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La Bellezza rivelata: la prospettiva, un invito a contemplare la corporeità di Cristo

Giulia Spoltore - Aleteia - pubblicato il 13/07/14

Partiamo dal ciclo di affreschi con le Storie di Isacco nella Basilica superiore di Assisi

Questa volta insieme al professor Rodolfo Papa andremo a scoprire l’importanza di due tra i più noti versetti del vangelo di Matteo: “Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono” (Mt 13,16-17).

Anche alla luce dell’enciclica Lumen Fidei, il professor Papa ci spiega proprio come queste parole del vangelo di Matteo giustifichino la centralità che l’arte assunse nel cristianesimo. Il professore riconosce nell’esperienza mistica di San Francesco un “discrimine” per tutta la storia dell’arte. Con l’invenzione del presepe moderno a Greccio e con la conformazione totale di Francesco a Cristo sino alle stimmate, si apre un nuovo inizio dell’arte. L’introduzione della prospettiva nel ciclo di affreschi con le Storie di Isacco nella Basilica superiore di Assisi (seconda metà del XIII secolo) si pone come immediata conseguenza di questi avvenimenti, una risposta dell’arte in linea con la tradizione che il professor Papa ci indica nei testi di Siccardo, vescovo di Cremona, Guglielmo Durando, vescovo di Mende, e di Tommaso d’Aquino.

La prospettiva non è una scoperta paragonabile all’introduzione della pittura ad olio, piuttosto è un cambio di passo radicale nell’arte cristiana che denuncia qualcosa: lo stile è uno strumento, non un fine.

L’obiettivo dell’uso della costruzione prospettica nell’arte cristiana è quello di creare uno spazio abitabile che ribadisca l’incarnazione di Cristo. Questa tradizione, come ci indica il professor Papa, risale alla Veronica, quel panno con il quale la pia donna asciugò il volto di Gesù che stava salendo il Calvario. Una tradizione che insiste dunque sulla corporeità di Cristo.

Questa insistenza si giustifica attraverso tre argomenti: l’incarnazione di Cristo, vero Dio, ma anche vero uomo; la reiterazione nei Vangeli del tema della “visione”, del “vedere”; infine il permanere della presenza di Cristo nella Chiesa attraverso l’Eucarestia, una volontà che l’arte deve in qualche modo assecondare.

La prospettiva dunque non è un semplice escamotage per coinvolgere lo spettatore, ma è un invito a contemplare la presenza e la corporeità di Cristo. Con la prospettiva l’arte cristiana ci ricorda che Dio ha scelto di irrompere nella Storia. Attraverso la costruzione prospettica l’arte tenta di restituire la presenza dell’Emanuele (“Dio con noi”) perché nel vederla si possa gioire, si possa essere beati.

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