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Storia di un’anima carnale. A cent’anni dalla morte di Charles Péguy

Charles Péguy

© Public Domain

Meeting di Rimini - pubblicato il 25/08/14

Il viaggio emozionante dal socialismo alla devozione mariana

La sala dell’eni caffè letterario alle 17.00 ha ospitato la presentazione della mostra dedicata allo scrittore e saggista francese Charles Péguy. Hanno partecipato Costantino Esposito, docente di Storia della filosofia all’Università di Bari e il poeta Davide Rondoni, introdotti dal giornalista Pigi Colognesi, curatore della mostra. Tra i motivi che hanno ispirato l’esposizione, spiega Colognesi, c’è stata la voglia di comunicare che Péguy costituisce una voce fondamentale per capire il valore della speranza in un momento storico che ne è quasi privo. Anche il titolo dell’evento è emblematico e “l’anima carnale” riconduce al “sublime incastro dell’eterno nel temporale e del temporale nell’eterno”. 

La mostra suddivide la vita dell’autore in quattro parti. La prima “Per la città armoniosa”, racconta il socialismo umanistico di cui lo scrittore fu alfiere, fino alle clamorose prese di posizione a favore di Dreyfus. Segue “oltre il mondo moderno”, con la critica contro le storture ideologiche, politiche o dei “sistemi” teorici, giornalistici o letterari, pedagogici o sociologici del tempo. La terza sezione “dal Getsemani” prende spunto dall’omonima opera che rimase inedita alla morte dell’autore, intitolata “Dialogo della storia e dell’anima carnale”, che vide la luce in libreria solo nel 1955. L’ultima sezione, “il cammino di Chartres”, fa riferimento alla commovente devozione di Péguy per Maria, che lo vide promotore di numerosi pellegrinaggi alla cattedrale gotica, “il luogo del mondo dove tutto diviene facile”. 

“Quello di Péguy è un cuore che pensa” ha esordito Esposito, approfondendo l’aspetto filosofico dell’autore. Per il filosofo barese il pensiero può accogliere la realtà ma non può crearla e quindi gli avvenimenti sono il perfetto incastro tra la ragione umana e la realtà nell’utilizzo del pensiero. Il docente ha poi proposto l’analisi del divenire e della continua crescita dell’essere fino alla riflessione sulla necessità di aprirsi alla realtà ed accoglierla con ordine e metodo. In analogia con il “meccanismo della grazia”, l’apertura dell’animo umano consente l’intervento del divino al punto tale che quando l’umano manca, manca anche Dio.

Rondoni infine ha affrontato l’aspetto letterario delle opere dello scrittore francese. “Leopardi ricorda – ha affermato Rondoni – che esiste un senso del bello ed anche un senso del vero. L’arte esprime il senso del vero e in essa risuona il nostro patrimonio esistenziale”. I poeti, secondo Rondoni, utilizzano parole non corrette nella grammatica ma esatte nella descrizione dell’esperienza “e Péguy è stato maestro in quest’arte”. Durante il suo intervento il poeta bolognese ha letto uno stralcio de “Il mistero dei santi innocenti” emozionando e provocando un applauso da parte dei numerosi astanti. A chiusura del suo intervento ha citato don Giussani: “Solo chi ha sentito il nulla può parlare dell’essere” 

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