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Un libro per imparare a meditare

padri del deserto – it

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 16/07/14

“Dio nel silenzio”, di Antonio Gentili e Andrea Schnöller

“La preghiera si fa vita nella misura in cui la vita si fa preghiera. O, per servirci di un’espressione pregnante: è necessario vivere la preghiera e pregare la vita”. È questo lo “slogan” che potrebbe riassumere il libro di Antonio Gentili e Andrea Schnöller “Dio nel silenzio. Manuale di meditazione” (Ancora).

La meditazione, spiegano gli autori, “conquista una sempre più larga cerchia di simpatizzanti e di praticanti”, visto che il ritorno all’interiorità e la ricerca del silenzio costituiscono al giorno d'oggi “un fatto di una certa rilevanza”.

In Occidente, infatti, si vanno diffondendo a macchia d’olio movimenti di ispirazione orientale, “che in qualche modo si propongono di ridare unità alla vita lacerata dell’uomo e di riconciliarlo con sé e con il mondo”; “le 'scuole di preghiera' si estendono con rapidità e gruppi carismatici contagiano un numero crescente di uomini che vi trovano l’opportunità di ridare slancio alle assopite 'ragioni del cuore'”.

“Di fronte alla 'morte di Dio' e alla perdita di senso che ne costituisce la tragica conseguenza, ben lungi dall’essere una fuga, la meditazione rappresenta piuttosto un’urgenza non più dilazionabile”.

Le motivazioni che spingono verso la pratica meditativa sono varie, ricordano gli autori: “c’è chi medita per raggiungere il proprio sé profondo e trarne energie pacificatrici e operose. C’è chi medita per immergersi in una Totalità che tutto avvolge, dove i contrasti si placano e si esalta la comunione cosmica e l’unità del tutto. C’è infine chi anela all’incontro con il Tu divino, incontro pieno di fascino ma non scevro di difficoltà e di mistero”.

“Per molti la meditazione è un mezzo per immunizzarsi di fronte agli stress e al nervosismo della vita moderna. Per altri essa è via verso una maggiore conoscenza di se stessi e dei meccanismi della propria mente, così da non essere risucchiati nel vortice della quotidianità e attingere conseguentemente la vera saggezza. Per altri ancora è un momento di ricarica interiore che favorisce una migliore socializzazione e rende più pronti ad assumere le molteplici responsabilità della vita. Per altri, infine, è ricerca del senso ultimo e profondo dell’esistenza e strada che conduce alla piena realizzazione di sé nell’incontro con l’Assoluto”.

Anche in ambito più strettamente cristiano la meditazione è oggetto di crescente interesse. La meditazione cristiana si pone inequivocabilmente come “strada all’incontro con Dio, sorgente e approdo di quel paradosso che chiamiamo uomo”, essendo quindi “un’esperienza religiosa nel senso più pieno del termine”.

Ogni pratica meditativa, sottolinea il testo, “quale che sia la forma che verrà assumendo o lo scopo che si prefigge, si costruisce sulla base del silenzio”.

La meditazione è infatti al contempo “uno stato di totale silenzio e la via che conduce a esso. Il frutto e l’esercizio sono un tutt’uno, come le radici e le foglie di una pianta che ne rinnovano la linfa e sono a loro volta nutrite da essa. Quando il silenzio ti avvolge da ogni parte, allora sei in meditazione; e mentre ti alleni a raggiungere questo traguardo, la meditazione ti avvolge come l’ombra in una calda giornata d’estate”.

Sintetizzando la pluralità di scopi della pratica meditativa, si può dire che “meditare è vivere in comunione: con se stessi, raggiungendo il nostro centro unificante, donde si sprigiona pace, gioia, verità, amore; con gli altri, dalle persone agli avvenimenti, da ogni essere senziente alle cose, avvertendo questo insieme di realtà come parte integrante di noi stessi, da accogliere nel nostro amore per mezzo della benevolenza; con Dio, Radice e Approdo del nostro essere”.

È infatti “indubbio” che ogni pratica meditativa si rifaccia, “in modo implicito o esplicito, consapevole o inconsapevole, iniziale o perfetto, all’Assoluto”, proseguono Gentili e Schnöller. Per questo, “non solo è impossibile praticare la meditazione senza una continua conversione a Dio di tutta la vita, intendendo con ciò un cammino di reale trasformazione interiore”, ma la meditazione stessa “aiuta ad accogliere le iniziative imprevedibili di Dio e le sue manifestazioni storicamente documentabili e universalmente diffuse. I cristiani affermano: la sua incarnazione. Alla luce di questo evento reale e misterioso che porta il nome di Cristo, l’uomo che cerca Dio non può non interrogarsi su Dio che ricerca e incontra l’uomo”.

“Non resta che augurarsi che a ogni uomo sia dischiusa la possibilità di accogliere la buona novella – ché appunto di lieta notizia si tratta – di colui nel quale si è «manifestata la benevolenza e la filantropia di Dio nostro salvatore» (Tt 3, 4)”.

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