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La violenza dei pacifici

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SIC - pubblicato il 22/07/14

Cosa vuol dire Gesù quando dice che i pacifici erediteranno la terra?

Il Vangelo di questa settimana è tratto dal capitolo 13 di San Matteo, in cui si trovano le parabole del Regno dei cieli. Già domenica scorsa abbiamo potuto ascoltare quella del seminatore. Papa Benedetto XVI, nel suo libro su Gesù di Nazareth, ci ha detto che il messaggio di Gesù circa il regno raccoglie affermazioni che esprimono la scarsa importanza di questo regno nella storia. È come un granello di senape, il più piccolo di tutti i semi.

Il Signore, però, ci ha abituati a una pedagogia molto efficace per dirci cose importanti utilizzando un linguaggio semplice, come quello delle parabole del Regno, in cui si paragona a un tesoro o a una perla per la cui acquisizione vale la pena di lasciare tutto (Mt 13,44-46). Il suo messaggio della Buona Novella si può accogliere e comprendere solo partendo dalla fede. Gesù stesso ci parla del grano e della zizzania, della luce e delle tenebre… Fin dalle origini si invitavano i cristiani a due cose: a vegliare perché il vostro avversario, il diavolo va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare; e a resistere, fermi nella fede… Papa Francesco lo tiene presente, quando ci avverte che nel compito della Nuova Evangelizzazione il nemico può occupare lo spazio del Regno e provocare danno con la zizzania, ma non dobbiamo avere paura, perché è vinto da Dio e dalla bontà del grano che si manifesta con il tempo.

Questa parabola si rivolge a una comunità che ha già esperienza del male al suo interno. Una soluzione che appare è quella di tagliare alla radice, ma il padrone di casa rifiuta la proposta dei servi di strappare la zizzania con l’argomentazione che nell’operazione si potrebbe danneggiare anche il grano. La ragione è che non è sempre possibile distinguere con chiarezza. Può essere che qualcosa di buono dell’uomo venga facilmente considerato negativo, e Gesù risolve la cosa lasciando “crescere” il male insieme al bene e lasciando la separazione per la fine dei tempi. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste”, sa aspettare, commenta papa Francesco.

Il cristiano che vuole rispondere alla chiamata del Signore deve scegliere di essere buon grano, deve decidere di amare Cristo nella Chiesa e contribuire a renderla sempre più segno trasparente di Dio. Si conosce la fragilità della Chiesa con realismo, ma non ci si scandalizza, è “campo di Dio” per la salvezza dell’uomo e assume il difficile compito di purificarla, di renderla più bella e santa. Bisogna gettare il buon seme e collaborare attivamente a superare il male. Fare instancabilmente il bene.

Fratel Roger Schutz di Taizé proponeva una terza via di fronte all’inattività conformista e alla violenza distruttrice: la violenza dei pacifici, ovvero la presenza del cristiano che, libero da ogni odio, abbia un effetto edificante e creatore. La sua provocazione sia imitare Cristo ed essere pieno di amore acceso e disinteressato a favore degli altri e si mantenga in questa “violenza” come forma permanente di vita.

Di monsignorJosé Manuel Lorca, vescovo di Murcia (Spagna)

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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