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L’ex Presidente comunista Jaruzelski si è confessato prima di morire

Wojciech Jaruzelski – it

© colasito77

Aciprensa - pubblicato il 30/06/14

Comandante militare comunista e Presidente della Polonia durante la Guerra Fredda, era famoso per il suo ateismo militante

Wojciech Jaruzelski, il comandante militare comunista e Presidente della Polonia durante la Guerra Fredda, famoso per il suo ateismo militante, è morto a fine maggio dopo aver ricevuto i sacramenti nel seno della Chiesa.

“Che cosa strana ma bella che il leader del Governo che è stato in guerra con la Chiesa si sia alla fine riconciliato con essa”, ha detto ad ACI padre Raymond Gawronski, sacerdote gesuita statunitense di origine polacca.

Jaruzelski, che si è dichiarato ateo per molti anni, è morto il 25 maggio dopo un problema cerebro-vascolare. Il vescovo dell’ordinariato militare polacco, monsignor Jozef Guzdek, ha celebrato la Messa esequiale il 30 maggio a Varsavia.

Un sacerdote della cattedrale dell’ordinariato ha reso noto che due settimane prima della sua morte Jaruzelski aveva chiesto l’estrema unzione.

Jaruzelski si era unito formalmente al Partito comunista della Polonia nel 1948, e vent’anni dopo è diventato Segretario della Difesa della Polonia.

Nel 1981 ha preso il potere nel Paese e ha poi dichiarato la legge marziale per sopprimere Solidarność, federazione sindacale polacca ispirata alla dottrina sociale della Chiesa cattolica. Decine di migliaia di persone sono state arrestate e un centinaio ucciso durante la repressione; l’imposizione della legge marziale di Jaruzelski è durata fino al 1983.

Quando nel 1989 si sono svolte elezioni “semi-libere”, Jaruzelski ha ottenuto la presidenza ma ha rinunciato pochi mesi dopo, il che ha portato all’elezione alla presidenza di Lech Wałęsa, cofondatore di Solidarność.

Jaruzelski non si è mai scusato pubblicamente per l’imposizione della legge marziale e altri abusi realizzati durante la Guerra Fredda. La richiesta dell’estrema unzione è giunta a poco meno di due settimane dalla sua morte.

Al funerale ha assistito Lech Wałęsa, che ha dato il segno della pace alla famiglia del suo avversario. La sua presenza “è stata estremamente significativa, perché questi uomini erano nemici”, ha commentato padre Gawronski.

Il sacerdote ha fatto un parallelismo tra la storia di Jaruzelski e quella di Santa Faustina Kowalska, alla quale è stata rivelata la devozione alla Divina Misericordia agli inizi del XX secolo. Il sacerdote ha affermato che Santa Faustina è la “grande eroina” di un altro santo polacco, papa Giovanni Paolo II, per il suo “messaggio di misericordia e riconciliazione”.

Dopo la Messa, le ceneri di Jaruzelski sono state portate al cimitero militare polacco, dove sono stati resi loro gli onori anche se il numero dei presenti era inferiore e la sepoltura non è stata esente da proteste.

“In Polonia ci sono ancora persone che hanno sofferto enormemente sotto la legge marziale”, ha segnalato il sacerdote, aggiungendo che molti hanno pensato che “la confessione è una cosa, ma dov’è la penitenza richiesta? Non c’è stato rimorso pubblico per ciò che ha fatto nel Paese, come leader militare della Polonia per anni”.

Padre Mozdyniewicz ha reso noto che “alla sepoltura non ha assistito alcun sacerdote, perché l’impegno consisteva nel celebrare la Messa per chi si dichiarava ateo ma si è riconciliato con il Signore mediante il sacramento della confessione”.

Il sacerdote ha spiegato che quando Jaruzelski ha chiesto di riconciliarsi con la Chiesa è stato “sorprendente”, perché “non aveva dato alcun segnale che lo avrebbe fatto”. “È meraviglioso”, ha aggiunto; “c’è più gioia per un peccatore pentito che per il resto”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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