Ancora protezione politica per il lager degli orrori?di Luigi Santambrogio
«Renzi non può cavarsela così, quei ragazzi violentati e sfruttati attendono ancora giustizia». É furioso l’avvocato Andrea Girolamo Coffa, rappresentante di alcune vittime del Forteto, la comunità lager del Mugello di Rodolfo Fiesoli, oggi a processo insieme ad altri ventidue imputati. La banda è accusata di reati terribili: dagli abusi sessuali allo sfruttamento minorile fino alla malversazione e all’appropriazione indebita. «La decisione del governo Renzi di non commissariare la cooperativa», dice Coffari, «è un atto inaccettabile, perché in qualche modo continua a dare copertura politica e legittimità istituzionale a quel che resta di una realtà ormai da tutti riconosciuta come criminale».
Ma siccome le disgrazie non vengono mai sole, ecco servita un’altra mazzata alla giustizia: la Corte d’Appello di Firenze ha accolto l’istanza di ricusazione del giudice Marco Bouchard presentata il mese scorso dai difensori di Rodolfo Fiesoli, chiamato il “Profeta”. «É un fatto straordinario, mai avvenuto prima a Firenze», dichiara Maria Luisa Chincarini, ex membro della commissione d’inchiesta sugli affidi dei minori vittime del Forteto «La ricusazione che, come minimo, allungherà i tempi del processo e, inoltre, rischia di far cadere in prescrizione alcuni dei reati contestati. Ma la cosa più inquietante è che la decisione assunta in Corte d’Appello ha avuto come relatrice l’ex giudice del Tribunale per i Minorenni di Firenze: lo stesso tribunale che ha affidato, ed ha continuato ad affidare per oltre 30 anni, nonostante le condanne, decine di bambini al Forteto».
Il caso del Forteto e della cooperativa agricola associata è tristemente noto. Una comunità per minori fondata da Rodolfo Fiesoli, celebrato guru di teorie educative fondate sulla pedofilia e l’esercizio imposto dell’omosessualità. Violenze e abusi sui ragazzini, irregolarità nella gestione, intimidazioni ai soci e operazioni finanziarie spericolate: per trent’anni tutto questo è andato avanti in serena e imperturbabile tranquillità grazie alle coperture politiche della sinistra e al padrinaggio affaristico della potente Lega delle Cooperative. Per loro la comunità rappresentava una sorta di santuario, il luogo dei miracoli dove il “Profeta” esercitava le sue teorie di liberazione sessuale. Un esempio virtuoso di welfare d’avanguardia e di sinistra Doc.
Leader di partito e nomi illustri del Pci-Ds-Pd facevano a gara a recarsi a Vicchio, nel cuore del Mugello, a visitare le mirabolanti opere di Fiesoli, fino a quando la magistratura non decise di andare a vedere il lato oscuro della coop, cosa realmente succedeva negli scantinati più segreti della comunità. E si trovarono a fare i conti con un inferno popolato di ossessioni sessuali, ragazzini ridotti in schiavitù, obbligo a sottostare a rapporti omosessuali e pestaggi. Insomma, un lager. Sul Forteto anche il governo (Letta premier) volle vederci chiaro dato che la cooperativa godeva di un flusso ininterrotto di soldi pubblici (dalla Regione Toscana ai Fondi europei). Al Mugello arrivano gli ispettori ministeriali: per quasi sei mesi ascoltano i lavoratori, esaminano le carte, rifanno conti, spulciano i bilanci. Alla fine il verdetto non lasca dubbi: la cooperativa va subito commissariata e i dirigenti sostituiti. La magistratura intanto rinvia a giudizio la pattuglia dei dirigenti e lo stesso Fiesoli, già arrestato e in carcere con accuse gravissime. Tuttavia, nonostante il rapporto che svela le magagne amministrative, il nuovo governo guidato da Renzi boccia all’inizio dello scorso luglio la richiesta dei suoi stessi ispettori: non c’è affatto bisogno del commissariamento. Poi, qualche giorno fa, la decisione del Tribunale di accettare la ricusazione del giudice. Un micidiale uno-due che rischia di mandare ko l’intera inchiesta.
«Una decisione davvero sorprendente», afferma l’avvocato Coffari, «che fa del premier Renzi il complice di Fiesoli e delle sue malefatte». L’avvocato ricorda che il rottamatore Renzi, quando ancora era sindaco di Firenze, ospitò il “Profeta” offrendogli Palazzo Vecchio per un convegno pochi giorni prima che il guru venisse arrestato. Non solo: oggi nel governo c’è anche Giuliano Poletti, ex vicepresidente nazionale di Legacoop, la centrale delle coop rosse (tra i suoi soci c’è pure il Forteto) diventato ministro allo Sviluppo economico. A lui compete la vigilanza sulle attività delle cooperativa e da lui, appunto, è arrivato lo stop al commissariamento. Solo coincidenze? Nessuno ci crede: si tratta piuttosto di un’altra crudele beffa ai danni delle vittime e delle loro famiglie. «Adesso alcuni dipendenti del Forteto», ricorda Coffari, «dovranno deporre al processo, ma senza un cambio del gruppo dirigente saranno certamente sotto il ricatto dei vecchi amministratori. Un colpo di spugna vergognoso quello del governo Renzi che sconfessa pure gli stessi amministratori toscani che nella vicenda si sono mossi piuttosto correttamente». La Regione Toscana, infatti, ha contribuito non poco all’apertura del processo, denunciando la gestione irregolare dei finanziamenti regionali ed europei ricevuti.
«É vero», precisa l’avvocato, che è anche presidente del Movimento per l’Infanzia, associazione che si occupa della difesa e della promozione dei diritti dei minori, «la sinistra italiana è stata per anni complice di Fiesoli»: molti leader (Rosy Bindi, Susanna Camusso, Livia Turco, Antonio Di Pietro, Piero Fassino) facevano a gara ad arrivare al Mugello per baciare la pantofola al Profeta, ma «è probabile che molti di loro non sapessero cosa succedeva davvero nella comunità». Un po’ inaspettata questa apertura di credito da parte dell’avvocato. «Ma no, mi creda, Fiesoli agiva come il capo di una setta, regole segrete che non trapelavano mai all’esterno. Noi del Movimento per l’Infanzia siamo stati i primi a denunciare lo scandalo, ma è stato necessario un lungo e paziente lavoro di investigazione, di ascolto dei ragazzi coinvolti, di collaborazione con la magistratura». «Non credo», aggiunge, «che ci fosse una sorta di complotto per coprire quello che succedeva in quel lager: semplicemente non si sapeva. Certo, qualcuno ne era al corrente, ma i più non sapevano o non volevano sapere».
E a conferma di questo, Coffari racconta del suo primo incontro con Fiesoli.
«Sono stato invitato da lui a cena lì al Mugello», rivela, «e, nonostante le perplessità dei miei collaboratori, ho accettato l’invito. Beh, devo confessare che il Profeta aveva carisma e ci sapeva fare. Capivo che nei suoi modi c’era qualcosa di strano, ma in quell’incontro ho visto un uomo di grande fascino. Poi, la storia è andata avanti come sappiamo e noi del Movimento siamo stati i soli a far saltare il coperchio sui crimini che venivano commessi al Forteto». Per questi motivi, continua l’avvocato «Renzi non può far finta di nulla: ci sono state inchieste, c’è in corso un processo, gli ispettori del governo hanno fatto un’indagine precisa e circostanziata, mai i compari di Fiesoli, sono ancora al loro posto. E se non vengono cacciati, significa che lo scandalo continua, ma stavolta sotto la copertura del capo del governo». Il no al commissariamento, da questo punto di vista non promette nulla di buona. «Vero, ma noi non ci fermeremo. A settembre riprenderemo la battaglia
e vedremo se Renzi continuerà a fare il Pinocchio».
Sarà dunque un “autunno caldo” per il Comitato delle vittime del Forteto e per il Movimento guidato dall’avvocato Coffari. Già sono pronte una petizione per chiedere la chiusura della cooperativa e una lettera aperta al premier perché riveda il rapporto stilato dagli ispettori governativi e si decida a mettere i sigilli alla coop. E poi, qualche interrogazione parlamentare: i politici “amici” del Comitato sono già stati allertati. E se tutto ciò risulterà, ancora una volta, inutile? Coffari promette: «Se a fine campagna niente succederà, potremo anche portare la nostra protesta sotto le finestre di Palazzo Chigi, dove alloggia e lavora Renzi. Una bella manifestazione di protesta, con cartelli e volantini da distribuire alla stampa. Se questo sarà necessario, lo faremo ma preferiremmo che Renzi ci desse finalmente ascolto, senza bisogno di pressioni politiche o mediatiche. Una decisione che restituirebbe un po’ di speranza alle vittime del Forteto».