La curiosa storia dell'immagine simbolo della fede polacca
Riportiamo una sintesi della curiosa storia, pubblicata da Tempi.it il 17 luglio, dell’icona della Madonna di Jasna Góra.
La Madonna pellegrina
Nel 1956 il primate Wyszyński lanciò l’idea che una copia dell’immagine miracolosa pellegrinasse per il paese: «Visto che non tutti riescono a far visita alla propria Regina a Jasna Góra, che sia Lei a recarsi dai suoi figli là dove vivono, ossia nelle loro parrocchie!». Leonard Torwirt, pittore e restauratore, fu incaricato di dipingere una copia dell’icona miracolosa. Il primate fu molto contento del risultato e il 26 agosto ‘57 la copia, benedetta da Pio XII, iniziò il suo pellegrinaggio per la Polonia.
Stop del regime comunista
L’intenso programma spirituale fece inquietare il regime e le autorità comuniste dapprima cercarono di disturbare e di ostacolare la partecipazione dei fedeli, finché decisero di passare all’azione: fermo del veicolo e sequestro dell’immagine che fu riportata a Varsavia, in cattedrale, chiusa in sacrestia davanti a una finestra con le sbarre. Dall’esterno sembrava proprio in carcere, e i fedeli cominciarono a deporre fiori e candele lungo il marciapiede e sul davanzale. Era il 20 giugno 1966.
Il blitz e la liberazione
La scomparsa dell’icona sorprese tutti: sia i paolini sia le autorità comuniste le quali per diversi giorni non seppero che pesci pigliare. Wyszyński intanto faceva lo gnorri finché il giorno 18, a Radom, con Wojtyła aprì gongolante la processione mariana accompagnata dall’icona «liberata».
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Jasna Góra – ha scritto Wyszyński – si è rivelata come un legame interno nella vita polacca, una forza che tocca profondamente il cuore e tiene la nazione intera nell’umile, ma forte, atteggiamento di
fedeltà a Dio, alla Chiesa e alla sua gerarchia. Per noi tutti è stata una grande sorpresa vedere la potenza della Regina di Polonia manifestarsi così magnificamente».