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Benedettino appassionato di rock: negli Yes c’è qualcosa di Dio

Yes rock band – it

© Hunter-Desportes

Yes, en concierto,&nbsp;<span>USC Coliseum - Columbia, South Carolina, 1974</span>

Enrique Chuvieco - Aleteia - pubblicato il 12/08/14

Il monaco Carles Xavier Noriega presenta gruppi di rock cristiano nel suo programma radiofonico a Montserrat

Concilia le sue molteplici attività nel cenobio, tra le quali la direzione della pubblicazione Studia Pronostica, con il fatto di dedicare del tempo a quella che è una delle sue passioni da quando aveva 17 anni: la musica pop. Il suo primo ricordo è “Ob-la-di, ob-la-da” “alla radio che stava sul frigorifero di mia madre”, ricorda. All’epoca – anche se non si chiamavano così – c’erano i fricchettoni e lui era uno di loro e cercava, scambiava e acquistava dischi degli Yes, dei Camel, dei Jethro Tull o dei suoi preferiti, i Genesis, i primi che ha visto in un concerto nella sua città natale, Barcellona.

Alcuni anni fa ha scoperto su Youtube gruppi e solisti cristiani, per la maggior parte protestanti, di ogni tipo di stile e Paese che “parlano esplicitamente di Dio” nella loro canzoni e che presenta ogni giorno nel suo programma “L’arpa di Davide” del monastero catalano. Quella scoperta suggerisce che Dio è tornato a cercarlo negli interstizi della sua biografia, anche se egli crede che la sua vocazione religiosa abbia poco a che vedere con la sua predisposizione musicale. Voi che ne pensate?

Com’è la storia che ti sei svegliato con i Beatles?

Il primo ricordo musicale che ho è ascoltare “Ob-la-di, ob-la-da” alla radio che stava sul frigorifero della cucina di mia madre. Poi ci sono state altre canzoni. Sei piccolo, non sai discernere le cose e credi che tutte le canzoni buone debbano essere dei Beatles, anche se non è così. Poi ti rendi conto che c’è altra musica dietro.

A casa mia c’erano dischi di musica classica, e io li mettevo sempre, ma questo è durato fino ai quattordici anni. Da allora ho iniziato a scoprire altri gruppi, come i Supertramp. I fratelli maggiori dei miei amici mi hanno poi portato a scoprire altri gruppi e mi hanno lasciato dischi che mi hanno condotto al rock sinfonico o al rock progressista – era la mia specialità, ma ascoltavo di tutto –, e ho iniziato ad andare ai concerti. Il primo è stato quello dei Genesis, che ho visto nella plaza de toros di Barcellona. Questo ti segna.

Quanti anni avevi?

Diciassette. Avevo scoperto nel 1980 o nel 1981 i Genesis in televisione, quando iniziavano a passare i videoclip, che all’epoca erano una cosa nuova. Mi sono piaciuti tanto che da allora è stata una cosa quasi ossessiva. Ho iniziato a comprare tutti i loro dischi. Mi sono reso conto che non erano importanti solo i Genesis – anche se era il mio gruppo preferito –, ma tutti i componenti separatamente: Peter Gabriel e Phil Collins (iniziava il suo boom). Poi ho scoperto King Crimson, Yes, Camel e Jethro Tull. È tutta una corrente: inizi a trovare amici, ad andare insieme ai concerti…

Salti dalla musica classica al rock sinfonico…

Per me, una delle grandi scoperte è stato Tales from Topographic Oceans degli Yes. Erano virtuosi con gli strumenti e iniziavano sempre i loro concerti con “La consacrazione della primavera” di Stravinski. In qualche modo tutto ha una relazione.

All’epoca non avevo molto denaro per comprare i dischi che volevo e non andavo nemmeno molto al di là del conosciuto. Da lì, però, ho iniziato a non limitarmi agli LP ufficiali, iniziando a cercare cose che davano qualcosa di più: così si diventa collezionisti. Il tuo amico ha un LP con una copertina diversa… Inizi a scriverti con gente di tutto il mondo, a scambiare musica, ad abituarti alle fiere di dischi o ad andarli a cercare direttamente e a inserirti nel mondo dei “fanzine”. E lì inizia ad essere pericoloso.

Cos’ha a che vedere questa passione musicale con la tua vocazione religiosa?

Lo sa Dio, ma direi nulla. La prima cosa che ho pensato quando mi sono prospettato la vocazione è stata cosa avrei fatto della mia collezione di dischi, perché non me la sarei portata in monastero. Sapevo che dovevo rinunciare a tutto questo. Poi le cose sono cambiate molto, oggi vai su Internet e puoi ascoltare qualsiasi cosa. C’è sempre un momento di riposo qui, che ti permette di ascoltare qualcosa. Tutti evolviamo e non è più come vent’anni fa.

Cosa continua a suggerirti la musica che ti è sempre piaciuta?

A volte è semplicemente un riposo, un godere della bellezza. Dall’altro lato, a volte è un salto di livello che ti avvicina maggiormente a Dio. E non solo la musica religiosa, perché ascoltando gli Yes intuisci che c’è qualcosa di Dio.

Nella bellezza c’è sempre qualcosa di Dio.

Sicuramente. A volte, cambiando un po’ i testi, ti parlano di Dio. Scopri poi gruppi che facendo pop si riferiscono esplicitamente a Dio nei loro testi. Sono gruppi prevalentemente protestanti, ma ce n’è anche qualcuno cattolico.

Sono tue scoperte?

In effetti sì. Li ho scoperti due o tre anni fa cercando su Youtube. Sono gruppi cristiani che fanno musica incredibile. Da lì poi ti imbatti in solisti e gruppi molto validi che forse non arrivano ai livelli spettacolari delle formazioni che ho menzionato prima ma sono molto buoni, come Hilljong, Jesus Culture, Josh Garrells, Gunjor, Misty Edwards.

Il risultato: curi un programma radiofonico con gruppi cristiani all’emittente del monastero…

Sì, si chiama “L’arpa di Davide”, e mando ogni tipo di stile: pop, rock, hard, reggae, ska, hip-hop Indie, country…, anche se non mi sono ancora buttato sul trance né sull’heavy. Dedico circa venti minuti ogni giorno a presentare un gruppo. La maggior parte è statunitense, ma ce ne sono anche di provenienti da Australia, Inghilterra, Germania… Fondamentalmente cantano in inglese, ma iniziano a farlo anche in castigliano perché le chiese evangeliche si stanno espandendo in Sudamerica. Su Internet si trovano poi le canzoni originali sottotitolate in castigliano o in portoghese.

I monaci ascoltano i programmi?

Dato che è un’emittente ancora in fase sperimentale, al momento si dedica soprattutto a commentare letture e passi del Vangelo, anche se di tanto in tanto c’è qualche spazio che cerca di parlare allo spirito in altro modo; il mio rientra in questa categoria.

Si sente fuori dal monastero?

La copertura è limitata perché lo spazio radioelettrico in Catalogna è molto complicato, ma si può ascoltare su Internet collegandosi alla pagina web del monastero di Montserrat.

Il programma di Carles Xavier si può visionare tutti i giorni alle 21.30 qui

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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