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Quanto caos sulla fecondazione eterologa

Fecondation – it

Instituto Bernabeu / Flickr / CC

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 24/07/14

Si fatica a sciogliere il nodo sull'anonimato del donatore. Intanto sarebbero già in corso quattro gravidanze tra Roma e Milano.

Il 28 luglio potrebbe essere il giorno di una storica e definitiva svolta per la fecondazione eterologa. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato che le linee guida in materia saranno presentate alla Camera e a settembre ci sarà un decreto del Consiglio dei Ministri per attivarle (Il Messaggero, 23 luglio).

Eterologa, terreno minato
In questo modo, a distanza di tre mesi dalla sentenza della Consulta, che ha annullato il divieto di fecondazione eterologa imposto dalla Legge 40, si completerà il quadro normativa che avrà un effetto "rivoluzionario" in Italia. Sarà legale, infatti, utilizzare per una gravidanza un seme oppure un ovulo che provengono da un soggetto esterno alla coppia di genitori del nascituro (il quale presenterà quindi un patrimonio genetico diverso da quello di coloro che intendono allevarlo). Eppure ci si sta incamminando in un terreno minato, tra molte ombre e pochissime luci. In questi giorni regna il caos più assoluto sui diversi fronti impegnati a trasformare in realtà la fecondazione eterologa.

Le linee guida del ministero
Il gruppo di esperti del ministero sta lavorando intensamente per le annunciate linee guide del ministro Lorenzin. Si sta ragionando su alcuni punti chiave: i termini della donazione gratuita, con limite al numero di donazioni (da 5 a 10); no ai cataloghi per scegliere le caratteristiche genetiche del genitore biologico; sì al diritto dei bambini di conoscere le loro origini; età massima per la donna che vuol ricevere la fecondazione dovrebbe essere di 52 anni, come per l’omologa

L’anonimato dei donatori
Le maggiori difficoltà si incrociano sulle deroghe all’anonimato dei donatori, come riporta La Stampa (24 luglio). L’effetto a lungo termine della provetta libera potrà essere un esercito di bebè che una volta cresciuti vorranno conoscere il loro vero padre. In base alle norme italiane, i dati dei donatori sono conservati con l’anonimato per 30 anni in appositi registri e di fatto c’è la possibilità di risalire ai propri dati genetici, tutto allo scopo di garanzia sanitaria ma non per una identità biologica che non è alla base di rapporti familiari, come sentenzia la Corte Costituzionale.

L’identità del padre biologico
Le regole in vigore riguardano le donazioni di cellule, le modalità con cui prestare il consenso informato da parte del donatore, l’anonimato del donatore e del ricevente, e le modalità di selezione del donatore. Le regole in vigore riguardano le donazioni di cellule, le modalità con cui prestare il consenso informato da parte del donatore, l’anonimato del donatore e del ricevente, e le modalità di selezione del donatore. Il ministro Lorenzin ha detto che va risolto il problema dell’anonimato o almeno di chi cede i propri gameti alla coppia e il diritto a conoscere le proprie origini e la rete parentale più prossima (fratelli e sorelle) da parte dei nati con queste procedure.

Quattro pazienti Ignorano la Consulta
Mentre il team di esperti lavora tra i meandri insidiosi delle linee guida, c’è un altro fronte caldo da sbollire. Si domanda il Corriere della Sera (23 luglio): in Italia è già possibile eseguire questo tipo di fecondazione oppure bisogna attendere una normativa mirata da parte del ministero della Salute? È uno scontro a colpi di norme e regolamenti. Ci sono quattro casi, infatti, di pazienti che a Roma e Milano avrebbero già avviato la fecondazione eterologa, convinti che basti il recente parere favorevole della Consulta. Lorenzin ha però smentito: «Non mi risultano al momento gravidanze da fecondazione eterologa».

Il caso del ginecologo Antinori
Dei quattro presunti casi, tre sarebbero a Roma, almeno secondo quanto sostenuto dall’associazione Luca Coscioni. Che ha optato per l’anonimato delle coppie e dei medici coinvolti. Una, invece, a Milano, propiziata dal ginecologo Severino Antinori. Che – fa sapere, invece, con dovizia di particolari – nella sua clinica "Matris" ha accolto una coppia pugliese, con problemi di fertilità maschile e che per ben tre volte si era recata in Spagna senza successo. Risultato: l’ecografia conferma, avranno il primo figlio da eterologa in Italia (
Avvenire 21 luglio). Antinori ha persino deciso di sporgere querela per diffamazione «nei confronti di quanti mettano in dubbio l’autenticità della gravidanza ottenuta in via eterologa» nella sua clinica (Ansa, 22 luglio).

Il "decalogo" cattolico
Il professore Francesco D’Agostino, giurista cattolico, su Avvenire (23 luglio), elabora una sorta di piccolo decalogo, nella consapevolezza che il percorso dell’eterologa in Italia è ormai segnato. La fecondazione sarà legale, ma almeno nel rispetto di alcune norme di bioetica per ingoiare un boccone quanto meno amaro possibile per una vasta schiera di cattolici. D’Agostino sostiene che è necessario controllare che le coppie che accedono alla procreazione assistita «siano adeguatamente informate e diano un valido consenso».

Attenzione alla qualità dei gameti
È necessario controllare, prosegue il giurista, «la "qualità" dei gameti da utilizzare nella pratica, per impedire che attraverso di essi possano trasmettersi al nascituro patologie di carattere genetico» e, al tempo stesso, con norme rigorosissime, «bisogna impedire che attraverso l’eterologa si aprano le porte all’eugenetica».

Il conflitto tra il donatore e il nascituro
Bisogna risolvere, attraverso una legge «il conflitto tra l’interesse all’anonimato dei donatori di gameti e l’interesse del nato non solo ad avere le necessarie informazioni in merito alla mappa del genoma dei suoi genitori naturali – ove questo si riveli indispensabile per eventuali diagnosi e terapie – ma a conoscerne eventualmente la stessa identità».

No ai "donatori a pagamento"
Inoltre, altro punto sollevato dal giurista cattolico è «impedire qualunque forma di commercializzazione dei gameti e impedire che anche in Italia venga a crearsi la grottesca categoria dei "donatori a pagamento" di spermatozoi o di oociti». Infine bisogna risolvere il nodo «se garantire o come garantire la privacy dell’eterologa, privacy che verrebbe immediatamente meno se da una coppia italiana nascesse un bambino con caratteri somatici tipicamente africani o asiatici».

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