Nulla quindi impedisce che una bambina venga data in sposa. Il 10 giugno il giornale yemenita Al-Mohmah pubblica un editoriale di Nishwan Hammoud al-Barida, avvocato dell’Unione delle donne yemenite, dal titolo significativo “Il matrimonio delle bambine nello Yemen è un crimine che deve necessita una legge”. L’autore sottolinea immediatamente che il matrimonio delle bambine è una tradizione che non affonda le radici nell’islam e che un padre che obbliga la propria figlia a un simile matrimonio va perseguito e punito.
Al-Barida, consapevole dell’esempio di Maometto che ha sposato ‘A’isha all’età di sei anni e l’avrebbe penetrata a nove, spiega che questo non giustifica il crimine. Se Maometto era il Profeta dell’islam e si era preso cura di ‘A’isha e le avrebbe consentito di vivere l’infanzia lasciandola persino giocare con le altre bambine, ebbene questo non vale a giustificare l’orribile pratica oggi. L’avvocato reclama una legge che proclami innanzitutto la parità tra i sessi per quanto concerne l’età del matrimonio e soprattutto il limite minimo di 18 anni per la donna, una legge che tuteli i bambini yemeniti da ogni genere di discriminazione, che garantisca loro tutela sanitaria, economica, sociale, una legge che garantisca un mensile alle bambine a rischio matrimonio per motivi economici, una legge che garantisca informazione e formazione a livello scolastico per sradicare la cultura e le tradizioni che conducono alla pratica.
Sulla stessa linea d’onda, a livello di attivismo dal basso, è la già menzionata campagna per salvare Warda che viene così descritta da Hend Nasiri: “Warda è il simbolo di tutte le ragazze yemenite che vogliono prendere in mano la propria vita ed emanciparsi. Vogliamo gettare luce sul crimine “spose bambine”.
Warda rappresenta tutte le bambine yemenite vittime di violenza, stupro, aggressioni sessuali e soprusi. Ho scelto questo nome perché è un nome molto diffuso nello Yemen”. In uno degli ultimi incontri organizzato dalla Nasiri molte donne e uomini si sono fatti fotografare con cartelloni scritti a mano recanti scritte e denunce chiare: “Bisogna emanare una legge che funga da deterrente per chiunque contribuisca al matrimonio delle bambine ovvero il tutore, lo sposo e il notaio (ma’dhun)”, “Salvate l’innocenza dell’infanzia da tutori e mariti assassini”, “Matrimonio delle bambine=abuso sessuale”, “Sono con Salvare Warda perché il matrimonio delle bambine è abuso sessuale legalizzato”.
Si tratta di iniziative importanti, da sostenere, che meriterebbero di per sé un Premio Nobel perché, come ha ribadito la Nasiri, le bambine yemenite, così come le bambine afghane e tante altre, devono sperare “di avere un giorno una patria fondata sulla giustizia e l’uguaglianza, una nazione dove vige uno Stato di diritto in cui si rispettano i diritti umani”. E soprattutto in memoria di tutte le piccole vite strappate prematuramente non solo al gioco, ma alla vita.