Un incubo finito per il prete ingiustamente accusato dell'omicidio di Lidia Macchia e calunniato per tanti, troppi anni. Una storia che riprende Claudio Del Frate nel Corriere della Sera del 28 luglio.
Archiviazione dell'accusa
A quella chiamata ha fatto seguito la certezza che la procuratrice generale Carmen Manfredda avrebbe chiesto per il religioso l’archiviazione per l’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa di Varese uccisa nel 1987, amica di don Antonio. Il quale, fino a pochissimi giorni fa è sempre stato formalmente indagato per quel delitto.
La fede non è venuta meno, innanzitutto, e oggi don Costabile, 57 anni, lavora come responsabile della catechesi per la Curia di Milano. Alle spalle ha un lungo e tormentato percorso che lo costrinse all’allontanamento da Varese pochi anni dopo la morte di Lidia, vedendolo prima impegnato in una missione in Uganda, poi nell’attività pastorale nell’hinterland milanese. Segno che la fiducia nei suoi confronti da parte della diocesi ambrosiana, non è mai venuta meno.
Per 27 lunghi anni, fino alla telefonata di scuse da parte degli inquirenti di Milano. Basteranno per rimediare al torto subito? La risposta è da ricercare nella fede di Don Antonio.