La preghiera è il respiro dell’animaUn paio di mesi fa dovevo tenere una meditazione per un gruppo di carismatici e come al solito, e anche peggio del solito, arrivavo all’appuntamento totalmente impreparato. Ho chiesto così aiuto alla mia musa ispiratrice con un SMS in cui però, a causa del correttore dello smartphone, ho scritto che dovevo tenere una meditazione ai “cari asmatici”. Lei, che non difetta di sense of humor, mi ha risposto che dovevo insegnar loro a respirare.
Disperato come ero ho preso la sua battuta sul serio, ne è nata così una riflessione sulla preghiera totalmente improvvisata, ovvero dettata dallo Spirito Santo, che voglio condividere con voi.
1) Bisogna respirare sempre.
Come respiriamo senza interruzione così dobbiamo pregare senza interruzione.
A volte respirare diventa faticoso e a volte lo facciamo senza quasi accorgercene, a volte respiriamo con gioia e a volte con dolore, ma non smettiamo mai e, per quanto possiamo essere occupati, una parte di noi, anche cospicua, è sempre impegnata a respirare.
Cosi dovrebbe essere con la preghiera, non un’attività tra le altre, ma il “milieu” in cui si svolgono tutte le nostre attività, l’ambiente vitale in cui ci muoviamo ed esistiamo, come dice S. Paolo, citando il poeta stoico Arato, agli Ateniesi: “in Lui noi ci muoviamo ed esistiamo”.
Come la respirazione, prima di essere un’attività cosciente la preghiera è un’esigenza stessa del vivere, il presupposto della nostra esistenza come esseri coscienti e consapevoli. Siamo uomini perché preghiamo (non per nulla uno degli elementi che caratterizzano la specie Sapiens è proprio il culto religioso).
2) Bisogna inspirare ed espirare
Come la respirazione, anche la preghiera è fatta di due movimenti: inspirazione ed espirazione, invocazione e lode.
Troppo spesso riduciamo la preghiera al solo momento dell’inspirazione, vogliamo riempirci di Dio, dei suoi doni, della sua Grazia, ma se tutto questo non diventa lode, se non ci porta mai ad uscire da noi stessi, allora resta sterile e non porta alcun frutto spirituale autentico.
La lode è dire a Dio “quanto sei bello”, è perdersi nel gigantesco Tu che ci sta di fronte, come un giovanotto si perde nello sguardo della donna amata, è mettere da parte se stessi e i propri bisogni mettendo al centro dell’attenzione Dio e Dio solo, è la necessaria e definitiva affermazione che Dio non è un ente filosofico, e neppure una cosmica energia, ma una persona amante.
Lodare è restituire a Dio ciò che si è ricevuto, è gridare che la vita è un dono, è proclamare solennemente la bellezza di tutto ciò che esiste, è la prima ascesi e la prima evangelizzazione, è il gesto che più di ogni altro ci caratterizza come credenti, è il dovere della gratitudine, il Grazie che dà principio al nostro esistere.
3) Bisogna respirare con il naso (e chiudere la bocca)
Il naso filtra l’aria che respiriamo, e permette all’ossigeno di raggiungere direttamente i polmoni, attraverso la bocca invece respiriamo anche tante impurità dannose. Nello stesso modo dovremmo imparare a filtrare ciò che entra nel nostro spirito.
Non dico che dobbiamo vivere senza entrare in contatto con il male, questo sarebbe innanzitutto impossibile e poi contrario al nostro mandato di evangelizzatori, ma non dobbiamo permettere al male con cui conviviamo di inquinare la nostra aria, dobbiamo cercare, per quanto possibile, di respirare aria buona, cioè di nutrire la mente e il cuore di verità e di benevolenza.
Niente ammorba l’aria spirituale intorno a noi come le menzogne e la malevolenza. Non diamo loro spazio nella nostra coscienza!
Un buon consiglio che viene dai Padri della Chiesa, è di porre attenzione ai primi pensieri del mattino: Appena svegli, prima di dedicarci alla nostra agenda quotidiana, impegniamo la nostra mente in Dio, riempiamola di Lui. In questo modo innanzitutto la mente, quasi inconsapevolmente, nel resto della giornata continuerà a “macinare” quei primi pensieri, e poi se pensieri cattivi cercheranno di entrare troveranno lo “spazio” occupato e presidiato.
4) Bisogna respirare con respiri lenti e profondi
Una respirazione affrettata o affannosa è una cattiva respirazione, lo stesso vale della preghiera.
La preghiera richiede calma, calma e tempo. Certo, è vero che bisogna pregare sempre e quindi anche quando si è in affanno o frettolosi, ma come non si può vivere sempre in affanno, altrimenti prima o poi il cuore cede, così se la nostra preghiera non ha mai momenti di calma e di profondità l’ossigeno non circola bene nel nostro organismo spirituale e la nostra capacità di amare ne risente, fino a volte a fermarsi del tutto, quasi come se non pregassimo affatto.
La realtà non è mai ovvia, non è mai banale, come potrebbe esserlo se è dono di Dio? Se a volte ci sembra tale è solo perché non ci siamo dati abbastanza tempo per guardarla attentamente, per scorgere attraverso di essa il Dio che viene.
Questo è la meditazione, non la lettura di un libro, ma la lettura della vita. I libri possono aiutare, ma se non conducono alla vita sono un ostacolo anziché un aiuto.
Preghiamo come respiriamo quindi, preghiamo sempre, profondamente e con calma, purificando i nostri pensieri, lodando ed invocando, e la nostra preghiera sarà un grande inno alla vita.