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Padre Vincenzo Bordo, l’angelo dei senzatetto coreani

Angelo dei senzatetto in Corea del Sud

© Credere.it

Aleteia - pubblicato il 18/08/14

A Seul ha dato vita alla Casa di Anna, un’eccellenza della solidarietà, che gli è valsa il “Nobel” per la carità

Dietro la facciata del benessere diffuso, con marchi come Samsung o Hyundai ormai noti in tutto il mondo, la Corea del Sud nasconde forme di emarginazione fino a poco tempo fa ignorate: le famiglie sono sempre più piccole, i servizi sociali e le pensioni insufficienti, un terzo degli anziani vive sotto la soglia della povertà, le donne subiscono discriminazioni antiche mentre i giovani provano spesso una tendenza all'isolamento.

È proprio in questo contento che spicca la figura di padre Vincenzo Bordo, 57 anni, originario di Piansano (Viterbo), missionario degli Oblati di Maria Immacolata, che lo scorso maggio ha ricevuto il Premio Ho-Am (Un diploma, una medaglia d'oro e 300 milioni di won coreani, equivalenti a circa 215 mila euro), definito il “Nobel coreano”, per il servizio ai senzatetto, anziani soli e giovani di strada.

Padre Vincenzo ha infatti dato vita a una serie di programmi che includono una mensa e un centro per la gioventù nella città di Seongam, a un’ora e mezzo da Seoul. La struttura si chiama Casa di Anna.

In una intervista a “Credere” (17 agosto) padre Vincenzo ha detto: “La sensibilità sociale dei coreani sta raggiungendo settori che prima ignorava e coinvolge gruppi di persone sempre più diverse e veramente motivate, a partire dai giovani”. E questo si deve molto alla Chiesa locale che ha fatto aprire gli occhi alla società sui più poveri e dimenticati.

“Ho cominciato a occuparmi dei poveri urbani nel 1992, quando i poveri, ufficialmente per le autorità non esistevano – ha raccontato ancora –. Peccato che io ne avessi almeno 200 in fila ogni giorno alla mensa serale”.

Oggi sono 550 ogni giorno gli ospiti nella Casa di Anna: barboni, alcoolisti, ex-carcerati, anziani poveri, malati mentali, disabili, gente di strada. La Casa di Anna non offre solo un pasto, ma anche ambulatorio, assistenza psicologia, consulenza legale e di lavoro, barbiere, distribuzione di vestiti, doccia. Per chi vuole, c’è anche il counseling religioso. Sono ben 600 i volontari che vi si alternano, senza vincoli di fede o ideologia, per lo più studenti.

Oltre alla mensa, c'è un centro di prima accoglienza. Ci sono anche quattro case famiglia, con quaranta ragazzi. Una quindicina di impiegati, tutti provenienti dalla strada, lavora invece stabilmente nella manifattura di borse per la spesa associata alla Casa di Anna.

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