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La nuova immunità parlamentare ferisce la spinta egualitaria

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 02/07/14

E cosa accadrà con il mutato status del Senato?

La commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato un emendamento dei relatori alle riforme che ripristina l’attuale immunità sia per i deputati che per i senatori.

La decisione di lasciare così com’è l’articolo 68 della Costituzione che riguarda l’immunità di parlamentari, scrive il Corriere della Sera (1 luglio) ha avuto «una maggioranza molto larga. Anche Forza Italia e Lega hanno votato a favore». Lo sottolinea il ministro Maria Elena Boschi interpellata dai giornalisti. E il governo? «Ha dato parere favorevole» alla luce del dibattito che si è svolto in commissione». Contrari, invece, M5s, ex M5s e Sel. Astenuto il senatore di Fi Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1.

Il M5S – riporta La Repubblica (1 luglio) – attraverso il capogruppo in Commissione Giovanni Endrizzi, parla di «sfregio al dialogo con i cittadini». Nella sostanza l’emendamento, puntualizza L’Espresso (1 luglio), ripristina l’autorizzazione da parte delle rispettive assemblee all’arresto, alle intercettazioni e alle perquisizione sia per i componenti della Camera che per il Senato.

Lo "scudo" che protegge i parlamentari è da sempre un tema rovente da un punto vista politico e giuridico. «Non è semplice inquadrarlo dal punto di vista della dottrina sociale della Chiesa – commenta ad Aleteia il professore Francesco Bonini, ordinario di Storia delle Istituzioni Politiche presso l’Università Lumsa di Roma – va detto che tradizionalmente il sistema rappresentativo rivendica da parte dei suoi stessi rappresentanti, a vario titolo, una serie di garanzie, immunità, che permettano loro di esprimersi liberamente. La storia dei parlamenti è la storia della necessità da parte dei parlamentari di affrancarsi dalle possibili soperchierie del potere esecutivo. Di qui, appunto, la continua ricerca di garanzie sullo status, un processo che si caratterizza dal diversi secoli, dal ‘700 inglese sino al costituzionalismo liberale dell’800».

Il punto, spiega Bonini, è capire «se queste garanzie siano percepite o utilizzate come privilegi, poiché bisogna bilanciare il dato garantista con il principio dell’egualitarismo. Questo bilanciamento deve essere aggiornato ad ogni momento storico». In Italia, in questa fase «prevale nell’opinione pubblica una "spinta egualitaria" perché garanzie, come l’immunità, sono percepite alla stregua di privilegi e spesso utilizzate come tali, come è avvenuto nell’arco della Prima e della Seconda Repubblica».

Infine, il docente Storia delle Istituzioni Politiche evidenzia che va tenuto conto anche di un altro dato: il nuovo status del Senato. Con la riforma diventa un’assemblea rappresentativa molto meno significativa della Camera. «A questo punto è legittimo interrogarsi – conclude – se cambiando in maniera radicale lo status, debba tenersi esclusa o meno la garanzia ripristinata dalla Commissione Affari Costituzionale».

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