghiera per tutte le persone. È necessario vivere ogni occasione come possibilità di testimonianza: ognuno di noi è Cristo stesso e nel rapporto con ogni persona il Signore ci fa portatori della Sua Pace.

L’Opus Dei si mette al servizio di persone di ogni situazione sociale per amore di Dio; «Come i discepoli di Emmaus – ha continuato Echevarria – camminavano tristi e malinconici, ormai senza alcuna speranza; poi l’imprevisto: uno sconosciuto (che noi sappiamo essere Gesù) si interessò a loro e chiese “di che cosa parlate?”. Perché il Signore è così: si interessa a noi, alla nostra vita. Il destino non ha lasciato solo l’uomo», come ci ricorda il titolo di questo Meeting. Ha continuato poi citando san Paolo: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti» e racconta episodi di gente umile, solitamente soccorsa e assistita, che ha aiutato anch’essa con la preghiera. Se si vive la carità, la vita è piena.

Come ha affermato Fontolan (direttore del centro Internazionale di Comunione e Liberazione, che ha moderato l’incontro) «La grandezza dell’Opus Dei è la sequela di un Altro, lo sguardo rivolto verso un Altro». Ha poi interrogato il monsignore: «Come fa a mantenere, da terzo prelato dell’istituzione ecclesiastica, una tale responsabilità?». «Ho semplicemente cercato di pregare il Signore a rimanere fedele a quello che ho visto» risponde. L’affidamento a Dio quindi è per lui fondamentale e chiede di pregare per lui. Fontolan ha domandato anche come il lavoro, le opere, che in principio vengono viste come “castigo di Dio’’ dovute al peccato originale, possano essere qualcosa di utile e buono per la vita. Secondo l’Opus Dei il lavoro è invece una “continuazione della creazione’’, che aiuta a santificarci ogni giorno.

«È in mezzo alle cose più materiali della terra che ci dobbiamo santificare, servendo Dio e tutti gli uomini» è, infatti, l’insegnamento del fondatore dell’Opus Dei, Josemaria Escrivá. È l’idea della santità del quotidiano che si compie nel lavoro. Non possiamo essere veri cristiani, infatti, se lasciamo le cose a metà. È necessario, quindi, terminare le nostre opere. Infine la domanda inevitabile: come possiamo aiutare questi nostri fratelli più bisognosi? Sentendoci, semplicemente, partecipi di quello che vivono fino in fondo.

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