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Autonomia e libertà di fare tutto? Chiamiamolo pure egoismo

A businessman on a boat in the sea

© Ollyy/SHUTTERSTOCK

padre Carlos Padilla - Aleteia - pubblicato il 07/08/14

Non vogliamo che ci disturbino e che ci tolgano la pace. Soprattutto in vacanza

Può essere che il peccato che confessiamo più spesso sia l’egoismo. Ci sentiamo egoisti, egocentrici, un po’ “egolatri”, autoreferenziali. Pensiamo prima di tutto al nostro interesse, al nostro bene, a quello che ci riguarda.

Sì, la verità è che molte volte siamo egoisti. Quante volte pensiamo solo al nostro interesse, a ciò che ci conviene! Dimentichiamo le necessità altrui, guardiamo avanti e seguiamo la nostra strada.

Tempo fa leggevo un’affermazione che rivela molto bene questo atteggiamento egoista: «Era innegabile che avevo vissuto la mia vita in base a questa massima: guarda dall’altra parte. Non chiedere niente. E per quanto tu lo desideri, non dare la tua opinione» (1).

Guardare dall’altra parte, non comprometterci, non coinvolgerci. Vivere così è egoista. Giovanni Paolo II nel 1989 parlava ai giovani dell’apparente libertà che offre il mondo: «Una totale autonomia, una rottura da ogni appartenenza in quanto creature e figli, un’affermazione di autosufficienza, che ci lascia indifesi dinanzi ai nostri limiti e alle nostre debolezze, soli nel carcere del nostro egoismo, schiavi dello “spirito di questo mondo”, condannati alla “schiavitù della corruzione”(Rm 8, 21)».

A volte ci lasciamo sedurre da quella libertà e autonomia che offre il mondo. Una libertà da un Dio esigente. Un’autonomia dagli uomini nella vita. Un’autonomia autoreferenziale che ci porta a voler proteggere il nostro spazio e a vivere tranquilli tra le nostre cose, senza che nessuno turbi la nostra pace.

Per questo diciamo senza alcun pudore, quando vogliamo possedere qualcosa o realizzare qualche progetto attraente, «Ne ho il diritto. Me lo merito». E così ci giustifichiamo e godiamo la vita senza preoccuparci di come stanno gli altri, evitando che ci diano fastidio, tenendo per noi quel tempo sacro con cui plachiamo la nostra sete.

L’avidità, il desiderio di possedere, di avere di più, ci rendono egoisti. E lo siamo quando pensiamo solo ai nostri desideri. Non vogliamo che ci disturbino, che ci tolgano la pace, il nostro spazio protetto e anelato. Soprattutto in vacanza, questo sentimento diventa più forte. Non vogliamo che turbino la tranquillità sognata, non vogliamo che gettino alle ortiche i nostri progetti.

A volte mettiamo scuse pietose o apparentemente disinteressate per difendere il nostro mondo, ma se siamo sinceri, molte volte la vera intenzione che ci muove è l’egoismo. L’apparente altruismo si trasforma in una sfacciata ricerca del proprio interesse.

Nel corso dell’anno, quando dobbiamo lavorare e obbedire, resta poco tempo libero per prendere decisioni. Rispondiamo alle richieste della vita, degli altri. Gli impegni sociali sono molti e ci assorbono. Le esigenze dei figli, del lavoro, dell’apostolato, della vita sociale, ci pesano.

Semplicemente, ci lasciamo trasportare e non mettiamo in discussione nulla, ma poi, nei nostri spazi di tempo libero, dove possiamo decidere, emerge il nostro egoismo.

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1) Seré Prince Halverson, Cuando tú no estés, 240

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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