Aleteia logoAleteia logoAleteia
martedì 19 Marzo |
Aleteia logo
Approfondimenti
separateurCreated with Sketch.

Operazione Valchiria, 70 anni dopo: è lecito uccidere un dittatore?

New Religion Tries to Rehabilitate Swastika but Hitler Made It A Symbol of Hate Bruno – it

Aleteia/Bruno

Pablo Yurman - Aleteia - pubblicato il 25/07/14

Una riflessione sul tentativo fallito di assassinare Hitler da parte di un gruppo di militari

di Pablo Yurman

Anche se è meno nota rispetto alla resistenza francese, polacca e di altri popoli occupati dalla Germania durante la II Guerra Mondiale, c’è stata anche una resistenza tedesca contro il regime nazionalsocialista guidato da Adolf Hitler, al potere dal 1933.

L’esistenza dell’“Operazione Valchiria”, volta a liberare la Germania dalla tirannia ricorrendo a questo scopo all’assassinio dello stesso Hitler, è stata portata poco tempo fa sul grande schermo. La data scelta per il tentativo fu il 20 luglio 1944, il luogo il quartier generale ad est della Polonia occupata noto con il nome di “Tana del lupo”. Il risultato: la bomba collocata non uccise Hitler e la guerra si prolungò di altri mesi.

Bisogna tuttavia sottolineare che l’opposizione a Hitler all’interno della Germania non sorse solo alla fine della guerra, iniziando fin dagli albori del suo governo, a seguito delle prime misure pratiche applicate dal regime nazista. È certo che le cause dell’opposizione al nazionalsocialismo potevano obbedire a motivazioni diverse, ma tutte avevano come comun denominatore il rifiuto dei principali postulati filosofici della nuova ideologia e la convinzione per cui un Governo guidato dall’odio e dal fanatismo non poteva portare ad altro che alla rovina della patria e di tutto il continente.

Al logico e prevedibile rifiuto da parte di altre correnti politiche contrarie al nazismo, come il comunismo e il socialismo, deve unirsi la condanna del regime di alcuni pastori luterani, guidati da Martin Niemöller, così come quella del cardinale Clemens von Galen, che per la sua ferrea opposizione a Hitler venne definito “Il leone di Münster”, riferendosi alla città della sua sede episcopale durante quegli anni oscuri. Von Galen fu stretto collaboratore dell’allora Segretario di Stato vaticano Eugenio Pacelli, al quale si attribuisce l’ispirazione dell’enciclica “Mit brennender Sorge”, firmata da Pio XI nel 1937 e che fu di fatto il primo documento internazionale di condanna delle basi del nazismo.

Operazione Valchiria
Alla vigilia dell’inizio della II Guerra Mondiale, con una dittatura solidamente insediata sul suolo germanico e influente su tutti i poteri formali e fattuali, restavano pochi margini per un complotto o una sollevazione popolare che prescindesse da elementi delle forze armate. Le prime riunioni volte a liberare il popolo tedesco dalla dittatura si svolsero infatti in ambito militare.

All’inizio non fu facile reclutare volontari, per varie ragioni. Una di esse fu il fatto che nei primi anni del conflitto la Germania riuscì a occupare militarmente tutti gli obiettivi continentali che si era prefissata, ad eccezione della Gran Bretagna. Non c’erano, quindi, molti militari scontenti dell’azione militare del “Führer”.

La seconda ragione che rendeva rischioso il complotto era il fatto che, come ogni regime dittatoriale, il nazismo aveva sviluppato un’ampia rete di servizi di spionaggio, delazione e persecuzione politica, il cui emblema sarebbe stata la Gestapo, contrazione riferita alla “Polizia segreta dello Stato”, che agiva sulla popolazione in generale ma soprattutto sui soldati.

I partecipanti all’Operazione Valchiria furono fondamentalmente ufficiali delle forze armate, ma anche alcuni civili. Alla fine erano quasi duecento persone. Alcuni di loro, come il conte Claus von Stauffenberg e i fratelli Ludwig e Kunrat von Hammerstein, decisero di passare all’azione guidati dalle proprie convinzioni.

Il 20 luglio, al tramonto, dopo che era giunta la notizia che Hitler era sopravvissuto all’attentato, molti dei congiurati vennero arrestati e giustiziati sommariamente. Altri sarebbero stati sottoposti a un processo-farsa in cui vennero umiliati per essere poi giustiziati. I loro familiari vennero incarcerati nelle peggiori condizioni che si possano immaginare fino alla fine della guerra.

Come omaggio postumo agli eroi della resistenza tedesca che diedero la propria vita molto prima che le bombe alleate preparassero il terreno che avrebbe sfociato, una volta sconfitto il regime tirannico, nel processo di Norimberga, un connazionale di von Stauffenberg avrebbe affermato decenni dopo, con il Parlamento tedesco come pubblico: “’Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?’, ha sentenziato una volta sant’Agostino. Noi tedeschi sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio. Noi abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, così che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto – era diventato una banda di briganti molto ben organizzata, che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sull’orlo del precipizio. (…) In base a questa convinzione, i combattenti della resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri regimi totalitari, rendendo così un servizio al diritto e all’intera umanità. Per queste persone era evidente in modo incontestabile che il diritto vigente, in realtà, era ingiustizia” (Discorso di papa Benedetto XVI del 22 settembre 2011).

In effetti, le leggi naziste strutturate nel corso degli anni sulla falsa premessa di una pretesa superirità razziale costituirono un ordine giuridico intrinsecamente ingiusto e disumano. Solo tornando alle basi di un diritto naturale fortemente radicato su valori e principi oggettivi (su di esso avrebbero dovuto basarsi necessariamente le sentenze di Norimberga) sarebbe stato possibile correggere la via. Ed è a questo ritorno al vero diritto che puntarono i membri della resistenza tedesca.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
nazismostoria
Top 10
See More