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Perché Dio non fa nulla per i poveri?

Protecting religious liberty serves the poor, archbishop says – it

John Perivolaris

don Antonio Rizzolo - Credere - pubblicato il 04/07/14

Il Signore in realtà ha cura di chi è oppresso ma lo fa attraverso di noi?

Sono un catechista e amo passare il mio tempo in oratorio. Ogni giorno i ragazzi mi pongono tante domande. Eccone una: perché Dio rimane a guardare e non fa nulla per i poveri?

Mauro

Diversi anni fa ho letto un raccontino di Anthony De Mello, nel libro Il canto degli uccelli (Paoline), che risponde alla domanda. “Per la strada vidi una ragazzina che tremava di freddo. Aveva un vestitino leggero e ben poca speranza in un pasto decente. Mi arrabbiai e dissi a Dio: ‘Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?’. Per un po’ Dio non disse niente. Poi, improvvisamente, quella notte mi rispose: ‘Certo che ho fatto qualcosa. Ho fatto te’”.

Spesso pensiamo a Dio come a un’entità lontana, dispotica e incomprensibile. E crediamo di ottenerne i favori obbedendo ai suoi comandi, recitando qualche preghiera o compiendo qualche gesto particolare. Era l’idea di molti popoli antichi verso i loro dei e qualche volta anche degli ebrei. I profeti hanno usato espressioni molto dure contro questa mentalità. Leggiamo, ad esempio, nel libro di Isaia: “Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero? Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei. Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova” (1,11-17).

Dio non è un tiranno da tener buono con sacrifici e preghiere. Egli difende gli oppressi, gli orfani e le vedove, cioè i poveri, e chiede a ciascuno di noi di essere solidale con chi soffre, non ha nulla, è in difficoltà.

Dio non si è però limitato alle parole, ma si è fatto vicino a ogni uomo e donna, a tutti noi che siamo radicalmente poveri perché fragili, peccatori, a volte chiusi nella solitudine e nell’angoscia, nonostante i beni che possediamo. Il Figlio di Dio, infatti, ha assunto la nostra carne mortale, la nostra debolezza e fragilità. In Cristo, Dio è diventato uno di noi. Come scrive san Paolo, Cristo “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2Corinzi 8,9). Questa espressione paolina ci rivela chi è Dio, ci mostra il suo stile.

Papa Francesco lo spiega con parole straordinarie: “Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, ‘svuotato’, per rendersi in tutto simile a noi […] la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate” (cfr. Messaggio per la Quaresima 2014).

Dio stesso in Cristo si è fatto povero, solidale con l’umanità, con gli ultimi, i dimenticati. Per insegnarci a essere veri uomini e vere donne, cioè capaci di amore, misericordia, solidarietà. Capaci di donare, di mettere a disposizione degli altri quello che abbiamo e quello che siamo, le nostre qualità, i nostri talenti. E’ questa la via del Vangelo, che ci ricolma di gioia e di pace.

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