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Sei emotivamente dipendente?

young couple in love near the red train – it

Versta / Shutterstock

Ciudad Nueva - pubblicato il 24/07/14

Come rendertene conto e superarlo

L'indipendenza è un concetto che trasferito alla psicologia esistenziale ci porta a pensare ai nostri valori e alle nostre priorità.

Pensiamo al valore dell'autonomia emotiva insieme a quello della relazionalità. Tutti aneliamo all'autonomia emotiva, che ci libera dalla sgradevole esperienza di vederci manipolati da persone che, consapevolmente o meno, ci ricattano a livello affettivo.

Allo stesso tempo, tutti desideriamo essere legati affettivamente agli altri; l'affetto reciproco, la mutia ispirazione dell'incontro sono elementi di felicità e realizzazione che non siamo disposti a perdere.

Siamo difficili da capire, sembriamo contraddittori, desideriamo autonomia e allo stesso tempo legami intensi nelle nostre relazioni.

Per comprendere questa contraddizione apparente, è necessario distinguere le relazioni non sane di codipendenza provocate proprio dalla mancanza di autonomia dalla sana relazione che sostiene e sviluppa il proprio essere individuale autonomo. In psicologia si parla di dipendenza emotiva.

I dipendenti emotivi possiedono una scarsa autostima, un sentimento continuo di solitudine e un insaziabile bisogno di affetto che li porta a cercare persone sfruttatrici, che li maltrattano e non contraccambiano i loro sentimenti.

I tratti di sottomissione del dipendente si combinano con il sadismo del manipolatore autoritario. Si crea uno stretto legame nel quale si fissano i ruoli e la relazione diventa stereotipata. Sarà sempre identica.

Esiste anche un'altra patologia collegata alla perdita dell'autonomia: la dipendenza dall'amore. I suoi sintomi sono simili a quelli dei disturbi da abuso di sostanze, tanto simili che hanno giustificato la denominazione “dipendenza”.

Vengono descritti come la necessità irresistibile di avere un/una partner e di stare con lui/lei; la priorizzazione della persona oggetto della dipendenza rispetto a qualsiasi altra attività; preoccupazione costante di accedere ad essa nel caso in cui non sia presente (“dipendenza”); sofferenza che può essere devastante in caso di rottura (“astinenza”), con episodi depressivi o ansiosi, perdita ancor maggiore di autostima, ostilità, senso di fallimento, eccetera.

In sintesi, dietro grandi passioni amorose può nascondersi il dramma della schiavitù.

Per uscire da queste dipendenze, si raccomanda di cercare un tempo di solitudine per scoprire il nostro vero valore e la nostra forza.

Una relazione sana, invece, ha una ricca interdipendenza ed è fonte e allo stesso tempo realizzatrice di autonomia. Questo concetto viene chiarito da un breve testo pieno di saggezza di Chiara Lubich, frutto di un'esperienza mistica.

Così la Lubich esprimeva la sua esperienza di essere collegata a tutti e tutto: “Ho sentito che io sono stata creata in dono a chi mi sta vicino e chi mi sta vicino è stato creato da Dio in dono per me (…) Sulla terra tutto è in rapporto di amore con tutto: ogni cosa con ogni cosa (…) Occorre però essere l'Amore per trovar il filo d'oro tra gli esseri”.

In questo testo potremo riconoscere l'umiltà come consapevolezza del proprio valore (autonomia), nato dalla relazione.

Nella prima parte, “Ho sentito che io sono stata creata in dono a chi mi sta vicino”, avvertiamo la consapevolezza della grandezza e unicità dell'“essere per gli altri”. Nella seconda parte, “e chi mi sta vicino è stato creato da Dio in dono per me”, notiamo la consapevolezza della necessità dell'altro, e nel riceverlo la perdita di centralità del proprio essere; visto che l'altro è un dono che si attende ma non si esige necessariamente, si evita però la codipendenza.

Dall'altro lato, essendo l'altro regalo di Dio, e quindi non Dio, resta esclusa ogni tentazione di idolatria.

Secondo Chiara Lubich, il senso delle relazioni è l'amore. O, detto in altro modo, l'amore fa comprendere il tipo di relazione che sviluppo con l'altro.

Un esercizio pratico

Vi propongo un esercizio. Come una Nazione pensa alle relazioni positive o meno che ha sviluppato con le altre Nazioni e con il mondo, e gli scambi che le permettono di arricchirsi e di arricchire, indaghiamo sulle nostre relazioni e sull'amore che contengono.

Cerchiamo un luogo tranquillo, un tempo a disposizione, carta e penna. Vi propongo di seguire una guida: pensiamo alle persone che amiamo in base a varie relazioni (coniugale, figli, genitori, amici, compagni di lavoro, ecc.). Possiamo accompagnarci con le loro fotografie. Nelle mie relazioni con loro e con ciascuno…

1. Scopro l'essenza di queste persone, la loro unicità e originalità? Posso definire l'essenza delle loro persone con poche parole. Posso ripetermi questa domanda man mano che conosco ciascuna di loro. Una persona resterà sempre un mistero per me, che svelo e mi sorprende a ogni incontro (il dono d'amore che l'altro è per me).

2. Mi fanno scoprire qualcosa di me che non conoscevo? Lo esprimo con poche parole (il dono d'amore che sono).



3. L'amore mi ha fatto uscire dal mio recinto. Quale egoismo ho superato grazie a quella persona?

4. Viktor Frankl scrive nel suo libro Homo patiens: “…anche se suona come un paradosso, le cose valgono per essere sacrificate. Il senso sacrificale costituisce il vero valore delle cose. E ciò che determina in ultima istanza il prezzo di una cosa è il suo possibile destino per qualcosa di superiore”.



5. Mi chiedo: cosa ho sacrificato per questa relazione?

6. Mi propongo di comunicare in qualche momento queste riflessioni alle persone che amo.

Spero che vi siate sorpresi con questa riflessione che può fungere da strada, perché all'interno di relazioni oneste di vero amore possiamo superare le dipendenze affettive.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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