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Nel matrimonio, più pericolosa della pornografia è la menzogna

Pretending Porn is Academically Respectable Thomas Hawk – it

Thomas Hawk

Aleteia - pubblicato il 15/07/14

È una scommessa rischiosa, ma mia moglie è stata l'ancora alla quale mi sono aggrappato per lottare contro la mia dipendenza

Riportiamo questo nuovo contributo del blog Porquesepuede, la validissima testimonianza di un uomo credente che lotta contro la pornografia e cerca di aiutare altre persone come lui. In questo caso, parla della persona che lo ha aiutato di più, sua moglie. Questo problema così grave può diventare una lotta che rafforza ancor di più il matrimonio? È questa la sfida.

Non mi viene in mente un modo migliore per dirlo. Seduto davanti a questo blog, mentre iniziavo a pensarci, mi sono reso conto che prima o dopo dovevo parlarvi di LEI.

Una delle esperienze che ho cercato di condividere qui a livello attivo e passivo è che il peccato della pornografia è, essenzialmente, un peccato della solitudine. In questa orrenda stanza senza porte che siamo noi dipendenti avviene ogni tipo di misteri, parole, voci e immagini. La maggior parte ci distrugge. È la solitudine.

Confessiamolo una volta per tutte: quante volte avete finito di vedere o di fare qualcosa che non dovevate e avete detto qualcosa di simile a “Questa è l’ultima volta”, “Ho cercato ma non ci sono riuscito, quindi non è colpa mia”, “Ho resistito molto più di prima!”, “Alla fin fine sono un uomo (donna) e mi piacciono le donne (uomini)”, “Lo fanno tutti ma nessuno ha il coraggio di dirlo, per cui non deve essere tanto sbagliato” e una lunga serie di eccetera? Tutti questi dialoghi interiori vanno, se ci fate caso, dal senso di colpa disperato all’autogiustificazione più assurda.

Nello spazio di riunione che come sapete cerca di essere questo blog, cercherò di apportare molto brevemente un’esperienza fondamentale.

Se nel mio caso la pornografia era la dipendenza della solitudine, il suo rimedio è stato soprattutto l’aiuto esterno. Sembra ovvio, ma non lo è. Sono cattolico, l’ho detto molte volte e pregando chiedevo a Dio di uscire da questo pozzo. Egli, tuttavia, con una pedagogia diversa dalla mia, aveva i suoi tempi e i suoi motivi per aspettare. Sembrava che non fosse lì per me. Oggi capisco che non era così e inizio a comprenderlo, ma di questo parlerò un altro giorno.

L’aiuto esterno è diventato palpabile quando Dio ha voluto. Per me è stato un regalo enorme. MIA MOGLIE. Siate credenti o no, trovate quella persona che vi ama enormemente. Senza il suo aiuto, spezzare le nostre catene sarà quasi impossibile.

Ricordo che è stato tutto molto difficile. Quando sentite che la pornografia finisce per distruggere il matrimonio non prendetelo come uno scherzo, è vero! Il porno, come ben sapete, è una dipendenza e si basa, oltre a una serie di pixel del tuo schermo, su un concetto oscuro che è il morbo. Quando non sei impegnato nella pornografia, non puoi liberarti dall’orribile sensazione del fatto che “ti stai perdendo qualcosa”. Quando non sei impegnato in essa, ci pensi. Rubi quindi molto tempo a tua moglie (e ai tuoi figli), perverti tante volte la sessualità con lei, appaiono i segreti e le menzogne. C’è talmente tanto da dire sul binomio “matrimonio/pornografia” che vorrei riservarlo a un contributo successivo sul blog.

Per ora voglio parlarvi della persona-àncora. È un referente insostituibile. Qualcuno di esterno a noi. A volte non la scegliamo noi, ma è qualcuno che è vicino a noi e che si impegna a fondo nel nostro cammino. Altre volte bisogna cercarla. Dev’essere qualcuno molto coinvolto affettivamente con noi, che ci voglia bene, che sia disposto ad accompagnarci nel processo di disintossicazione che dovremo seguire e soprattutto che non ci giudichi mai. Pensate se non sono fortunato: “Quello che fai è molto duro, lotta, ma non dimenticare che non ha nulla a che vedere con il fatto che ti amo. Questo è un problema diverso, di entrambi, e se siamo sinceri lo supereremo insieme”.

È enormemente complicato, perché la persona-àncora deve essere anche molto “fredda”, molto ferma al momento di dirti che hai sbagliato, che quello che hai fatto non va bene, che devi subito porre rimedio (blocchi di Internet, il computer in sala da pranzo, non rimanere mai solo in casa e andare anche rapidamente a confessarti se sei cattolico). Questa persona soffrirà per la tua situazione. In molti casi si chiederà perché ti succede questo. Se è tua moglie, avrà sempre questo tarlo nella testa: “Cosa trova lì che io non posso dargli? Non gli basto? Mi mente? Mi amerà ancora?”

Il mio caso, ovviamente, era questo. Il tormento di uscire dalla pornografia si univa alla paura di farle del male. Se cadevo mi dicevo: “Non glielo raccontare, la annienterai”. Ma le menzogna era la cosa peggiore. Nasconderle le cose.

Se la persona scelta è la propria moglie, vi racconterò una cosa che probabilmente vi sorprenderà. Forse vi sembrerà anche crudele. Questi dubbi li deve sopportare da sola. È stato il mio caso. Puoi prometterle che quello che pensa è una bugia, ma nient’altro. Tu hai le tue lotte e lei ha bisogno di uno spazio vitale. È il prezzo che pagherà per il fatto di accompagnarti, siamo chiari. Io l’amo moltissimo e lei ama me, per questo ha funzionato. Se la persona scelta è vostra moglie, posso garantire che è la scommessa più grande che farete nella vostra vita. Può andare malissimo, ma se funziona (e se vi amate davvero sarà così) il matrimonio ne uscirà enormemente rafforzato. “Che diritto hai tu di esortarmi a mettere a rischio il mio matrimonio?”, potete dirmi. Ad ogni modo, lo stiamo già mettendo in gioco ogni volta che viviamo la nostra doppia vita. Non è la pornografia che ucciderà il matrimonio, credetemi. È la menzogna.

Guardate quello che mi ha salvato. È importantissimo e forse vi aiuterà. Non le ho mai promesso che avrei abbandonato la pornografia o la masturbazione. Non puoi promettere quello che non sei sicuro di poter mantenere. Mi sono solo impegnato a lottare e a dirle tutto. TUTTO, anche le cose piccole. Non solo la pornografia esplicita, ma anche se leggevo un semplice giornale sportivo e vedevo una donna in topless glielo dicevo; se cercavo su Google Immagini qualcosa che non aveva nulla a che vedere con il porno ma usciva fuori un’immagine oscena glielo dicevo, eccetera. A poco a poco è iniziato in me un cambiamento enorme. Quando andavo a vedere dei porno o a masturbarmi, mi dicevo: “La cosa peggiore di questo è che, anche se ora mi dà piacere, dopo dovrò raccontarglielo”. E smettevo di farlo! È avvenuto a poco a poco, è vero, ma ha funzionato. Vedendo con quale affetto mi rispondeva, mi faceva sempre più paura farle male. Se qualche volta, però, e questo è importante, avevo il minimo dubbio sul fatto che dovessi raccontarle qualcosa, perché forse lo trovavo troppo banale, allora glielo raccontavo. Non dimenticatelo. Noi dipendenti siamo totalmente incapaci di prendere decisioni relative alle nostre dipendenze. Tutto ci sembra accettabile. O tutto ci sembra orribile. La persona-àncora mette le cose al suo posto perché le vede dall’esterno. Avvisa su ciò che è importante e ciò che non lo è. Mi tranquillizzava.

Se non avete una persona così, cercatela. Un amico, un familiare, un sacerdote che si coinvolga davvero con la gente (ce n’è di ogni tipo), eccetera. Tutte queste ancora vi aiuteranno enormemente, ma sempre basandosi sulla sincerità.

Nel frattempo, se volete, potete collegarvi a questo blog. Qui, almeno, capiamo ciò che succede e cerchiamo di stare insieme.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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matrimoniopornografia
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