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Perché parlare male del prossimo è tanto sbagliato?

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© PathDoc/SHUTTERSTOCK

Aleteia - pubblicato il 13/08/14

Tenere a freno la lingua è molto difficile, ma se non lo si fa gli effetti sono devastanti

Padre, esco molto con le amiche e molto spesso parliamo male del prossimo. È un peccato? Cosa mi raccomanda, come posso migliorare?

Risponde padre Enrique Granados per il Centro de Estudios Católicos

Parlare male del prossimo è un difetto molto dannoso, perché esprime poco rispetto per l’altro e rende poco affidabile chi ha questa brutta abitudine. Chi si abitua a parlare male dell’altro potrà parlare male anche di te in qualche momento, perché forse è già un’abitudine acquisita e in molti casi, come dici tu, non è facile da sradicare.

Come vedi, è un difetto che devi modificare non solo perché è un peccato, ma perché danneggia le relazioni umane e non aiuta nemmeno a costruire amicizie sincere.

Vediamo ora cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica al riguardo. Tra i peccati che attentano contro l’ottavo comandamento troviamo i giudizi temerari, la calunnia e la maldicenza. A volte il dono della parola viene usato con leggerezza, e si fa molto danno con essa. Il Catechismo lo spiega così:

Giudizio temerario: consiste nell’ammettere, anche tacitamente, come vero un difetto morale nel prossimo senza avere per questo una base sufficiente.

Maldicenza: consiste nel manifestare i difetti e le mancanze di altri a persone che li ignorano, senza una ragione oggettivamente valida.

Calunnia: consiste nel danneggiare la reputazione del prossimo affermando cose false o dando occasione a giudizi falsi su di lui, con parole contrarie alla verità.

Credo che non siano poche le volte che con leggerezza si attribuiscono mali morali ad altri senza avere la sicurezza che quanto si dice sia vero; forse basandosi su supposizioni, impressioni soggettive o commenti ascoltati, si fanno affermazioni che lasciano intravedere un dubbio sull’onore dell’altro. A volte anche tacitamente, con un gesto, si può aprire la porta a che si metta in dubbio la buona reputazione di una persona. Quanto danno si può fare con questo! Per non parlare della calunnia, in cui si emette un giudizio falso con l’unico obiettivo di danneggiare qualcuno. È molto doloroso vedere come dando giudizi falsi si danneggia la reputazione delle persone, cosa a cui poi è molto difficile rimediare. Mio padre, per correggerci di fronte a questo difetto, quando eravamo bambini ci raccontava sempre la nota storia di una persona che va dal sacerdote a dirgli di aver parlato male di un altro in una riunione.

Il sacerdote gli dice: “Fai quanto segue: portami una gallina, ma voglio che durante il cammino la spenni”. La persona lo fa, e quando arriva dal sacerdote questi le dice: “Ora vai, per favore, e raccogli tutte le penne”. La persona risponde: “Padre, è impossibile”. Bene, lo stesso accade quando parli male di qualcuno: alcune cose le potrai “riprendere”, ma molte altre no.

Per questo, dobbiamo sempre fare attenzione alle nostre parole. Per progredire nel dominio della parola potresti chiederti, prima di parlare: Questa cosa che racconterò di quella tale persona sarei capace di dirla di fronte a lei? E poi potresti chiederti: Qual è l’obiettivo di quello che sto per dire? Aiutare? Perché se il mio obiettivo è aiutare a far sì che la persona cambi, allora è quella persona che devo cercare, per fare una correzione fraterna, con amore e senza giudizi. Il giorno in cui commetterò un errore, mi piacerebbe stare sulla bocca di tutti? Credo che sia sempre un bene seguire quello che ci ha insegnato Gesù, trattare gli altri come vorremmo essere trattati.

Ti raccomando anche di chiedere a Dio aiuto per crescere nel dominio della parola. E infine di non giudicare, non guardare la pagliuzza nell’occhio altrui. Termino raccomandandoti di leggere il capitolo 3 della lettera dell’apostolo Giacomo. Ecco una breve citazione:

Ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. È dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei! (Giacomo 3,7-10)

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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