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E’ vero che la tecnologia rende insonni?

A man in front of computer

© prochasson frederic / SHUTTERSTOCK

Aleteia - pubblicato il 21/08/14

“Gli stimolanti hi-tech per alcune persone hanno l’effetto di un paio di tazzine di caffè, prese a tarda notte". E a farne le spese sono i rapporti umani

La notte è giovane? Chiedetelo a un socialmedia-addicted, vi risponderà affermativo. Non solo. Vi dirà che come lui ci sono migliaia di "amici" o "follower" che tra mezzanotte e le 4 del mattino postano un video su Facebook, condividono un articolo da un blog o alimentano la quantità di hashtag su Twitter. Questo stile di vita, piaccia o no, sembra contagiare sempre più persone, e non solo giovani. A fare le spese degli effetti collaterali di questa pratica sono il lavoro, i rapporti in famiglia e il modo di passare il tempo con gli amici. Oltre, ovviamente, al sonno.

Allo scopo di fare chiarezza sul fenomeno delle "notti insonni digitali" la rivista online Smartweek (21 agosto) ha rivolto alcune domande alla dott.ssa Pamela Giudici, medico chirurgo, specialista in psicoterapia.

Il fenomeno, secondo la dottoressa, non è circoscritto al mondo dei social: "anche gaming online: alcuni pazienti lamentavano di passare la notte a sfidare sconosciuti online, il tutto con pesanti ripercussioni sulla successiva giornata lavorativa."

Insonni tecnologici
Poi la domanda clou: si può parlare di una vera e propria patologia? "Una parte soffre di un vero e proprio disturbo: il restare sempre connessi genera gravi ripercussioni sull’igiene del sonno e, parte di queste persone finisce in centri specializzati per la cura del sonno. In alcune di queste strutture gli insonni tecnologici sfiorano il 40% dei casi. Bisogna sottolineare che queste persone sono clinicamente sane, non soffrivano precedentemente di disturbi ma grazie a questi comportamenti ripetuti e inappropriati possono svilupparne."

Poi aggiunge che "Secondo alcuni studi americani risulta che la luce del display dei dispositivi elettronici agisce sul nostro cervello, causando una diminuzione della produzione di melatonina, importantissimo ormone regolatore del ritmo sonno-veglia. Sembra che lo stare davanti a questi schermi retro-illuminati possa ridurne la sintesi fino al 22%. La dottoressa Giudici considera "lo scambio di messaggi, le chat, le sfide sui social network una sorta di “stimolanti hi-tech”: per alcune persone hanno l’effetto di un paio di tazzine di caffè, prese a tarda notte." 

C’è una via d’uscita
La cura a questa dipendenza? "Evitare di portarsi a letto smartphone, pc e tablet." sostiene "Se inizialmente dovesse risultare difficoltoso, datevi un tempo limite entro cui spegnere gli apparecchi elettronici. Sfogliare un libro, farsi un bagno caldo, ascoltare buona musica sono piccole strategie da adottare per un addormentamento più rapido e naturale."

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