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Mi amerai ancora domani?

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Jim Henderson

Edward Mulholland - Aleteia - pubblicato il 04/07/14

Le canzoni d'amore spiegano il sesso cattolico

Ho appena ascoltato la cover di Amy Winehouse del classico di Carole King “Will You Still Love Me Tomorrow?”. Era a un click di Youtube di distanza da una cover della stessa canzone della semifinalista di The Voice UK 2014 Sophie May Williams. Ho sempre amato quella canzone, e penso che sia interessante che molti nuovi artisti la riprendano. Sono cresciuto con le canzoni di Carole King, ma la mia preferita è la versione di Roberta Flack dal suo album “Quiet Fire”.

In una mattina piovosa a Central Park, mia moglie ed io vedemmo Roberta Flack cantare “Amazing Grace”. Quel giorno non era lei l’attrazione principale. Insieme a Natalie Cole e a Placido Domingo si stava esibendo per l’allora papa Giovanni Paolo II. Nell’omelia, il Santo Padre disse: “Questa è New York! La grande New York! Questo è il Central Park. I bellissimi dintorni del Central Park ci invitano a riflettere su una bellezza più sublime: la bellezza di ogni essere umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio”.

Posso dire lo stesso della bellezza di quella canzone di Carole King. Penso che quella canzone e molte altre articolino le verità naturali profonde della posizione della Chiesa cattolica sulla sessualità umana.

“Stanotte sei mio, completamente…”

Tutti noi aspiriamo ad appartenere a qualcuno con la totalità del nostro essere. Vogliamo appartenere a qualcuno, completamente. C’è però una tensione tra il “completamente” e “stanotte”, perché la nostra dimensione temporale è parte di ciò che siamo. Appartenere a qualcuno completamente – non solo per stanotte; il mio passato, presente e futuro devono appartenere all’altra persona.

Quando insegnavo religione, parlavo dell’amore prima di parlare del sesso. Se guardiamo agli insegnamenti della Chiesa come a una semplice questione di “no” relativi al sesso non cogliamo il nodo centrale di tutta la faccenda. È una questione di alcuni “sì” sull’amore, che producono dei doveri sull’amore. Spiegavo che la pienezza dell’amore umano significa “Tu. E solo tu. Per sempre”. Ogni teenager a cui l’ho insegnato l’ha capito chiaramente. La natura esclusiva e perenne può essere un ostacolo per alcuni pensatori moderni, ma non per i giovani che sperimentano l’amore per la prima volta. E sicuramente non per l’industria musicale.

Le canzoni d’amore riguardano sempre la natura unica della persona amata. Potete pensare sicuramente alla vostra vita e ai vostri esempi, che trascendono generi e generazioni. Per rimanere negli ultimi vent’anni, dagli anni Novanta vengono in mente “Hey Leonardo (She Likes Me for Me)” (della band dal nome significativo Blessed Union of Souls [Beata Unione delle Anime]), insieme a una band canadese contemporanea, My Darkest Days, in cui la ragazza è amata perché guarda al ragazzo “Like Nobody Else” (“Come nessun altro”). L’amore vero è esclusivo: tu, e solo tu.

Per sempre. Quell’amore unico che sottolinea l’unicità di ogni persona è chiamato ad essere un “Everlasting Love” (“Amore eterno”, Robert Knight, Gloria Estefan, U2 e altri). Quando questo viene a mancare, ecco la serie di canzoni strappalacrime, in cui non si vuole più l’amore (“If I can’t have you, I don’t want nobody baby”, “Se non posso avere te, non voglio nessuno”) o si cerca altrove (“Nevermind, I’ll find someone like you”, “Non importa, troverò qualcuno come te”). Per chi vuole un po’ di R&B contemporaneo, la lamentela di J-Lie è “You took our forever and ever away” (“Hai portato via il nostro Per sempre”).

Quando la natura esclusiva (tradimento) o perenne (rottura) dell’amore viene meno, la conclusione è semplice. L’amore non era reale, non era vero. Non era autenticamente amore umano. Non era la pienezza a cui sappiamo di essere chiamati.

“Oggi con parole non dette dici che sono l’unica…”

L’appartenenza totale deriva da una totale donazione di sé reciproca. Ti appartengo quando accetti che io dica “Sono tuo”. Mi appartieni quando accetto la tua offerta del “Sono tuo”. E amare in questo modo non può essere totale se non riguarda corpo e anima.

“In quanto spirito incarnato, cioè anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale, l’uomo è chiamato all’amore in questa sua totalità unificata. L’amore abbraccia anche il corpo umano e il corpo è reso partecipe dell’amore spirituale” (Familiaris Consortio, 11).

Nel sesso è implicata una totalità. Potrei citare mille canzoni in cui è presente l’idea “Dammi tutto, baby”, ma spesso non c’è un collegamento tra la passione e il desiderio di unione fisica e i desideri più profondi espressi nella necessità di un amore che sia esclusivo e perenne.

Nel 1999 The Bloodhound Gang cantava “You and me baby ain’t nothin’ but mammals / So let’s do it like they do on the Discovery Channel” (“Tu e io, baby, non siamo altro che mammiferi/Per cui facciamolo come lo fanno su Discovery Channel”). L’album si chiamava Hooray for Boobies e la canzone “The Bad Touch”, e nel video i membri della band erano vestiti come scimmie. La verità è che avevano ragione, gli uomini e le donne non sono altro che mammiferi. Il ver amore umano, tuttavia, trascende il semplice amore animale, e lo stesso vale, o dovrebbe valere, per il sesso. Non ci vuole molto perché la gente impari a proprie spese che merita di più di un semplice rituale di accoppiamento.

Il linguaggio del corpo umano è il linguaggio umano. È fatto di “parole non dette”. E cosa dicono queste parole, queste parole umane? “Solo l’unica” è quello che sentiva Carole King. Il sesso dice “Tu. E solo tu. Per sempre”. Se non è questo che vuoi dire quando fai sesso, allora stai mentendo.

“Di conseguenza la sessualità, mediante la quale l’uomo e la donna si donano l’uno all’altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l’intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano, solo se è parte integrale dell’amore con cui l’uomo e la donna si impegnano totalmente l’uno verso l’altra fino alla morte. La donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente” (Familiaris Consortio, 11).

Considerando tutto, si può verificare facilmente come l’insegnamento della Chiesa su molte questioni sia un’affermazione costante del “Tu. E solo tu. Per sempre” che il sesso dovrebbe implicare. La masturbazione? No, non c’è dono se non c’è un’altra persona. Il sesso omosessuale? No, perchè non c’è una donazione umana totale se non si offre la propria fertilità. La contraccezione? No, la totalità del tuo dono significa che la tua fertilità non può essere interrotta o bloccata.

La canzone “Isn’t She Lovely” di Stevie Wonder è la più corretta dal punto di vista teologico sulla nascita di un bambino al di là delle canzoni natalizie. “We have been heaven blessed / I can’t believe what God has done / Through us he’s given life to one / But isn’t she lovely made from love” (“Siamo stati benedetti / Non riesco a credere a ciò che ha fatto Dio / Attraverso di noi ha dato la vita a una persona / Non è bellissima, fatta d’amore?”). L’album, uno dei migliori della musica pop, è “Songs in the Key of Life”, del 1976, e la

versione originale della canzone inizia e finisce con il pianto della sua bambina appena nata, il cui nome, Aisha, significa “vita”.

Tutti noi siamo deboli e a volte vendiamo un po’ noi stessi. L’aspirazione ad appartenere, anche per un breve periodo di tempo, ci può portare a voler essere destinatari di menzogne. “Lie to me. I promise, I’ll believe. Lie to me but please don’t leave” (“Mentimi. Prometto che ci crederò. Mentimi ma per favore non te ne andare”. Scusa, Sheryl Crow, chiunque faccia questo non è “Strong Enough” [“Abbastanza forte”] per essere il tuo uomo). E permettere di essere destinatari di menzogne riguarda entrambi i sessi. “Right now if you don’t love me baby – lie to me” (“E ora se non mi ami, baby – mentimi” – dovevo inserire un po’ di Bon Jovi).

Infuriatevi contro la Chiesa come volete. Seguire il suo insegnamento sul sesso è l’unico modo per essere onesti con noi stessi e con gli altri. Allontanatevi da questo, e un bisogno profondo non verrà soddisfatto.

“I need to know that your love is a love I can be sure of” (“Ho bisogno di sapere che il tuo è un amore di cui posso essere sicuro”).

Elton John ha detto che la sua canzone pop preferita è quella di Bonnie Raitt del 1991 “I Can’t Make you Love Me” (“Non posso obbligarti ad amarmi”). È una canzone dolceamara, e questa sua caratteristica deriva dal fatto che un dono reciproco totale non può essere da una parte sola. Quando solo un partner intende “Tu. E solo tu. Per sempre”, la tristezza genera la rabbia e la rassegnazione evidenti in questa canzone. Se “Sentirò il potere, ma tu no”, allora quello che sto dicendo con il mio dono di me non viene ascoltato. Sto gridando nell’oscurità dell’accettazione incompleta. So che non mi amerai domani. Posso scegliere di esercitare la mia libertà e il mio dono di me in modo pieno.

Ma anche l’altra persona è libera. Un dono reciproco di sé non è una scelta di una parte sola. È per definizione il frutto di una scelta condivisa. Rispettare la libertà dell’altra persona è fondamentale per l’amore umano pieno (il sesso procurato attraverso bugie, denaro, droga o violenza non si eleva al livello di amore umano pieno).

Desiderare questo tipo di unione umana autentica, dichiarare la propria intenzione è mettere in gioco il proprio io. È la nudità spirituale prima che nudità fisica. È il culmine della vulnerabilità umana. Come canta Billie Joel in “And So it Goes”, “I would choose to be with you / That’s if the choice were mine to make / But you can make decisions too / And you can have this heart to break” (“Sceglierei di stare con te / Se fossi io a dover prendere la decisione / Ma anche tu puoi decidere / e puoi spezzare questo cuore”).

La scelta non è solo mia o solo tua. Deve essere una decisione reciproca. Prima che io dia tutto me stesso, “ho bisogno di sapere che il tuo è un amore di cui posso essere sicuro”. Vuoi “Me. E solo me. Per sempre”?

Il classico di Carole King è una prova poetica della posizione della Chiesa sul sesso prematrimoniale. Prima delle “parole non dette”, devono venire quelle dette che dichiarano un impegno reciproco, una promessa reciproca di un dono di sé che durerà per sempre.

Il fatto che questo tipo di impegno sia ancora desiderato in una società che sembra rifiutare il matrimonio tradizionale è evidenziato dal fatto che “All of Me” (“Tutto di Me”) di John Legend sia arrivato al vertice della classifica nelle ultime settimane. (La bellissima donna del video è infatti sua moglie, che ha sposato dopo sette anni insieme. Questo fatto può aver reso le scene a letto migliori da girare per lui, ma non molto migliori da guardare per me. Ad ogni modo, il video termina con il vero filmato del loro matrimonio, con un sottofondo silenzioso).

“All of me loves all of you” (“Tutto di me ama tutto di te”). Sì. Totalmente. E quel “tutto” significa il mio passato, presente e futuro, tutte le mie forze, e perfino le debolezze che sto cercando di correggere, mentre io lotto anche per amare anche le tue debolezze (la “perfette imperfezioni” della canzone).

Il pieno amore umano ci chiama a uno standard molto elevato. Consapevoli della nostra debolezza, possiamo quasi disperare di raggiungere un tale vertice, anche quando riconosciamo che ne abbiamo bisogno. Anche da un punto di vista puramente naturale, senza l’aiuto della rivelazione, vedo in questo un segno che punta al fatto che il matrimonio non è solo un’istituzione naturale, ma deve essere elevato a sacramento. La forza di Dio, la grazia di Dio e l’amore di Dio devono essere coinvolti perché il nostro amore raggiunga la sua perfezione.

Se sai di essere debole come io so di esserlo, allora nessuno dei nostri amori è davvero un “amore di cui possiamo essere sicuri”. Nonostante questo, ci stiamo impegnando con tutto il nostro essere e le nostre deboli capacità ad amarci l’un l’altro. Volete sapere cosa state provando davvero con tutto il nervosismo prematrimoniale? State guardando attentamente nella fessura aperta del vostro cuore. State fissando l’abisso della limitatezza umana – e questo fa paura!

Prima di donarci totalmente nel dono fisico del sesso, l’amore umano pieno richiede che dichiariamo l’uno all’altro e al mondo il nostro impegno reciproco. Ancora meglio se, per onorare questo impegno e non spezzare il cuore della persona amata, invochiamo la benedizione di Dio stesso, l’unico amore di cui possiamo essere pienamente sicuri. Lui metterà un sigillo sul nostro cuore. E la nostra donazione reciproca sarà fruttuosa nella guarigione delle nostre ferite, e aprirà anche a nuova vita.

L’insegnamento della Chiesa sulla vera natura dell’amore umano suona come vero con i poeti e i profeti della nostra epoca sulle onde radio e gli iPod diffusi ovunque. Afferma l’eco del nostro cuore, spezzato dal peccato e stremato da aspettative ridotte. Dio è amore in un presente eterno.

L’unica risposta valida alla domanda “Mi amerai ancora domani?” è richiamare la risposta di Dio, che non è “Lo farò”, ma “Lo faccio”.

Edward Mulholland è assistente di Lingue Classiche e Moderne presso il Benedictine College.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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