Difficile vedere delle reali distanze (se non appena terminologiche) tra questa lucida sintesi e i passi della Evangelii Gaudiumdi Francesco citati sopra (e in nota). Restano da capire due cose, e non presumo di poter fare altro che porre queste due domande: la prima riguarda l’ermeneutica della “continuità a senso unico”, che credo di aver visto e mostrato in Socci (ma valga come eponimo, ce ne sono tanti che fanno come lui, e senza il suo pathos). La seconda riguarda l’incredibile ingenuità di personaggî come Cacciari (e Galli Della Loggia – ma continuiamo a prenderli per eponimi), ovvero il fatto che non si può credere che essi siano ingenui come sembrano.
Quanto alla prima domanda, confesso che per me resta la più misteriosa, benché semplice: opto rapidamente per la nostalgia dell’Arcadia, di un tempo (mai esistito) in cui la verità “era più vera e più chiara”, «quando Berta filava…», i Papi facevano il loro vero mestiere e il gelato sapeva davvero di latte. Eppure mi resta oscuro il perché… perché un uomo che ha incontrato e ri-conosciuto il Cristo, da cui si è scoperto conosciuto e amato… perché costui dubita della sua fedeltà e perde con la docilità e l’obbedienza (quell’atteggiamento portante della psicologia e dell’intera persona del Figlio di Dio) la serena sicurezza che “non praevalebunt”.
La seconda è più complessa ma pure più facile quanto alla via di una possibile risposta: perché dei non credenti potrebbero mai interessarsi tanto a come la Chiesa dei cristiani vede se stessa e il mondo? Perché sono uomini di buona volontà, forse, e magari anche in ricerca personale. Senza dubbio, è possibile. Eppure l’ultima risposta di Cacciari alla giornalista di Repubblica merita un momento di attenzione in più. Ribatte secco alla sua domanda sull’accenno del Papa alla terza guerra mondiale, quasi si fosse stancato della conversazione (non è infrequente, con Cacciari). Poi riprende l’argomento, e lo chiude, con un riferimento a un argomento che lo appassiona da decennî:
Però il pontefice ha voluto avvertirci: guardate che le guerre stanno dilagando, non possiamo assistere impotenti alle stragi quotidiane. Manca il katéchon, la forza per tenere a freno stermini e genocidi. Il Papa si richiama a questa forza.
“Papa” e “katéchon” sono parole che già altre volte, in altre interviste (divenute celebri), Cacciari ha pronunciato in un’unica frase. «Era un giorno del settembre del 1993» scrive Maurizio Blondet nella prima pagina de Gli Adelphi della dissoluzione17– i libri di storia ricordano che i bombardamenti in Iraq c’erano stati già in estate. «Il Papa deve smettere di fare il katéchon!». E subito dopo spiegava allo stupefatto interlocutore:
Katéchon è Ciò-che-trattiene […]. Ciò che trattiene l’Anticristo dal manifestarsi pienamente 18.
E l’ancor più stupefatto Blondet si chiedeva:
Come si può chiedere al Papa di non opporsi al male? Mi domandai anche: perché Cacciari desidera accelerare l’avvento dell’Anticristo? 19
Ora, in questa sede non possiamo trattenerci oltre su questo punto, ma il richiamo a Blondet, data l’analogia di una intervista in merito al Papa e alla guerra, ci serve a rilanciare delle domande. Cosa è cambiato, dal 1993 al 2014? Certo, l’11 settembre, Bin Laden e mille altre cose, a cominciare dai Papi. Cacciari dice che allora era Vescovo di Roma “l’ultimo grande papa medievale”, ma quanto a parole e fatti s’è visto che quello attuale ripercorre fedelmente – checché ne dicano i varî Socci e gli strilloni di Repubblica – le dottrine e le linee-guida dei suoi predecessori (seppure con le variazioni del caso). Dunque cosa è cambiato? Giovanni Paolo II ammise l’uso della forza in Iraq come extrema ratio, e con ciò stava facendo il katéchon (?); Francesco demanda alla società delle Nazioni la responsabilità di intervenire in Iraq per “fermare l’aggressore ingiusto”, e con ciò manca il katéchon (?). E perché mai? E se manca il katéchon, Cacciari è dunque finalmente soddisfatto? Dovrebbe esserlo, se la manifestazione piena dell’Anticristo è praticamente iniziata…
Un momento, ma queste sono le tesi farneticanti di Socci (valga per eponimo, c.s.). E come si può ammettere che Cacciari non fosse avveduto delle flagranti contraddizioni in cui cadeva il suo argomento – se n’è accorta anche la giornalista di Repubblica (!)? Non sarà piuttosto che quell’analisi approssimativa e volutamente confusa avrà avuto un altro scopo – magari quello di disorientare quanti, sulla barca di Pietro, sono già per altro inclini al panico? Certamente, aumentando la discordia e le sconnessioni tra le membra del corpo di Cristo, il katéchon – ossia l’argine che la stessa Chiesa, «come sacramento universale di salvezza»20, oppone al dilagare del mysterium iniquitatis – rischia di veder ridotta la sua efficacia, e la Rivelazione pubblica di Dio non lo nasconde: l’Anticristo si manifesterà e sembrerà prevalere, pur essendo destinato alla sconfitta finale.