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E’ lecito impartire l’estrema unzione contro la volontà del morente?

World Day of the sick

© Otna YDUR / SHUTTERSTOCK

padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 02/07/14

E' giusto, in punto di morte, sacrificare la salvezza di un’anima per rispettare la sua volontà?

Quesito 

Caro Padre Angelo, 
So che il Signore ci ha creati e ci vuole liberi, che a causa della nostra libertà possiamo anche deliberatamente rifiutare il Suo Amore e condannarci definitivamente all’inferno, così come so che la fede non andrebbe mai imposta a nessuno, ma mi chiedo: è giusto, in punto di morte, sacrificare la salvezza di un’anima (o meglio rinunciare alle vie ordinarie per la salvezza che il Signore ci ha donato) per rispettare la sua volontà e libertà fallace, condannandolo (o rischiando di condannarlo – dato che esistono pur sempre anche le vie straordinarie che però solo il Padre Eterno conosce) così ad una schiavitù eterna? A mio avviso no, perchè, come ci ha detto Gesù, solo la Verità ci farà liberi e dunque lontani dalla Verità non ci può essere vera libertà, per cui, dovendo scegliere tra un sommo bene (la salvezza di quell’anima) ed un male assoluto (il suo allontanamento definitivo da Dio) non avrei dubbi, e riterrei anzi di aver svolto un’opera di carità importante nei confronti della persona morente. Il mio ragionamento è sbagliato? Lei che ne pensa? 

Cordiali saluti in Cristo Re, 
 Pietro D.


Risposta del sacerdote 

Caro Pietro, 
condivido la tua preoccupazione: non è giusto rinunciare alle vie ordinarie della salvezza e sacrificare una persona all’infelicità eterna. E tuttavia devo ricordare che se una persona non ha la volontà di ricevere il sacramento e se pur ricevendo il sacramento non ha alcun pentimento dei peccati, il sacramento conferito non ottiene la salvezza, ma resta esposto alla sua infruttuosità.  È vero che il sacramento produce effetto ex opere operato, e cioè per il fatto stesso che viene celebrato, e questo perché il celebrante principale è Cristo. 

Ma se vi sono le condizioni oggettive per essere celebrato, si espone il sacramento all’infruttuosità e si profana una realtà sacra. Se mancano le condizioni oggettive, come ad esempio l’intenzione del ministro (che è sempre assolutamente richiesta per la validità stessa del sacramento) o la volontà da parte del soggetto di ricevere il sacramento (anche questa sempre assolutamente necessaria), per quanto si pongano i riti esterni, non si produce un bel niente. 

Come ho ricordato, il celebrante principale del sacramento è Gesù. E Gesù nel sacramento trasmette la sua grazia salvifica attraverso l’azione e l’intenzione del ministro e si congiunge al fedele attraverso la sua volontà e la sua buona disposizione di riceverlo. Ma se la porta del fedele rimane chiusa, il Signore, per quanto bussi, non può entrarvi con la sua grazia. 

Caro Pietro, tu pensi che dando un sacramento a chi ha manifestato la volontà di non riceverlo sia un atto di carità verso di lui e gli apra la via della salvezza. Capisco il tuo buon cuore, ma il sacramento non opera in maniera magica. Il sacramento è sempre l’incontro tra Cristo e una persona. Ed è necessario che in qualche modo la persona gli tenga aperta la porta. 

Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Ti ringrazio, ti seguo con la preghiera e ti benedico. 
Padre Angelo.

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