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Ricordati, tutti i tuoi sforzi sono per il domani

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© total 13 / Flickr / CC

padre Carlos Padilla - Aleteia - pubblicato il 24/07/14

La vita esteriore dipende da quella interiore, la fonte dipende dal pozzo, il frutto dalla radice, il sorriso dalla profondità dell'anima

Colpisce la fecondità, che non è nostra. Mettiamo tanto poco e Dio dà tanto. Il raccolto è immenso. Impossibile da calcolare. Non è facile. Ma è bello vedere ciò che Dio fa con i nostri sforzi esigui.

Quante volte nella vita dobbiamo seminare e altri vedono i frutti! Come lo viviamo? Dobbiamo seminare, bussare a porte, mettere del nostro senza ricevere altro che la gioia di lavorare e fare ciò che Dio ci chiede. Mettiamo pietre di quelle cattedrali in cui altri pregheranno.

Questo ci aiuta ad essere liberi nella nostra dedizione, senza aspettare il frutto, senza anelare all’applauso. È vero che ciò che conta non è l’efficacia, ma dare tutto ciò che abbiamo, semplicemente, accettando il fatto che i tempi di Dio non sono i nostri. Questo ci rende più forti, ci aiuta a lottare senza vedere molto, ci rende liberi, più fiduciosi, più figli di Dio.

Altre volte è il contrario, e dobbiamo raccogliere i frutti di molti che hanno seminato silenziosamente senza vedere nulla prima di noi. In quei momenti, è importante essere grati, saper vedere tutto il lavoro apparentemente inefficace di molte persone per tanto tempo.

Raccogliamo ciò che altri hanno seminato. A noi è toccata la parte finale. Perché siamo fonte, altri sono stati pozzo. Andiamo sempre insieme. Nel nostro lavoro, se raggiungiamo qualche volta il successo è perché prima di noi molti hanno fallito, ci hanno provato, hanno pregato nel loro cuore. Molti si sono confusi, prima che noi ci azzeccassimo.

Molti ci hanno sostenuti con la loro dedizione, con quello che a Schoenstatt chiamiamo capitale di grazie, ovvero l’offerta quotidiana e silenziosa della propria vita. Il raccolto è preceduto da molti semi donati con umiltà e sacrificio.

Per questo, quando seminiamo è importante godere del semplice fatto di seminare e offrire a Dio i frutti. E quando raccogliamo, non dobbiamo dimenticarci di tutti coloro che hanno seminato e riconoscere con umiltà che non è nostro, che è di altri, di Dio.

Vivere con il cuore aperto a ciò che Dio ci dona. Essere generosi seminando nell’oscurità e raccogliendo nella luce. E sapere che oggi abbiamo dei frutti e domani vedremo il fallimento.

E non succederà nulla, ricominceremo, semineremo di nuovo dalla mano di Dio. Confidando nel fatto che è Lui che semina nella nostra vita, che raccoglie, che protegge.

Sapendo che il frutto è una grazia, un dono, un regalo per il nostro sì generoso. E quel frutto è immenso, supera la nostra dedizione, il poco che abbiamo messo come dono. Il suo amore supera sempre il nostro.

Il seme deve morire per portare frutto. Le cose importanti della vita richiedono sforzo. Ci costa donare tutto senza vedere i frutti. Vogliamo il successo immediato, raggiungere la vetta senza sforzo.

Non comprendiamo che il sacrificio è necessario per avanzare. Senza sforzo non c’è raccolto. Senza notte non c’è luce del giorno. Senza silenzio profondo non c’è vero sorriso. Senza pozzo profondo non c’è fonte. Se non seminiamo non c’è frutto.

Seminare richiede rinuncia. Il seme cade sotto terra e muore prima di poter dare vita. Non ci piace dover morire, ma lo verifichiamo ogni volta. La rinuncia e il sacrificio sono fondamentali nella vita.

Non c’è frutto senza quel seme che muore. È il tempo nascosto. Il seme cresce con il suo tempo di maturazione. Non è immediato. Sta per un po’ custodito nella terra. Nascosto. Non si vede nulla.

La terra rotta permette di inserire il seme e questo cresce lentamente, da dentro verso fuori. Prima nel profondo del cuore, poi verso l’esterno, perché altri possano mangiare e godere del giardino e del raccolto.

Ci sono momenti nella nostra vita di radici, di affondare, di approfondire. Anche se fuori non si vede nulla, la mano di Dio sta modellando nel silenzio. Momenti di pozzo, perché poi possa esserci una fonte. In silenzio, perché poi ci siano risate.

Sono tempi di sacrificio, di ricerca, di preghiera, di domande, di oscurità. Nessuno vede cosa succede dentro.

Molte volte, quando guardiamo indietro nella nostra storia, ci rendiamo conto di quanto sono stati importanti quei momenti verso l’interno, epoche di sacrificio, o di studio, o di immergerci nella routine, di preghiera, di insicurezza. Sono stati la roccia che ha poi sostenuto momenti di gioia e di frutto, di raccolto.

La vita è lenta, cresce da ciò che siamo, dalla nostra terra, dalla nostra creta, dal nostro nome. Così modella Dio. A volte “tappiamo” ciò che siamo e vogliamo essere altri, vogliamo essere subito santi, guardando o imitando altri, ripetendo cose, e non ascoltiamo il grido della nostra anima.

Mi piace moltissimo questa immagine del seme nascosto nella terra, che all’inizio cresce dentro senza che nessuno lo veda, fino a fiorire verso l’esterno. La vita di fuori dipende da quella interiore. La fonte dipende dal pozzo. Il frutto dalla radice. Il sorriso dalla profondità dell’anima.

Ce lo ricorda San Paolo: “Ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura”. Stiamo costruendo per la vita eterna. Stiamo seminando per domani.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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