Il noto compositore James MacMillan, cattolico scozzese, guida un movimento per ridare bellezza alla musica liturgica
James MacMillan, CBE è uno dei compositori di maggior successo e direttore d’orchestra di fama mondiale. Il suo primo riconoscimento internazionale risale al 1990, e da allora si è esibito o le sue esibizioni sono state trasmesse in tutto il pianeta. Dal 2000 al 2009 è stato compositore e direttore d’orchestra della BBC Philharmonic, e fino al 2013 è stato primo direttore d’orchestra ospite della Netherlands Radio Kamer Filharmonie.
La musica di MacMillan riflette la sua eredità scozzese, la fede cattolica, la coscienza sociale e lo stretto legame con la musica folk celtica. È anche un noto critico di musica ecclesiastica cattolica contemporanea, e di recente ha rilasciato un’intervista esclusiva a Regina Magazine per esporre il suo punto di vista.
In primo luogo, ci parli di Musica Sacra Scotland…
Nell’ultimo anno ho istituito una nuova organizzazione dedicata a rivitalizzare la pratica del canto in chiesa, Musica Sacra Scotland. Si basa su una serie di persone impegnate in varie diocesi scozzesi e finora ha organizzato una conferenza nazionale a Glasgow nel novembre 2013; ne sta preparando una seconda a Dundee per il novembre 2014.
Cosa trova di tanto allettante in questo progetto?
Il canto gregoriano è il vero suono del cattolicesimo, e ci sono stati tentativi recenti di adattare questa musica alle traduzioni inglesi. Gli anglicani lo hanno fatto per quattrocento anni, per cui quando è stato stabilito l’Ordinariato un’importantissima applicazione pratica dei principi cattolici è tornata alla Chiesa. Gli americani sembrano poi essere avanti e stanno producendo nuove pubblicazioni che permettono di cantare in lingua volgare i testi propri e trascurati per l’ingresso, l’offertorio e la Comunione.
Cosa pensa di questo sviluppo negli Stati Uniti?
Gli ideatori di questa musica sono curatori della tradizione più che “compositori”, con tutte le questioni relative a individualità, stile ed estetica che accompagnano il termine. Ma quello che stanno facendo questi curatori è notevole. Prendendo la forma e il suono del canto cattolico, stanno creando un autentico repertorio tradizionale per la liturgia della Chiesa. Stanno adattando una musica semplice, funzionale e che si può cantare alla natura del rituale ecclesiale per una Chiesa che ha attraversato varie convulsioni dopo il Concilio Vaticano II.
Cosa sta accadendo nel Regno Unito?
La versione britannica di tutto ciò è ancora più intrigante. L’Istituto di Musica Liturgica Beato John Henry Newman è stato creato sulla scia della visita di papa Benedetto nel regno Unito nel 2010 da padre Guy Nicholls, un sacerdote oratoriano di Birmingham. Il suo Graduale Parvum è una forma assai promettente di canti propri, basata sull’opera pioneristica di László Dobszay. Anziché contare su canti nuovi semplici, il lavoro si è basato sulla constatazione che la Chiesa ha già una vasta gamma di melodie gregoriane più semplici, le antifone all’Officio Divino. Possono essere affiancate al testo proprio per formare una nuova unità, con l’autenticità di una melodia gregoriana vera e antica.
È un progetto pensato in modo brillante, e facile e gradevole da cantare. Negli ultimi 35 anni la cattedrale di Westminster ha sviluppato la sua musica basata su canti per l’officio e la Messa, nell’uso quotidiano, ma in particolare per i primi Vespri e la preghiera mattutina della domenica nel corso dell’anno – l’officio è cantato da tutti senza l’ausilio di un coro.
Perché ha assunto una posizione di leadership al riguardo?
I miei incontri con queste iniziative mi hanno convinto che è la via più autentica per la musica cattolica, combinando l’