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“Siamo schiavi salvateci” ecco il messaggio di SOS postato su Facebook

SOS Message – it

Amnesty International/Karen Wisínska

Aleteia - pubblicato il 27/06/14

Un biglietto in cinese trovato in un paio di jeans a Belfast fa riflettere sulla dignità dell'uomo sul posto di lavoro

SOS dall’estremo oriente: "Siamo schiavi cinesi, qui ci sfruttano come animali: salvateci". E’ questo il disperato messaggio trovato da Karen Wisinska, una donna irlandese, nella tasca di un paio di jeans acquistati da Primark, una catena di abbigliamento low cost a Belfast. A riportare la notizia è Repubblica il 26 giugno.

SOS trovato nei jeans
I pantaloni erano stati comprati addirittura tre anni fa, ma, a causa di un difetto alla lampo, non erano mai stati indossati. Nei giorni scorsi la scoperta: riordinando i propri vestiti, la donna si è accorta che una tasca conteneva qualcosa. Sempre su Repubblica, racconta che si è trovata di fronte a un biglietto piegato, scritto in caratteri cinesi e a prima vista incomprensibile, ma accompagnato da un messaggio ben chiaro in tutto il mondo: un "SOS" ripetuto tre volte e accompagnato da altrettanti punti esclamativi. 

Lavoro 15 ore in carcere
"Siamo detenuti nella prigione Xiangnan di Hubei, in Cina – si legge sempre nel messaggio cinese -. Da molto tempo lavoriamo in carcere per produrre abbigliamento per l’esportazione. Ci fanno fare turni di 15 ore al giorno. Quello che ci danno da mangiare è perfino peggio di quello che si darebbe a un cane o un maiale. Siamo tenuti ai lavori forzati come animali. Chiediamo alla comunità internazionale di condannare la Cina per questo trattamento disumano". 

La difesa dell’azienda
Pubblicato su Facebook dalla proprietaria dei jeans, il messaggio è stato subito spedito ad Amnesty International. A questo proporisito Gianni Ruffini – il direttore di Amnesty International Italia – non si stupisce, aggiungendo che sono arrivati anche messaggi di donne, le quali pur di scappare cercavano marito con un biglietto. Inoltre della produzione industriale in carcere si sa poco, non si etichetta, e perciò è molto difficile da tracciare. Primark si difende "Troviamo strano che il biglietto sia venuto alla luce solo ora" sottolineando che dai controlli ai fornitori negli ultimi anni non sono mai emerse irregolarità.

Il tweet di Papa Francesco
Il 24 giugno Papa Francesco era intervenuto a difesa del lavoro esprimendo un grande desiderio di giustizia: che tutti possano avere un lavoro decente, essenziale per la dignità dell’essere umano.

Dottrina Sociale della Chiesa sui lavoratori
La Chiesa è sempre stata dalla parte dei lavoratori e della loro dignità sul luogo di lavoro. Nella Dottrina Sociale della Chiesa, capitolo VI, paragrafo V (Diritti dei lavoratori) enuncia così: "I diritti dei lavoratori, come tutti gli altri diritti, si basano sulla natura della persona umana e sulla sua trascendente dignità." 

Il Magistero sociale della Chiesa ha ritenuto utile elencarne alcuni, auspicandone il riconoscimento negli ordinamenti giuridici: il diritto ad una giusta remunerazione; il diritto al riposo; il diritto «ad ambienti di lavoro ed a processi produttivi che non rechino pregiudizio alla sanità fisica dei lavoratori e non ledano la loro integrità morale »; il diritto che venga salvaguardata la propria personalità sul luogo di lavoro, «senza essere violati in alcun modo nella propria coscienza o nella propria dignità»; il diritto a convenienti sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie; il diritto alla pensione nonché all’assicurazione per la vecchiaia, la malattia e in caso di incidenti collegati alla prestazione lavorativa; il diritto a provvedimenti sociali collegati alla maternità; il diritto di riunirsi e di associarsi. 

Tali diritti, continua il paragrafo, vengono spesso offesi, come confermano i tristi fenomeni del lavoro sottopagato, privo di tutela o non rappresentato in maniera adeguata. Spesso accade che le condizioni di lavoro per uomini, donne e bambini, specie nei Paesi in via di sviluppo, siano talmente inumane da offendere la loro dignità e nuocere alla loro salute.

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