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Don Pino produce olio sugli ex terreni della ‘ndragheta

Don Pino De Masi

© Public Domain

Aleteia - pubblicato il 22/07/14

«Ai segni del potere occorre opporre il potere dei segni. È quello che abbiamo fatto e stiamo facendo»

Nei 130 ettari sottratti alle ’ndrine, il primo bene in Calabria confiscato alla mafia e dato in gestione per fini sociali, cominciano i campi estivi di LIBERA. In dieci anni di attività ci hanno provato in tanti a fermare il sogno di don Pino De Masi e dei suoi ragazzi, come racconta Famiglia Cristiana il 20 luglio. Intimidazioni, atti di vandalismo, il taglio delle piante, sabotaggi di ogni genere a cui però la cooperativa Valle del Marro ha sempre risposto con un progetto nuovo, come quello legato alla produzione dell’olio

Le quattro C
“I campi di volontariato sui beni confiscati” ha dichiarato don Pino “sono un modo per trasformare la vacanza in un “esserci” con autenticità e determinazione. I volontari di LIBERA puntano ad essere cittadini attraverso la pratica delle quattro C: la conoscenza, la concretezza, la continuità e la corresponsabilità. Una cittadinanza che genera bene comune anche attraverso il dovere della memoria, vera spina dorsale di ogni impegno." 

Impresa solidale
Don Pino, appena arrivato nel 1984, aveva cominciato subito con un’educazione solida e un ancoraggio al Vangelo. La  sua cooperativa Valle del Marro diventa realtà nel 2004. I ragazzi che da tempo frequentavano la parrocchia e che, con il loro parroco, si erano impegnati in un cammino di evangelizzazione, avevano trovato naturale confluire in quella impresa solidale che prometteva lavoro e speranze e che oggi è un fiore all’occhiello di tutta la regione: il segno che non è impossibile sottrarsi alle mafie e avviare la Calabria verso un futuro diverso. «Come diceva don Tonino Bello, ai segni del potere occorre opporre il potere dei segni. È quello che abbiamo fatto e stiamo facendo».

La strada di Papa Francesco
Le parole del Papa danno coraggio a Don Pino: «Sono forti e importanti», spiega all’indomani dell’inchino al boss fatto fare alla statua della Madonna durante la processione a Oppido Mamertina. «Importanti perché non sono rivolte solo come monito ai mafiosi, ma sono un discorso alle Chiese in generale e, in particolare, a quelle di Calabria, perché affrettino il cambiamento in atto. La storia delle nostre Chiese è una storia di luci e ombre, in alcuni momenti di molte ombre e poche luci, in altri il contrario. Dopo la visita di Papa Francesco, abbiamo capito che ormai c’è una strada che abbiamo intrapreso e non si può tornare indietro».

Don Pino continua a seminare segni «perché dobbiamo far capire che è normale vivere nella legalità. 

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mafiatestimonianze di vita e di fede
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