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Una Chiesa formata solo da laici: così è nata la Chiesa della Corea

Corée : l’étonnante histoire de la naissance de l’Eglise – it

© Eglises d'Asie

Aleteia - pubblicato il 30/07/14

Un'appassionante retrospettiva storica mostra l'incredibile storia della nascita della Chiesa che Papa Francesco visiterà ad agosto

Papa Francesco visiterà la Corea dal 14 al 18 agosto per incontrare la gioventù cattolica dell’Asia, riunita intorno al tema “Gioventù asiatica, svegliati! La gloria dei martiri risplende su di te”e per rafforzare nella fede la Chiesa coreana. Il 18 agosto celebrerà una Messa a Seul per la beatificazione di 124 martiri coreani assassinati per odio alla fede tra il 1791 e il 1888.

L’agenzia informativa delle Missioni Estere di Parigi Eglises d’Asie propone ai suoi lettori di immergersi nella storia della nascita della Chiesa in Corea per capire come questo Paese situato nel cuore dell’Asia nord-orientale sia diventato in parte cristiano. Oggi è cattolico più del 10% dei 50 milioni di sudcoreani, mentre i protestanti rappresentano il 20% della popolazione del Paese.

L’autore del testo è monsignor René Dupont, membro della Società delle Missioni Estere di Parigi dal 1953 e primo vescovo di Andong, diocesi eretta nel 1969.

Vescovo a 39 anni, ha diretto questa diocesi fino all’ottobre 1990, da quando le 16 diocesi della Corea del Sud (15 diocesi più una diocesi nell’esercito) sono state affidate a vescovi locali. Missionario attento alle realtà sociali e politiche del suo Paese di adozione, monsignor Dupong vive ad Andong. Ecco la sua testimonianza:

Persone coraggiose che accolgono la fede cristiana spontaneamente per se stessa! Una volta battezzati battezzano comunità, poi cercano sacerdoti perché se ne occupino! È questa l’incredibile e meravigliosa storia della nascita della Chiesa in Corea.

San Paolo non lo aveva previsto quando spiegava, nella sua lettera ai romani, che per credere alla Buona Novella era prima necessario averla ascoltata, e che non si poteva ascoltare se un missionario non era stato prima inviato a proclamarla.

Tutto è iniziato circa 220 anni fa, in un’epoca vicina a quella della Rivoluzione francese. La Corea era allora vassallo della Cina. Alla corte dell’imperatore cinese venivano accolti gli europei, esperti nelle scienze dell’epoca, ovvero nella geografia, nell’astronomia, nelle matematiche… e allo stesso tempo esperti di religione perché erano sacerdoti cattolici.

Mentre il governo coreano chiudeva ermeticamente tutte le porte all’esterno, giovani intellettuali coreani, ansiosi di idee nuove e desiderosi di servire il proprio Paese, si passavano segretamente libri cinesi, alcuni dei quali cristiani, come gli scritti di secoli prima di padre Matteo Ricci e dei suoi compagni gesuiti.

Un tale Hong Yu-han, che non ha mai ricevuto il Battesimo, ha letto vari libri cristiani e fin dall’inizio ne è rimasto conquistato, al punto di prendere, per conto proprio, abitudini di preghiera. Celebrava anche a suo modo una volta a settimana un “giorno del Signore” e metteva in pratica la carità condividendo generosamente i propri beni.

Sant’Andrea Kim, il primo sacerdote coreano, morto martire 70 anni dopo, disse di lui che fu “il primo coreano a praticare la religione cristiana”, il che non è del tutto esatto, perché due secoli prima, nelle camionette di un esercito giapponese invasore, vari missionari stranieri avevano battezzato dei coreani, ma ironia del destino – o piuttosto sorriso del buon Dio – questi primi cristiani scomparvero senza lasciare traccia!

Un altro, un tale Lee Byeok, andò oltre. Affascinato in qualche modo dal cristianesimo che aveva intravisto nei libri, volle saperne di più. Per fare questo, però, doveva andare in Cina, a Pechino, e incontrare lì qualcuno dei “saggi” occidentali.

Per raggiungere questo scopo bisognava far parte del gruppo di ambasciatori nominati dal re che andavano, alla fine di ogni anno lunare, a mostrare lealtà all’imperatore della Cina e a ricevere da lui il calendario dell’anno successivo.

Visto che non era possibile farsi nominare, ebbe l’idea di rivolgersi a un giovane amico della sua età che doveva accompagnare il padre, nominato segretario di ambasciata. Quell’amico si chiamava Lee Seung-hun e aveva 27 anni. Lee Byeok gli mostrò i libri che aveva e gli chiese di andare a cercarne altri a Pechino. Gli consigliò anche di farsi battezzare.

Lee Seung-hun, dopo un momento di esitazione, finì per accettare, e fu così che a Pechino incontrò tre gesuiti: un portoghese, padre D’Almeida, e due francesi, i padri Grammont e De Ventavon. Egli parlava coreano, loro cinese; imparò alcuni caratteri cinesi e si capivano solo per iscritto.

Chiese il Battesimo e fu padre Grammont a prendersi cura della sua istruzione, un insegnamento rudimentale che non durò più di tre settimane. Alla fine i due francesi lo sottoposero a un esame di catechismo che risultò soddisfacente. Chiesero allora il consenso a suo padre, che accettò. Lee Seung-hun venne battezzato da padre Grammont, che gli mise il nome Pietro perché fosse la pietra angolare della Chiesa coreana. Era uno degli ultimi giorni del gennaio 1784. Quando tornò in Corea, aveva le braccia piene di libri di astronomia, matematiche, geometria… e religione.

Lee Byeok era felicissimo. Insieme ai suoi amici si gettò a capofitto nello studio del cristianesimo, al punto che all’inizio dell’inverno 1784 Pietro Lee considerò che poteva battezzare i tre che stavano più avanti, tra i quali Lee Byeok.

Poco dopo un altro gruppo ricevette il Battesimo, e poi altri ancora. I primi battezzati amministravano il Battesimo ai catecumeni quando li ritenevano preparati, e li invitavano a formare quelle che oggi si chiamerebbero comunità di base.

I libri più importanti, molti dei quali libri di preghiera, vennero subito tradotti in coreano e si diffusero rapidamente, perché i nuovi cristiani avevano spirito missionario: con melodie tradizionali facevano passare il messaggio, e inventavano storie allegoriche per i piccoli.

Le comunità crescevano come funghi, senza la presenza di alcun missionario!

Con la stessa rapidità, però, si mormorava che elementi pericolosi si riunivano segretamente e potevano alterare l’ordine pubblico. La questione scoppiò un giorno quando alcuni poliziotti entrarono nella casa di un tale Thomas Kim, che riuniva i cristiani nel centro di Seul, sul luogo in cui sorge l’attuale cattedrale.

Avendo sentito dei rumori dall’esterno, i poliziotti credettero di trovarsi di fronte a una banda di trafficanti che giocava d’azzardo illegalmente. La cosa fece molto rumore: la comunità fu dispersa e Thomas Kim mandato in esilio. Pietro Lee (Lee Seung-hun) fece sapere l’accaduto a padre Grammont attraverso un altro amico che faceva parte dell’ambasciata successiva. Quest’ultimo tornò con ancora più libri, che vennero confiscati alla frontiera dalle autorità. I cristiani erano ormai indesiderabili e iniziarono le persecuzioni.

Nell’immagine, monsignor Gustave Mutel, la cui personalità segnò profondamente la Chiesa in Corea dal 1890 al 1933

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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