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Come devono operare gli ordini religiosi per non sprecare il denaro dei poveri?

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Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia - pubblicato il 11/08/14

Papa Francesco esorta le congregazioni religiose a una sana gestione dei beni, oltre che ad essere trasparenti e a vigilare sul denaro destinato alla carità

Il Vaticano ha pubblicato questa settimana i principi per l’amministrazione delle risorse al servizio della carità. In questo senso, gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica hanno ricevuto una lettera circolare con le indicazioni di papa Francesco sulle “Linee orientative per la gestione dei beni”.

Il documento, che esorta a usare il campo dell’economia come strumento di azione missionaria, porta la firma del cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, e dell’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario del dicastero.

A pochi passi dalla basilica di San Pietro e per un paio di euro si può toccare con mano il documento di orientamento che consiglia ai consacrati di collaborare con tecnici e laici professionisti in economia, fiscalità e diritto.

La lettera circolare è stata pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana ed è il documento di preparazione della celebrazione dell’Anno della Vita Consacrata, che inizierà il 30 novembre prossimo e durerà fino al 2 febbraio 2016.

“A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più” (Lc 12,48)

Una fonte vaticana ha rivelato che si tratta di un documento essenziale per tutte le comunità e riflette le nuove disposizioni di papa Francesco in materia economica. Tre i punti principali: la gestione dei beni, la collaborazione con la Chiesa locale e la formazione.

Questi i punti principali delle disposizioni del pontefice:

La gestione dei beni
Si chiede fedeltà al carisma, ma allo stesso tempo di perseguire un obiettivo comune basato sulla carità evangelica. Si parla di organizzare le opere in base alla priorità, di fare una pianificazione, stabilire il budget, controllare la gestione, ideare piani pluriennali, considerare la sostenibilità, realizzare strutture facili da gestire.

La collaborazione con la Chiesa locale
Come punto importante delle nuove disposizioni, si sottolinea il dialogo tra la Chiesa locale, gli istituti e i consulenti in situazioni molto concrete: chiudere case o opere, alienare immobili, mantenere una presenza religiosa armoniosa con le necessità della città e della diocesi.

Una novità importante è che il documento afferma che è quasi impossibile prescindere dalla collaborazione con tecnici, laici e membri di altri Istituti. Ciò rafforza l’esigenza di rendere la Chiesa non solo di sacerdoti e consacrati, ma di laici e laiche preparati e pronti al servizio comune. Questo tocca aspetti più complicati, come risolvere problemi legali, economici, fiscali e di consulenza per spendere il denaro in modo efficace.

Formazione
Il documento sostiene anche una formazione economica per garantire opere missionarie innovatrici e “profetiche”. Affidare a una sola persona, ad esempio l’economo dell’istituzione, la responsabilità esclusiva “ha generato disinteresse nei confronti dell’economia all’interno delle comunità, favorendo una perdita di contatto con il costo della vita e le fatiche gestionali”. Allo stesso modo, si lamenta una mancanza di formazione degli economi in base alle nuove istanze.

Il dicastero vaticano conferma infine che gli orientamenti di papa Francesco servono per vivere evangelicamente la dimensione economica e promuovere la missione della Chiesa nel mondo.

“La Chiesa non è una ONG”, ha detto il papa a Rio de Janeiro. È tuttavia un’istituzione terrena che amministra ospedali, case di cura e donazioni, tra le altre risorse. Il suo servizio ai più bisognosi richiede efficacia e responsabilità. Era di questa opinione San Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), santo della carità, che confermava che non c’è carità che valga senza una buona organizzazione.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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