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Fecondazione eterologa, il percorso è segnato tra le polemiche

Close up of in vitro fertilisation (IVF). – it

Dabarti CGI

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 07/07/14

Lorenzin: faremo rispettare la sentenza della Consulta. Ma i cattolici protestano

Il percorso sulla fecondazione eterologa è definitivamente segnato. La recente sentenza della Corte Costituzionale abbatte il divieto di procreare in Italia sfruttando gameti provenienti da donatori esterni.

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin prova ad indorare la pillola ai movimenti cattolici che si oppongono alla fecondazione, spiegando che i tempi di una reale applicazione del provvedimento non sono brevi. «Per partire con la fecondazione eterologa bisogna aspettare le linee guida e alcuni passaggi in Parlamento. I Centri devono aspettare», spiega il ministro al Corriere della Sera (7 luglio). La donazione sarà gratuita, con limite al numero di donazioni (da 5 a 10) per evitare la nascita di bambini in un certo senso «fratelli». No ai cataloghi per scegliere le caratteristiche genetiche del genitore biologico. Sì al diritto dei bambini di conoscere le loro origini. L’età massima per la donna che vuol ricevere la fecondazione dovrebbe essere di 52 anni, come per l’omologa.

Lorenzin aggiunge: «C’è una sentenza della Consulta da rispettare e noi la dobbiamo eseguire, assicurando però il massimo delle garanzie ai pazienti: cercheremo di assimilare il meglio dagli altri Paesi che hanno iniziato prima di noi. Al centro dell’attenzione genitori e bambini». Il ministro però dribbla il suo pensiero sull’eterologa, nonostante sia un elemento di spicco di un partito (il Nuovo Centrodestra) che sostiene di tutelare e battersi per i valori cattolici. «Non ne voglio pensare nulla – afferma Lorenzin – perché sono il ministro della Salute e non posso essere influenzata da nessun tipo di ideologia. Le mie opinioni personali restano fuori».

Parole mal digerite da chi si batte da anni per evitare che il fenomeno dell’eterologa si spalanchi anche nel Belpaese come in molti altri stati europei. «Su questo tipo di fecondazione non bisogna fare riferimento solo al punto di vista della Chiesa, del magistero o dei medici cattolici», evidenzia ad Aleteia Enrico Larghero, Direttore di "Bioetica News", rivista del Centro Cattolico di Bioetica-Arcidiocesi di Torino, e Vice Direttore dello stesso Centro.

«Da un punto di vista prettamente scientifico – spiega Larghero – ci sono dei limiti preoccupanti di carattere fisico, relazionale, psicologico. Ci sono studi scientifici che indicano come la fecondazione in vitro e tanto più quella eterologa, portino con sé gravi conseguenze sulla salute del nascituro. In quella eterologa, c’è un ulteriore rischio eugenetico perché si va a selezionare il donatore. Il ministro dice che non ci saranno cataloghi, ma si scegliere comunque un donatore anziché un altro».

Per il direttore di "Bioetica News" «siamo di fronte ad una grave manipolazione dell’uomo sulla vita nascente. Ma il figlio non è un prodotto, è un dono. Nella fecondazione eterologa la vita del nascituro è gestita in toto artificialmente, è figlia di una "medicina dei desideri", non di una medicina che segue l’evoluzione naturale della vita».

Le posizioni di Lorenzin vanno nella direzione «di un’apertura verso questa condizione e ciò significa che ci avviciniamo alla deriva bio-giuridica. Non si tiene più conto né delle problematiche relazionali che sorgono all’interno di una coppia, né dei rischi sulla salute del bambino. Noi, diciamo in bioetica – conclude Langhero – che il terreno della fecondazione eterologa è un "pendio scivoloso": si parte, ma non si sa dove si arriva. Si naviga nel buio con una vera e propria imposizione della maternità, a prescindere da tutto e tutti».

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