Sconfitta l’Argentina con un gol nei supplementari
“Doveva vincere il fattore M. Messi contro Müller o l’uomo squadra argentino, Javier Mascherano, contro il collettivo tedesco, la Mannschaft appunto. Se vogliamo, ha vinto il fattore M. M anche come Mario, Mario Götze: l’autore dello splendido gol che, a sette minuti dalla fine dei tempi supplementari, ha deciso al Maracanã di Rio de Janeiro la finale dei campionati del mondo di calcio. Ma soprattutto ha vinto il fattore M inteso come meritocrazia. La finale ha premiato davvero chi ha meritato di più la coppa”.
Lo scrive Damiano Tommasi nel suo commento alla finale dei mondiali di calcio. E continua: “Sono personalmente contento quando a emergere in uno sport di squadra è il collettivo, il movimento continuo di tutti i suoi elementi, ognuno con le sue qualità individuali: stelle sì, ma al servizio di tutti. La Germania in tutta la competizione ha dimostrato questo e l’ha dimostrato partendo da lontano”.
E sulla programmazione che nell’arco di una decina d’anni ha riportato la nazionale tedesca ai vertici assoluti del calcio insiste anche Sandro Mazzola che, in un’intervista al nostro giornale, sottolinea anche l’“appuntamento mancato col mito” da parte di Leo Messi (“è indubbiamente un grande campione, ha una tecnica sopraffina e una velocità di esecuzione pazzesca, ma evidentemente non regge il peso di certe partite”) e due caratteristiche dei mondiali appena conclusi: “Sono stati i mondiali dei supplementari: segno di un grande equilibrio e del fatto che sono venuti a mancare i campionissimi. E sono stati i mondiali dei portieri: Oltre a Neuer ne abbiamo visti sei o sette capaci di essere decisivi. È stata una delle novità di questa edizione”.