Il pontefice ha ricevuto l’ex ministro cristiano pakistano e sua madre
R. – Per me è stata una grande emozione, non solo per aver visto il Santo Padre – che ho visto già altre volte – quanto per averlo visto insieme a mia madre. Era, infatti, un suo grande desiderio quello di incontrarlo e condividere alcuni suoi pensieri. Il suo primo pensiero è stato che lei vuole pregare per questo Papa, che sta facendo un buonissimo lavoro per tutti i cristiani del mondo, e in maniera particolare per i cristiani che sono perseguitati in questo momento, specialmente in Iraq e in Pakistan. Lei ha condiviso questo suo sentimento, chiedendo a me di tradurlo. Ed io ho detto al Santo Padre che mia madre prega per lui e che lo invita in Pakistan, nonostante la situazione dei cristiani lì sia difficile. Lei, però, ci tiene, per quanto sia complicato; è una sua richiesta. I cristiani sono suoi figli e penso che un padre, in un momento di difficoltà, deve ricordarsi di loro. Ho visto il Santo Padre commosso; ho visto che non aveva parole e ha abbracciato mia madre, le ha stretto la mano e mi ha detto che lui ci è vicino e pregherà per noi.
D. – Quali sono, se possibile, le parole che più vi hanno colpito di Papa Francesco, di vicinanza ai cristiani perseguitati, pensando anche a suo fratello?
R. – Più delle parole mi ha colpito la sua espressione. Quando gli ho detto così, ad un certo punto lui ha chiuso gli occhi, ha stretto la mano di mia madre e l’ha abbracciata. Questo ha significato tutto. Poi, le ha detto: “Sono con voi! Dio vi benedica!”. E ho visto che anche lui era commosso. Questo è stato un momento per me molto forte. Conosco il Papa e quello che ha trasmesso, in silenzio, è stato un sentimento di grande amore. Poi chiaramente ha detto: “Io prego per voi, sono con voi e, per tutto quello che posso fare, sono disponibile”.
D. – Per i cristiani perseguitati, lei ovviamente conosce bene la situazione in Pakistan, ma non solo ovviamente – lei ha anche citato l’Iraq – quanto è importante questa vicinanza di Papa Francesco ai cristiani perseguitati, in tanti modi, innanzitutto con la preghiera, come diceva lei?
R. – Ma, io credo che sia una delle cose più importanti, perché sono perseguitati a causa della loro fede. E la fede è una cosa che ci lega tutti quanti, ci unisce tutti. La Madre Chiesa è una sola e Papa Francesco è – diciamo – la forza suprema! Quindi la sua vicinanza, il suo amore e la sua preghiera chiaramente sono di grande incoraggiamento per tutti quanti. Noi, infatti, viviamo per la nostra fede e per questo tantissimi di noi sono disposti a vivere e morire per la nostra fede. Avere, quindi, questa vicinanza e sentire questa sicurezza è chiaramente un momento di grande conforto.
D. – Cosa può dirci in particolare dei tanti che soffrono in Pakistan – e il pensiero va ad Asia Bibi – a quelli che sono in carcere, anche per motivi di fede, in Pakistan?
R. – Noi non possiamo dimenticare chi sta soffrendo a causa della sua fede, sia Asia Bibi che tanti altri. Allo stesso momento, desideriamo che Dio ci aiuti a portare la pace e la convivenza pacifica tra le altre religioni. Non possiamo dimenticare anche le figure di un’altra fede (musulmana, ndr), tipo Salmaan Taseer, che si è battuto per i cristiani, sapendo di essere minacciato di morte per la difesa di Asia Bibi, ma l’ha accettato. Ci sono anche quelle figure che vanno ricordate. E la speranza è che un domani, mantenendo le diverse fedi, si possa portare pace e una convivenza pacifica nel mondo.
D. – Anche per sottolineare che non è una guerra tra cristiani e musulmani, una “guerra di religione”. Ricordiamo anche come Giovanni Paolo II, durante la prima e seconda II Guerra del Golfo, mise in guardia che non si corresse questo pericolo, questa tentazione..