Socci potrebbe dunque rivolgere le sue domande sarcastiche a S. Giovanni Paolo II stesso, perché le parole di Bergoglio, pur pronunciate a braccio sull’aereo, richiamano l’enciclica del 1995 con un’esattezza perfino impressionante. Per di più, la data ci ricorda pure che questa dichiarazione, magisteriale, seguiva di due anni quella del 1993, citata da Socci, che magisteriale non era.
Sembra dunque, in definitiva (seppure restando, come su un campione unico, a questo solo episodio della faida tra cattolici), che la “continuità a senso unico” pregiudichi seriamente la correttezza delle analisi di Socci. E solo la tristezza eguaglia lo stupore per un intellettuale che non vede la propria smentita negli stessi testi che cita.
Ma veniamo a Cacciari – e qui converrà essere più brevi (soprattutto visto che buona parte di quanto vale per Socci vale pure per lui) –: riportando sul suo blog l’articolo sopra citato, infatti, Socci aveva fatto precedere al proprio testo due righe estratte da un’intervista di Repubblica a Cacciari.
A chi però continua a dire o pensare – chiosa Socci – che sia un mio puntiglio, quasi frutto di un pregiudizio, segnalo anche l’intervista che oggi il filosofo Massimo Cacciari ha dato alla Repubblica. Le persone che riflettono colgono la realtà.
E segue una sintesi dell’intervista menzionata, composta di citazioni da essa tratte:
Si tratta di una svolta radicale nella teologia politica della Chiesa… ma questo è un bel problema… Francesco considera legittimo un intervento nella misura in cui viene deciso dall’Onu – siamo in presenza di una laicizzazione dell’idea cattolica di “guerra giusta”… La posizione di Francesco è fragilissima. La sua è una posizione che potrebbe sostenere un Renzi o una Merkel. Se mi permette, io dal Papa mi aspetto qualcosa di più, ossia che mi dica che bisogna intervenire sulla base di valori considerati assoluti 8.
Si capisce a prima lettura che, stando alla sintesi operata da Socci, buona parte dell’argomentazione di Cacciari viene smontata sulla base delle stesse citazioni addotte poco sopra. In più stupisce molto che Cacciari accusi, in proprio, una diserzione del concetto di “giustizia”:
R. «Con quelle parole papa Francesco ha abbandonato completamente l’idea cattolica di “guerra giusta”. Quando io stabilisco che la guerra deve essere fondata sul diritto internazionale, il cui organo effettivo è rappresentato dalle Nazioni Unite, non ha più senso parlare di “guerra giusta”. La categoria di giusto non ha a che fare con il diritto positivo».
D. «Sta dicendo che il giusto ha a che fare con valori assoluti?».
R. «Ma certo. La dignità teorica e teologica della “guerra giusta” è fondata su valori assoluti e irrelativi, che non vengono decisi dalle Nazioni Unite».
E uno è tentato di dire che il discorso fila, e si stupisce al pensiero che il Papa abbia davvero potuto sostenere qualcosa del genere. Per fortuna il testo integrale della conferenza stampa è riportato per intero (senza scontare neppure i solecismi della lingua parlata). Lì si legge chiaramente che alla comunità delle nazioni spetta (unicamente) riconoscere il giusto e l’ingiusto, non “deciderli”:
Una sola nazione non può giudicare come si ferma questo, come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: «È un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?». Ma soltanto quello. Niente di più 9.
Ciò che ora stupirebbe, di primo acchito, sarebbe l’ingenuità di un filosofo che non riconoscesse implicita (ma non per questo meno presente) l’idea di giustizia nell’aggettivo “ingiusto”, che il Papa usa largamente (citando, come s’è visto, gli esiti più maturi della dottrina sociale della Chiesa). Ma Cacciari non è un ingenuo, e sarebbe un’ingenuità il ritenerlo tale. Per un istante, l’ingenuità e il buonsenso, nonché una lodevole preparazione, hanno la meglio nella giornalista (è straordinario che io mi trovi a elogiare una firma di Repubblica), che ha osservato: